La nuova casa di Federica è una comunità residenziale situata al centro di Ferrara che si occupa di nuclei madre-bambino, di donne gestanti, anche minorenni, prive di disabilità fisiche e psichiche gravi; l’accoglienza è rivolta ad un massimo di quattro donne e sei minori, che provengono da esperienze diverse di vita. La Nuova casa di Federica ospita madri sia italiane che straniere in condizioni di disagio sociale, ma anche donne che hanno completato un primo progetto di accoglienza e cura presso centri antiviolenza, e dopo aver concluso percorsi finalizzati a superare esperienze legate alla prostituzione o a maltrattamenti domestici.
La storia
La Nuova casa di Federica della Cooperativa Sociale L’Airone nasce nell’agosto del 2014 dalla riformulazione di un precedente progetto finalizzato a sostenere le madri e i loro bambini per un periodo della loro vita attraverso una presa in carico residenziale all’interno di un contesto protetto.
In seguito alla chiusura della prima comunità, “Casa di Federica”, avvenuta ad un anno di distanza dalla riapertura, alcuni educatori intenzionati a dare continuità al progetto di accoglienza, hanno deciso di non rassegnarsi dinnanzi alla conclusione di quest’esperienza. La forte motivazione degli educatori, la passione nel lavoro, accanto alla consapevolezza di rispondere ad un bisogno reale sul territorio attraverso l’accoglienza residenziale di madri e bambini, sono stati gli elementi centrali che hanno permesso di vincere lo sconforto iniziale, le delusioni, lo svilimento e il senso di vuoto conseguenti alla conclusione di una storia; fiducia, motivazione, lungimiranza, proprie di chi coltiva in prospettiva un progetto da realizzare, sono stati gli stimoli necessari a non arrestarsi dinnanzi ad una realtà che poteva esaurirsi in una sconfitta; sono stati i fattori che hanno permesso di trasformare in senso propositivo ciò che poteva essere una “fine” in un rinnovato “inizio”, spronando gli educatori ad accettare e affrontare costruttivamente la complessità e le incognite di fondo legate ad una nuova sfida progettuale, finalizzata a far rinascere una realtà che assumeva e assume tutt’oggi un importante valore sul piano sociale, oltreché personale.
L’incontro con gli educatori provenienti da altre esperienze lavorative, nello specifico dal settore dell’antiviolenza, rappresenta il momento decisivo per la ricostruzione ex novo della “Nuova casa di Federica”.
Ad un anno dalla chiusura si realizzano con non poche difficoltà dei passi determinanti e sostanziali per la riapertura: viene costituita una cooperativa e ci si cimenta con una gestione ora autonoma, e che richiede, anche sul piano amministrativo, l’intervento e la responsabilità diretta degli educatori; si cerca un luogo accogliente, una “casa”, appunto, che abbia un carattere familiare, idonea alle esigenze delle giovani donne e dei bambini, e situata in modo tale da permettere la partecipazione, l’integrazione sul territorio e la facilitazione di percorsi di vita che tendono all’autonomia; si implementa la progettazione educativa, su nuove basi, presupposti, orientamenti, valori e principi professionali; si lavora per allargare la rete del territorio allo scopo di rendere fluidi i rapporti ed efficaci i contatti; si struttura l’equipe, sulla base della condivisione di intenti, valori, prospettive educative e con la precisa consapevolezza degli aspetti su cui lavorare per riqualificare il progetto; così, nonostante le difficoltà non marginali riscontrate in itinere, processualmente e gradualmente, l’esperienza riparte.
Con la riapertura della comunità della “Nuova casa di Federica”, il progetto si rinforza notevolmente. Passando da un’associazione di volontariato ad una cooperativa, la gestione, la struttura e l’organizzazione mutano. Il progetto si riqualifica e si arricchisce in termini formativi e anche attraverso la ricostruzione dell’equipe, all’interno della quale confluiscono e si integrano esperienze, personalità e professionalità diverse. Il background da cui provengono le nuove figure professionali, precedentemente coinvolte nel lavoro con donne adulte permette di arricchire la progettazione educativa lavorando congiuntamente sul piano genitoriale e su quello personale e riparativo.
La comunità, pur mantenendo come principale elemento di continuità rispetto all’esperienza precedente il focus del lavoro sulla genitorialità, si edifica su nuovi presupposti, poiché si accettano in maniera trasformativa alcune sfide provenienti dal progetto passato: uno degli obiettivi basilari che la “Nuova Casa di Federica” si propone di raggiungere è sì farsi carico di donne e bambini, ma “riallacciando i rapporti con le istituzioni, con il territorio e con la rete dei servizi”, quali requisiti di fondo che connotano la realtà attuale e che erano tuttavia mancati nell’esperienza precedente.
Con un’equipe costituita da figure precedentemente coinvolte nel sociale, i rapporti a livello territoriale migliorano, si ampliano e si solidificano nel tempo, favorendo la visibilità della nuova comunità prima a livello locale e poi a livello provinciale e regionale.
L’accoglienza e la rete
Con l’allargamento progressivo della rete, il progetto della Nuova casa di Federica si rinforza attraverso i rapporti con i Servizi Sociali della città di Ferrara, ed estende l’accoglienza anche ai casi segnalati dai Servizi della Provincia, delle Province limitrofe nonché da quelle di altre Regioni. I principali referenti della rete attualmente sono Enti pubblici, tra cui l’ASP di Ferrara, i Servizi Sociali, il Tribunale per i Minorenni e i servizi sanitari.
Gli inserimenti avvengono secondo programmazione realizzata in collaborazione con i Servizi Sociali o in casi di emergenza. Nello specifico, oltre alla proposta da parte dei servizi invianti, che propongono l’implementazione di una progettazione condivisa per il sostegno alla genitorialità con l’equipe educativa della Nuova casa di Federica, l’accoglienza prevede anche la presa in carico di alcuni nuclei madre-bambino che vengono ospitati su segnalazione del Tribunale.
Le madri e i bambini
L’utenza della comunità è eterogenea per età, esperienze di vita, appartenenza sociale, provenienza geografica e storie relazionali. Il trend relativo all’età è mutato: agli esordi della riapertura sono state prese in carico giovani donne, appena neomaggiorenni con bambini molto piccoli, o in stato di gravidanza; nell’ultimo periodo, invece, si sono registrati ingressi da parte di madri e bambini entrambi di età maggiore rispetto ai nuclei precedentemente ospitati.
Le storie delle donne accolte in comunità, nonostante l’irriducibile diversità e specificità dei casi, sono tuttavia accomunate dalla presenza di esperienze di violenza nell’infanzia o nel corso della loro vita, dalla separazione, abbandoni e carenze di cure dal punto di vista genitoriale, infatti tutte “sono mamme che non sono state figlie”. Per queste donne, e in particolare per quelle più giovani, si progettano dei percorsi di cura finalizzati al rinforzo del senso di responsabilità genitoriale, che rende il lavoro sempre più urgente e “sempre più complesso laddove queste mamme non hanno avuto mamme”.
Il lavoro con le madri e con i bambini
Il focus del lavoro è la tutela dei bambini -soprattutto qualora gli invii avvengano su decreto del Tribunale per i Minorenni- attraverso la cura delle madri; per questo scopo si lavora sulla genitorialità e attraverso la relazione quotidiana con le madri affinché possano essere portatrici in prima persona del benessere dei propri bambini, facendosi carico dei loro bisogni. “Il filo conduttore del lavoro- dunque– è l’instaurazione con le madri di una relazione importante, perché attraverso la costruzione di una relazione di fiducia si possa poi incidere sulla relazione madre e bambino”; la relazione con le madri, l’ascolto delle fragilità e dei significati che attribuiscono alla propria storia, diventano il punto di partenza di un lavoro graduale finalizzato al rinforzo delle competenze personali e genitoriali, a incrementare la consapevolezza e a potenziare la capacità di prendersi concretamente cura dei propri bambini.
La quotidianità è il setting elettivo del lavoro con le madri e con i bambini: attraverso l’accompagnamento e il sostegno delle donne nelle varie fasi della vita quotidiana, si lavora sulla consapevolezza dell’impegno che richiede la cura di un bambino, al fine di rispondere in maniera sintonica ai suoi bisogni evolutivi.
La dimensione della routine quotidiana, l’interesse autentico per l’altro, la vicinanza emotiva ed affettiva, fanno della Nuova casa di Federica un luogo accogliente, raccolto e “familiare”, in cui la dimensione simbolica e continuativa della protezione si estende oltre l’aspetto formale legato ai turni di lavoro.
L’equipe, oltre il lavoro genitoriale sul piano quotidiano, svolge un’ importante funzione di raccordo e coordinamento degli Enti in rete per i casi in cui la tutela richiede l’intervento congiunto dei Servizi per i minori, dei servizi di salute mentale e il Tribunale per i Minorenni.
Rispettando e avvalorando la diversità e la specificità della storia delle donne e dei bambini, si cerca dunque di fornire un contesto accogliente, che permetta alle madri di farsi carico dell’accudimento del proprio bambino, e che possa al contempo farsi supporto affettivo ed emotivo per le madri. Si implementano percorsi volti ad accompagnare le madri nei percorsi di autonomia, nella ricerca di un lavoro e di una abitazione, favorendo i processi di socializzazione e di inserimento sul territorio, anche facilitando l’accesso alle risorse presenti, sia di tipo sanitario, che ludico o formativo. Il file rouge del lavoro educativo si concentra sulla crescita personale delle donne e sulla valorizzazione della dimensione della cura di sé come donna e della cura di sé come madre, all’interno di un contesto protetto, ma aperto all’esterno e pensato in modo tale da favorire la progressiva autonomia quotidiana dell’intero nucleo madre-bambino.
Le risorse
Il punto di forza della comunità è la coesione dell’equipe, in cui convergono esperienze, temperamenti e professionalità diverse che concorrono ad arricchire la realtà della “Nuova casa di Federica” e a motivare le attività del lavoro sulla genitorialità nel quotidiano. Nello specifico, si è adottato fin da subito un modus operandi e un approccio decisionale tale da garantire che ogni scelta fosse finalizzata al “supporto di tutti” i componenti dell’equipe. Per questa modalità di lavoro, fondata sul criterio del reciproco e profondo “rispetto” di ciascuno, l’equipe è riuscita sempre a garantire un clima sereno che si riflette sul piano educativo.
La qualità dei rapporti tra gli educatori si fonda su un clima basato sulla reciproca fiducia e la condivisione autentica delle proprie emozioni, anche grazie alla supervisione, un setting in cui “non si ha la paura” di esprimere “le proprie paure”.
Un’ulteriore risorsa per la comunità è la stabilità e la continuità dell’equipe nel tempo, garantite dalla motivazione e dalle scelte “etiche” volte a tutelare il personale dal punto di vista lavorativo e giuridico; queste scelte si sono effettuate e definite come prerequisiti fermi e imprescindibili fin dalla riapertura della comunità e si sono mantenute come elementi costanti nel corso del tempo.
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