La vita mi ha insegnato che non esiste un tempo migliore di quello che stiamo vivendo. La perfezione è un’ingannevole illusione alla quale l’attuale società ci vorrebbe assoggettati. È infatti una pretenziosa presunzione che ci fa ritenere che si debba aspettare un tempo più adeguato a fare qualunque cosa. Bisogna attendere di essere sufficientemente maturi per cercare un lavoro stabile, di essere abbastanza esperti per cimentarsi in uno sport, di essere al meglio delle proprie condizioni psicofisiche per potersi occupare di qualcosa e di qualcuno. E, così facendo, non ci siamo resi conto che questo tempo ci ha in maniera insanabile allontanati gli uni dagli altri. Ma soprattutto, ci ha allontanati da ciò che siamo e che corrisponde ai nostri reali bisogni.

Un’anziana signora stava rientrando in bicicletta dopo aver fatto la spesa settimanale al mercato. In un giorno qualunque, in un paese qualunque. Mentre stava faticosamente coprendo gli ultimi metri, un gatto le ha improvvisamente tagliato la strada. La signora ha perso il controllo della bicicletta ed è caduta sull’asfalto. Il suo vicino di casa ha assistito alla scena dalla finestra della sua cucina. E mentre la frutta rotolava lungo l’asfalto, mentre la signora, in maniera composta, cercava di farsi forza per cercare almeno di mettersi seduta sul ciglio della strada in attesa che suo figlio rientrasse, il vicino di casa che la conosceva da sempre si riaccomodava a tavola. Non era in condizioni presentabili, era ancora in pigiama, aveva una pentola che bolliva sul fuoco e un appuntamento inderogabile mezz’ora dopo. Condizioni che gli hanno impedito di palesare la sua presenza e di aiutare quella povera donna che è rimasta per più di un’ora sotto il sole cocente in attesa di aiuto.

Non esiste un tempo migliore di quello presente. Se aspetteremo di essere al meglio della nostra forma fisica, di essere liberi da impegni, di avere le giuste condizioni per poterci dedicare alla cura di qualcun altro, quel momento non arriverà mai. E, invece, mai come in questo momento è necessaria la capacità di cogliere le invisibili richieste di aiuto, di vicinanza. Esse si realizzano nella più normale quotidianità, proprio davanti a noi. Nessuna occasione è migliore di quella che si propone davanti ai nostri occhi, proprio nel momento in cui meno ce lo aspettiamo.

Abbiamo paura di cogliere queste occasioni. Paura che queste possano essere fonte di apertura, di contatto autentico con l’altro. Che questi possa instaurare un legame con noi, che la prima opportunità raccolta possa dare seguito ad una serie di altre circostanze in cui, per qualche strano motivo, ci si sente in dovere di non sottrarsi agli sguardi, alle implicite richieste di dialogo e di prossimità. Abbiamo riempito le nostre case di ringhiere, di allarmi. E ci siamo dimenticati del servizio che veniva reso alla società quando, semplicemente, ci si teneva d’occhio a vicenda. Quando non c’era bisogno di prendere un appuntamento per andare a trovare una persona cara, perché bastava andare a bussare alla sua porta. Abbiamo a disposizione qualsiasi mezzo: videochiamate, messaggi, mail. Eppure, siamo lontani. Nei gesti, nelle parole, nelle intenzioni.

Ciò che dovremmo recuperare è un normale prendersi cura. Nella quotidianità, nella semplicità del nostro vivere. Solo sapendo cogliere le miriadi di opportunità che la vita ci mette di fronte.

Monica Betti, insegnante di Scuola dell’infanzia e docente del Master Tutela, diritti e protezione dei minori

Tags: