Come ogni anno la Giornata della memoria apre ad interrogarsi sul fatto che sia possibile parlare della Shoah con i più giovani. Nel tempo ho provato a riflettere su alcuni punti che trovo importanti per impostare un lavoro di questo tipo.
Non semplificare. Come sottolinea lo storico Georges Bensoussan rispetto alla Shoah in un’intervista su La stampa “ Se ne parla troppo perché se ne parla male. Cioè se ne parla in maniera compassionevole per le vittime, mentre la Shoah è un’enorme questione politica e antropologica. Politica, perché pone il problema di come un popolo civilizzato abbia scientemente deciso di eliminarne un altro. Antropologica, perché rappresenta una cesura, una rottura nella civiltà occidentale.” Se vogliamo affrontare i fatti legati alla Shoah dobbiamo essere sicuri di avere davanti un uditorio con quelle pre competenze necessarie per non cadere dentro una semplificazione di una delle questioni più complesse della storia recente. Una complessità di difficile sopportazione come ben ci ricorda La Banalità del male di Hannah Arendt.
Non banalizzare. David Almond, uno dei più importanti scrittori per ragazzi viventi, sostiene che nei libri per ragazzi può esserci di tutto fuorché la disperazione. Mal si adatta questa riflessione con una modalità molto diffusa nel trattare la Giornata della memoria incentrandosi sul pathos a sfavore dell’informazione. Il sentire è legato anche al comprendere. Il senso di sconcerto legato alla Shoah deve trovare un terreno adatto e preparato, per non cadere nel vuoto. Inoltre deve essere emotivamente affrontabile per essere sentito. Per non incorrere nel rischio di confondere le vittime con tante altre, aventi storie e Storia differenti, o con un vittimismo generico.
Dare il giusto tempo. La Shoah come ben evidenziato da Bensoussan “è un’enorme questione” che quindi non può essere affrontata con un’unica giornata. Necessità di lunghi percorsi. Di fatti, di ricerche e di studio. Di contestualizzazioni. La Giornata della memoria può essere un punto d’arrivo di un lavoro precedente, oppure può essere affrontata ben calibrandola sulle pre competenze delle nostre classi. Senza queste conoscenze non è possibile aprire un dialogo consapevole.
Distinguere ricordo da riflessione. Sono tanti i libri che permettono di riflettere con bambini e bambine e ragazzi e ragazze su quelle che sono le grandi domande mutuate dalla tragedia della Shoah ed in generale del nazismo. Se per quanto detto prima non possiamo unire anche il lavoro sulla memoria, dedichiamoci alla riflessione proprio su queste domande. E facciamolo nella nostra pratica quotidiana fatta di azioni e storie. Al riguardo consiglio la lettura dei percorsi proposti negli anni da Sala Borsa Ragazzi-Bologna.
E’ sulla base di queste riflessioni che penso che i libri migliori per ragazze e ragazzi, per un percorso sulla Shoah, siano quelli che ad una narrazione ben riuscita uniscono una contestualizzazione storica precisa. In cui immedesimazione e comprensione sono entrambe attive. Soprattutto storie che pongono domande e portano i giovani lettori a riflettere, a prendere una posizione. Come Auslander di Paul Doswell in cui Piotr,ragazzo polacco esteticamente identico al fenotipo della Gioventù Hitleriana, viene dato ad una famiglia tedesca fedelissima al Reich. Qui dopo essere stato rinominato come Peter viene accudito e viziato. Ma fino a quando Piotr potrà essere Peter in una famiglia fedele alle idee ed alle persone che hanno ucciso i suoi genitori e che vogliono sterminare le genti diverse da loro? Un romanzo basato su attente ricerche e affrontabile dalla terza secondaria di primo grado a cui possiamo aggiungere in un percorso Maus, I figli del lupo, il film L’onda, solo per citarne alcuni. Spostandoci sui silent book suggerisco ‘45 di M. A.C.Querello per Orecchio Acerbo. Una narrazione per immagini capace di raccontare l’evolversi della guerra, il suo quotidiano, le ricerche da parte dei fascisti e dei nazisti, la difficile scelta tra la propria famiglia e quella degli ebrei che si cerca di nascondere. Per me un libro che è sempre stato per le scuole secondarie ma che, sulla base di un’esperienza raccontatami da una maestra, penso possa essere affrontato anche dalle quinte della primaria in un’ottica di lungo percorso. Sempre sul tema illustrati mi sento di consigliare Fuori gioco di Fabrizio Silei, ancora con le illustrazioni di M. A.C.Querello. Nell’albo scopriamo la storia di Matthias Sindelar simbolo della nazionale di calcio austriaca che decide di portare alla vittoria la propria squadra contro la nazionale tedesca, nonostante le pressioni per far vincere gli avversari. Scelta che lo porterà a violente conseguenze e persecuzioni verso i propri cari. Una storia che ben ricorda la possibilità di scelte coraggiose e del prezzo ad esse connesse. O ancora il romanzo L’isola in via degli uccelli, di Uri Orlev, in cui il giovane protagonista ebreo si trova nascosto e braccato dentro un ghetto, nascosto sotto uno stabile ed in attesa dell’arrivo del padre che gli ha promesso di tornare a salvarlo. La scelta di opere di alta qualità narrativa unita ad un’attenzione alla fedeltà storica non mancano. Penso stia a noi trattare il tema con il giusto rispetto e attenzione. Magari affdidandosi alla propria bibliotecaria di riferimento nella scelta dei libri unita alla programmazione di un tempo adeguato. Affinché, come dice l’articolo stesso che istituisce la Giornata della memoria, si getti un seme perché “ simili eventi non possano mai più accadere”.
Emanuele Ortu