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L’equipe di lavoro si trova oggi a Limosano, un piccolo centro in provincia di Campobasso, dove ad accogliere bambine e bambine, ragazzi e ragazze, oltre alla comunità “Il piccolo Principe”, è stato un paese intero!

 Porte aperte in comunità

Report Comunità Il Piccolo Principe di Limosano

Il Piccolo Principe

Il Piccolo Principe e’ una comunità collocata a Limosano, un piccolo comune in Provincia di Campobasso, è stata aperta a luglio del 2015, e si occupa, attraverso la presa in carico residenziale, di bambini e adolescenti nella fascia 3/18 anni fuori famiglia e provenienti da tutto il territorio italiano. La disponibilità di accoglienza è di dieci minori più due posti destinati alle situazione di emergenza e al momento la comunità accoglie 11 ragazzi. Nelle situazioni in cui è necessario effettuare un proseguio amministrativo, la comunità può accogliere il minore fino a 21 anni di età .

La storia

L’equipe è composta da 6 educatori, una volontaria, una psicologa (che è anche la responsabile della comunità) e un coordinatore; sono tutti soci della cooperativa che hanno creato quando hanno deciso di aprire la comunità. La decisione di essere soci, e non solamente dipendenti, è alla base di una scelta di partecipazione e condivisione di responsabilità rispetto al progetto inteso come bene comune e condiviso, assumendo i rischi e le conquiste che il progetto ha in sé. Il processo di costituzione della cooperativa è durato circa un anno e mezzo. Come primo passaggio è stato definito uno statuto condiviso e che rispecchiasse gli intenti degli educatori, ed in seguito è stata cercata la struttura che potesse diventare una comunità dove accogliere bambini e ragazzi. La cooperativa è vissuta molto intensamente dai soci educatori ed è fortemente partecipata; prevede il coinvolgimento di tutti gli educatori al progetto mettendo in campo uno scambio di informazioni costante che rende tutto il funzionamento molto complesso. Inoltre l’assenza degli investimenti regionali sull’ accoglienza residenziale dei minori rende la ricerca dei fondi un’attività prioritaria è quasi quotidiana. Molti dei soci fondatori avevano maturato già esperienza nell’ ambito delle comunità e si sono incontrati uniti dalla volontà di creare qualcosa che potesse essere una sintesi delle esperienze precedenti: gli aspetti positivi della esperienza acquisita sono stati riproposti e valorizzati nel progetto, mentre si è cercato di trovare soluzioni diverse rispetto agli aspetti negativi conosciuti nel passato (come ad esempio la scarsissima formazione professionale).

Lo spazio fisico

La ricerca di una struttura che potesse coniugare ciò che gli educatori cercavano e gli standard relativi ai criteri di accoglienza della regione Molise è stato un percorso non semplice e che ha richiesto quasi un anno nel quale sono state confrontate le diverse opportunità della provincia di Campobasso. Da parte degli educatori era presente la volontà di far nascere una struttura di accoglienza che potesse situarsi all’interno di un piccolo comune per garantire ai bambini e ragazzi le autonomie che nei centri urbani è più difficile offrire. Vi era anche l’auspicio che la realtà del territorio nel quale si sarebbe collocata la struttura potesse diventare una piccola comunità accogliente ed educante; per questa ragione era necessario che la struttura si situasse nel centro di un paese e non in un luogo periferico in modo tale che la comunità potesse essere non isolata e ben integrata nel tessuto locale in modo da divenire un luogo aperto anche agli altri bambini/e del paese, un luogo conviviale e di incontro e vicino al quale fossero presenti spazi di aggregazione. Nei diversi comuni del territorio nel quale è stata fatta la ricerca a volte la richiesta è stata accolta con diffidenza, oppure liquidata velocemente come se si trattasse di una struttura scomoda foriera di delinquenza o altro. Inoltre vi erano gli standard regionali da rispettare. La regione Molise richiede un’adeguata metratura per ogni bambino e ragazzo accolto e richiede che la struttura sia situata su un unico piano per evitare barriere architettoniche interne. Questi criteri, uniti a ciò che gli educatori cercavano, hanno portato a vagliare diverse alternative e la ricerca è terminata quando l’edificio della ex scuola elementare di Limosano si è configurato come un possibile spazio da ristrutturare e nel quale collocare la comunità. La capienza di una scuola ha garantito spazi adeguati: è infatti tutta su un piano e al centro del paese, accanto ha un campo di calcio e un parco giochi. La struttura è situata in un posto centrale e di passaggio e questo ha garantito che sin dal primo giorno –come emerge dalla narrazione degli educatori- i bambini della comunità giocassero nel parco giochi di Limosano e il giardino della comunità il Piccolo Principe, soprattutto in estate, potesse essere frequentato dai bambini del paese, grazie ad un cancello che rimane appositamente sempre aperto per permettere questa osmosi tra i bambini accolti in comunità e quelli presenti in paese.

La realtà del piccolo centro urbano: i punti di forza e le criticità

Parlando con l’equipe educativa emergono punti di forza e criticità proprio legati alla scelta di inserire la comunità in un piccolo centro urbano. La collocazione nel paese di Limosano (che conta circa 700 abitanti e si trova a un quarto d’ora in macchina dal capoluogo di regione) ha richiesto tempo ed energie perché la comunità Il Piccolo Principe potesse essere riconosciuta come luogo di cura-accudimento e perché una certa quota di diffidenza permettesse la reale accoglienza dei bambini anche nella realtà locale. Inizialmente alcuni abitanti identificavano la comunità come il luogo dal quale provenivano i bambini che avevano comportamenti che creavano disturbo, con il tempo e la possibilità di trovare occasioni di scambio si è potuto fare affidamento su adulti significativi nel paese (come l’assistente scolastico o il gestore dell’alimentari) e con queste figure è stato possibile lavorare proprio sull’ autonomia dei bambini e dei ragazzi. Emerge, dalle narrazioni degli educatori, l’idea che sia un privilegio per i bambini entrare in contatto con il paese inteso come un risorsa e una grande famiglia. E’ da segnalare che la comunità Il Piccolo Principe, portando una piccola quota di iscrizioni, ha permesso alla scuola del paese di rimanere aperta, e questo a beneficio di tutti i bambini del paese. Tra le conquiste che gli educatori ritengono molto importanti, a un anno e mezzo dall’apertura, vi è il fatto che le famiglie ora mandano i loro bambini a fare i compiti in comunità e accolgono in casa loro i bambini del Piccolo Principe.

La realtà del territorio della regione Molise e in particolare della provincia di Campobasso

Come abbiamo già descritto sopra la ricerca della struttura è durata circa un anno, durante il quale sono state vagliate le opportunità di diversi comuni della provincia di Campobasso e molti sono stati i contatti presi con le diverse realtà locali. Nel territorio –come riportano gli educatori- non c’era molta curiosità nel sapere quello che sarebbero andati a fare, a volte è mancato l’ascolto da parte delle amministrazioni locali, molte domande che venivano rivolte agli educatori, quando cercavano di spiegare il progetto, erano domande inutilmente curiose sulla vita dei bambini che sarebbero stati accolti. La difficoltà e la diffidenza incontrata dagli educatori nei mesi nei quali hanno cercato una struttura adatta alla comunità ha così evidenziato come Limosano e i paesi limitrofi facciano parte di un territorio che avrebbe bisogno di un forte investimento dal punto di vista delle tematiche sociali. A volte sembrano mancare gli interlocutori principali: a Campobasso manca il presidente del Tribunale per i Minorenni ed è ancora assente la figura del garante regionale per l’infanzia; per gli operatori che si occupano quotidianamente dei minori in difficoltà è molto difficile portare avanti il lavoro. Per andare incontro alla necessità di essere in rete, di avere una formazione adeguata, di trovare le risorse disponibili gli educatori della comunità di Limosano hanno investito energie e tempo. Hanno creato una rete con le altre realtà simili nel territorio per aumentare la possibilità di avere percorsi di formazione condivisa abbassando i costi e suddividendoli. Il bisogno di sentirsi parte di una rete, il bisogno di confronto ha portato all’iscrizione al CNCM e questo ha permesso confronti e scambi sul territorio nazionale. Molti incontri sono stati promossi dalla comunità il Piccolo Principe per sensibilizzare la popolazione sul tema della protezione dei minori e dell’affido familiare. Infine la necessità di formazione e confronto ha portato all’ iscrizione della psicologa della comunità e di alcuni educatori all’ Università di Ferrara, dando così inizio al percorso che ha portato alla partecipazione al Tour Comunità a porta aperte. A fronte di tutte queste difficoltà emerge la voglia di creare una comunità che possa avere dentro il bello che non è stato trovato all’ esterno e uno dei riscontri che ha dato più soddisfazioni è stato quello di sentire che, una volta accolti e relativamente presto, i ragazzi iniziano a sentire la comunità come la loro casa; emerge, dalla narrazione degli educatori, che la frase che a volte i bambini e ragazzi dicono “torniamo a casa”, sia una grande ricompensa per il lavoro svolto.

 

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