Rifugio viene dal verbo latino “refugere”, letteralmente fuggire dietro.

Sinonimi: riparo, difesa, protezione contro insidie o pericoli materiali o spirituali: dare, offrire rifugio.La Madonna viene appellata come rifugio dei peccatori, mentre in biologia il rifugio è il luogo che, per condizioni eccezionalmente favorevoli, ha permesso la sopravvivenza di certi animali o vegetali. Concretamente è un ambiente atto a proteggere, rifugio quindi come aiuto, difesa, protezione, ricovero, asilo, nascondiglio, riparo, sostegno, appoggio, conforto e consolazione.

Chi non ricorda i versi del XVII canto del Paradiso: “Lo primo tuo refugio e ‘l primo ostello sarà la cortesia del gran Lombardo che ‘n su la scala porta il santo uccello…”.

Chi è il richiedente asilo, ossia colui che inoltra la domanda affinchè gli venga riconosciuto lo status di rifugiato e offerta protezione in un posto sicuro?

Il rifugiato internazionale è colui che, direttamente (mediante provvedimento di espulsione o impedimento al rientro in patria) o indirettamente (per l’effettivo o ragionevolmente temuto impedimento dell’esercizio di uno o più diritti o libertà fondamentali), è stato costretto dal Governo del proprio Paese ad abbandonare la propria terra e a “rifugiarsi” in un altro Paese, chiedendovi asilo.

A Ginevra, il 28 luglio 1951, è stata approvata la Convenzione sullo statuto dei rifugiati, meglio conosciuta come la Convenzione di Ginevra.

Interessante è leggere il Preambolo: “considerando che la Carta delle Nazioni Unitee la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo approvata il 10 dicembre 1948 dall’Assemblea generale hanno affermato il principio che gli uomini, senza distinzioni, devono godere dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali;

considerando che l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha più volte manifestato il suo profondo interessamento per i rifugiati e che essa si è preoccupata di garantire loro l’esercizio dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali nella maggiore misura possibile….”.

L’art. 1 della Convenzione di Ginevra specifica i seguenti motivi per i quali si ha diritto allo status di rifugiato:

discriminazioni fondate sulla razza;

discriminazioni fondate sulla nazionalità (cittadinanza o gruppo etnico);

discriminazioni fondate sull’appartenenza ad un determinato gruppo sociale;

limitazioni al principio della libertà di culto;

persecuzione per le opinioni politiche.

Altro riferimento importante è la Convenzione di Dublino, del 15 giugno 1990, sulla determinazione dello Stato competente per l’esame di una domanda di asilo presentata in uno degli Stati membri della Comunità europea: tale Convenzione è all’attenzione dei paesi europei poiché gli Stati che si affacciano sul mare sono quelli su cui approdano le navi con i migranti e che, come da normativa, debbono accogliere  le domande di asilo, a cui consegue l’impossibilità di distribuire nei diversi paesi i richiedenti.

E’ un tema che, a livello europeo, sta trovando delle resistenze perché significa aprire la possibilità di accogliere la domanda di asilo politico anche per quei migranti che sono approdati in un paese diverso dal proprio: è più semplice “dublinare” il migrante, ossia riportarlo nel paese di sbarco, unico paese legittimato a ricevere la domanda di asilo politico.

Il sistema di accoglienza per i richiedenti asilo e i migranti che arrivano nel nostro paese ha subìto diverse trasformazioni in questi anni, in virtù dei cambiamenti di politica immigratoria praticata dai governi che si sono succeduti: non ci si può dimenticare del Decreto “sicurezza”, del Ministro dell’interno Salvini, convertito in legge nel dicembre 2018, che ha provocato più insicurezza e danneggiato un sistema di accoglienza che, tutto sommato, si poneva l’obiettivo di avviare un percorso di integrazione.

Nel 2020 è stato convertito in legge il decreto 130 che ha parzialmente modificato il decreto sicurezza. I cittadini stranieri che entrano nel territorio italiano, via mare o via terra, vengono collocati nei centri hotspot dove ricevono le prime cure e sono sottoposti alle procedure per l’identificazione. Vengono date anche le informazioni legali circa la possibilità di presentare domanda di asilo politico, in presenza di determinati requisiti.

Il Sistema di accoglienza e integrazione, denominato Sai, sostituisce e comprende lo Sprar (ex Sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati) e il Siproimi (ex Sistema di protezione per i minori stranieri non accompagnati).  L’accoglienza ha ripreso il suo compito originario, che è quello di avviare un percorso di integrazione. Il Sai si sviluppa su due livelli: il primo livello è riservato ai richiedenti asilo, dove è garantita l’assistenza materiale, legale, sanitaria e linguistica. Coloro che hanno visto riconosciuto lo status di rifugiato o che sono titolari di protezione internazionale possono contare su sostegni e progetti individualizzati, che hanno l’obiettivo di aiutare le persone a raggiungere un’autentica autonomia personale, economica ed abitativa.

Il Sai vede il coordinamento a livello centrale, ma la gestione è affidata dal ministero dell’Interno all’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci). Sono gli Enti locali a formulare i progetti, sulla base delle risorse personali e territoriali.

Anche la legge 130/2020 ha introdotto delle novità, ossia gli enti locali possono prevedere ulteriori percorsi di integrazione anche dopo la seconda accoglienza, per incrementare una sempre maggiore conoscenza linguistica, oppure attività di orientamento lavorativo e all’accesso ai servizi pubblici, nonché lo sviluppo di maggiori consapevolezze circa i diritti e i doveri contenuti nella costituzione.

Non si può che approvare questa maggiore attenzione dello stato verso persone che hanno vissuto, e di cui portano i segni, esperienze di sofferenza indescrivibili, ma senza un tessuto sociale consapevole, aperto, solidale e collaborativo è difficile che il percorso consenta la conquista di una completa autonomia.

Migranti, stranieri, rifugiati, clandestini, extracomunitari, diniegati, dublinati, profughi, sono termini che i cittadini poco esperti usano indifferentemente, e non sempre sono consapevoli che, al di là della corretta attribuzione terminologica, ci sono persone che hanno vissuto storie drammatiche di violenze e soprusi.

La pandemia, che è esplosa a livello mondiale, ha ulteriormente aggravato le disuguaglianze, soprattutto a scapito di chi già si trovava in una situazione di povertà ed emarginazione.

Si sta assistendo, infatti, ad una ripresa delle migrazioni e i numerosi naufragi con un numero alto di vittime, tra cui cadaveri di bambini abbandonati sulle spiagge, debbono provocare un cambiamento, partendo dai livelli più alti alla cosiddetta mentalità comune.

(fine della prima parte)

Dina Galli, assistente sociale, già docente del Master

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