Se potessi vederti con i miei occhi, gli angoli della tua bocca si curverebbero in un sorriso ogni volta che ti guardi allo specchio. Non perderesti tempo a scrutare il profilo del tuo naso, ad alzarti o abbassarti gli zigomi, per vedere l’effetto sul tuo viso di sperduta diciassettenne. Dico sperduta non perché tu sia priva di ragione o di comprensione, ma perché, pur possedendo tutte le qualità umane del mondo, ti sei persa in un groviglio di intransigenza, di insicurezza; cerchi la tua forza in una protuberanza, quella del seno, della bocca o degli zigomi, senza renderti conto che il tuo corpo e, soprattutto, la tua mente, sono già pieni di tutto ciò che una giovane donna come te dovrebbe avere per vivere una vita completamente felice. E il fatto che tu non lo sia riempie di inquietudine il mio cuore di madre. Tu vedi una gobba nel naso, io vedo un profilo sicuro, fiero, che mi ricorda quello di mia nonna, che ho amato moltissimo, e che con il suo naso aquilino ha saputo tenere testa ai nazisti, quando hanno cercato di depredarle la casa. Tu vedi delle labbra troppo sottili, io invece vedo il sorriso di tuo padre che, oggi come ieri, mi sembra il sorriso più bello del mondo. Tu vedi un seno poco prosperoso, io vedo un corpo ben fatto che indossa con eleganza e sobrietà vestiti adatti ad una ragazza della tua età. Ma tu no. Tu vedi sempre troppo o troppo poco e non sai quanto male mi facciano i giudizi spietati che escono dalla tua bocca, proprio tu che hai sempre una parola gentile e comprensiva nei confronti di tutti. Proprio tu che riesci a trovare in ogni luogo e in ogni persona una bellezza intrinseca. Perché tu che sai cogliere il meglio di tutti e in ciascuna cosa, proprio con te stessa sei così inflessibile, così crudele? Perché non cogli la bellezza che i tuoi pensieri e la tua anima sanno donare al tuo viso? Guardi le tue amiche, guardi la televisione, guardi quelle riviste ancora troppo piene di forme perfette, di persone che millantano una felicità basata su un corpo che, per tutti, è destinato ad invecchiare, a riempirsi di segni, che non sono necessariamente simbolo di decadimento; li ritengo piuttosto il regalo che il tempo imprime sulla nostra pelle, per ricordarci che, nonostante tutto, ce l’abbiamo fatta. Ma tu sei troppo giovane per capire queste cose. Oggi coltivi, come i tuoi coetanei, il mito della perfezione, della bellezza ad ogni costo. Altrimenti nessun ragazzo vi vorrà mai, nessuna amica vi cercherà mai, nessun futuro vi aprirà le porte. E non ti accorgi che la sola a non amarti sei proprio tu. Se potessi vederti con i miei occhi non vedresti solo il presente, così tormentato e pieno di dubbi, ma vedresti anche il futuro: un futuro brillante, quello che ti aspetta, perché io lo so che le cose che oggi ti sembrano insopportabili, domani ti appariranno diversamente. E imparerai a capire che ciò che guida il nostro pensiero ed il nostro essere è infinitamente più importante di quello che siamo in apparenza. Per i tuoi diciotto anni mi hai chiesto di regalarti un intervento di chirurgia estetica. Vuoi liberarti di uno dei tuoi innumerevoli difetti, a tuo dire. Non ricordo nemmeno più quale, a dire il vero non so nemmeno se lo ricordi tu. Ogni giorno cambi idea, un momento consideri insopportabile il naso, un momento dopo i capelli, un momento dopo ancora gli occhi o la bocca. Se dovessi assecondarti, dovremmo smontarti e ricomporti. E invece, per me e per tuo padre sei perfetta così come sei. Con i tuoi pregi e con i tuoi difetti. Perciò ti arrabbi, strilli, ci minacci, quando ti diciamo che non avrai alcun regalo di quel genere da noi. Ci accusi di non amarti, di non volere la tua felicità. Ma è l’esatto contrario. Vogliamo che tu sia felice, ma non come intendi tu. Vogliamo che impari a costruire la tua felicità, il che significa cominciare a godere di ciò che si ha, preservandolo e facendolo fruttare, lasciandolo sbocciare, come si fa con le rose. All’inizio sono solo un bocciolo. Chi, senza aver mai visto una rosa, potrebbe scommettere che un piccolo bocciolo insignificante, se ben curato, possa diventare uno dei fiori più belli del giardino? Eppure, noi sappiamo che è così e coltiviamo dentro di noi questa speranza, mentre accarezziamo, alimentiamo e vediamo crescere quel bocciolo. La stessa speranza che riponiamo in te, ogni volta che ti guardiamo corrucciata davanti allo specchio, certi che un giorno esso ti restituirà tutto ciò che i tuoi occhi, oggi, non riescono proprio a vedere.

Monica Betti

Foto di Alessandro Maria Fucili

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