Regia Michele Aiello / Michele Cattani

Genere: Disabilità

Tipologia: Biografico

Interpreti: Sainey Fatty

Origine: Italia

Anno: 2021

Trama: Sainey è un ventenne arrivato in Italia dal Gambia con un barcone. Come tanti migranti ma con una speranza in più: trovare una cura per la retinite pigmentosa, una malattia degenerativa della retina che lo sta portando alla cecità. Dopo aver scoperto che la cura non esiste e che in futuro diventerà cieco, Sainey decide di accendere la sua videocamera e raccontarsi. Quello che inizia come un viaggio verso l’oscurità si trasforma in una narrazione inaspettata fatta di relazioni, consapevolezza e conquiste silenziose.

Recensione: L’auto-narrazione di Sainey è il risultato di un lavoro di ricerca sul campo che va avanti da alcuni anni e che fa uso del Video Partecipativo, una tecnica che offre a tutte le persone, anche principianti, l’opportunità di esprimere il proprio punto di vista attraverso la produzione audiovisiva. L’origine del film, infatti, è avvenuta all’interno di un laboratorio di Video Partecipativo, a cui Sainey ha partecipato nel 2018. Al termine di quel laboratorio i registi Michele Aiello e Michele Cattani hanno proposto a Sainey di realizzare un film sulla sua vita. Da lì, lo sguardo d’auto-narrazione è proseguito con lo sviluppo del film, divenendo il nucleo principale attorno cui far ruotare la storia. In una danza tra sguardo esterno dei registi e autonarrazione di Sainey, il film introduce lo spettatore in quella che il giovane protagonista e autore del film definisce “la sua eredità per il futuro”.

Mi chiamo Sainey Fatty, vivo a Bologna e sono il protagonista del film: “Un giorno la notte”. Ho 23 anni e vengo dal Gambia, Africa Occidentale. Sono in Italia da 6 anni ormai. Il mio primo incontro con il cinema è avvenuto durante la mia permanenza al centro di accoglienza per rifugiati gestito dalla cooperativa Arca di Noè. Tutto è nato con un progetto di video partecipativo organizzato dalla cooperativa stessa. Io vi ho preso parte insieme ad alcuni amici e compagni che al tempo vivevano anch’essi all’interno del progetto SPRAR. Quello che era partito come un piccolo progetto di film-making è finito per diventare un intero film. Il cortometraggio che ho realizzato all’interno del laboratorio ha colpito gli organizzatori, che mi hanno proposto di produrre un film documentario basato su ciò che era manifesto e non nel cortometraggio, in un modo più profondo.  Ho amato anche sola l’idea di fare un film: per me significava moltissimo poter condividere pubblicamente la storia della mia vita e le mie esperienze. Ciò che era ancora più importante per me, era l’opportunità di far conoscere alle persone una rara e poco nota disabilità visiva. Allo stesso tempo avrei potuto far scoprire un intero nuovo mondo alle persone con una disabilità simile: un mondo fatto di sport, arte, istruzione e molto altro. La disabilità visiva in questione si chiama Retinite Pigmentosa. È una lenta degenerazione, progressiva e bilaterale, della retina e dell’epitelio pigmentato retinico che causa nel tempo la perdita della vista. Con l’avanzare della patologia, i fotorecettori si riducono e i pazienti subiscono una riduzione del campo visivo che crea una visione a tunnel, un’aumentata sensibilità alla luce, un campo visivo appannato o sfuocato e cecità notturna. Infine, sopraggiunge la cecità e la disabilità funzionale. Ho convissuto con la Retinite Pigmentosa per tutta la vita. Fare questo film mi ha aiutato molto a esplorare, imparare, insegnare e condividere moltissimi aspetti di questa disabilità, sia le cose belle sia quelle brutte. Rimarrà per me come un souvenir, un’eredità per il futuro.

Sainey Fatty