di Luigi Fadiga, Edizioni Junior, 2022.
Come eravamo? Ecco la chiave di lettura per quest’opera, dove sono raccolti scritti che vanno dal 1993 al 2013. Un arco di vent’anni, nel quale si sono succedute leggi che a volte anticipavano il costume oppure lo seguivano affannosamente. Di loro e del conseguente impatto si trova eco nelle storie e nelle argomentazioni qui contenute, raggruppate in tre parti. La prima è dedicata all’ordinamento e comprende quei contributi che testimoniano lo sforzo di far emergere i diritti dei minori nel rapporto con la giustizia. La seconda riguarda l’infanzia: fascia d’età dove è più facile all’adulto usare violenza e dove compaiono i nuovi temi della procreazione medicalmente assistita e dell’omogenitorialità. La terza infine tratta dell’adolescenza, età difficile per la ricerca d’autonomia e i conflitti con i genitori, con la società o con la legge penale. Una seconda domanda fa seguito alla prima: dove stiamo andando? Qui la risposta è più difficile. Mentre la ricerca delle radici della giustizia minorile è abbastanza facile (anche se porta al XIX secolo, negli Stati Uniti, in Illinois, dove comparvero i primi giudici per i minori), fare dei pronostici in questo momento nel nostro Paese è compito arduo. Siamo a metà di un guado che molti cercavano di evitare. Molte certezze sono state abbandonate, altre se ne vanno cercando o si spera di trovare sull’altra riva. Ma si tratta di scrivere un nuovo patto generazionale in una scala dove manca un gradino, quello che si è ignorato lasciando in un cassetto le riforme proposte negli anni Ottanta. Colmare quella lacuna si è fatto molto più difficile. Ma non per questo si deve rinunciare a pensare e proporre.