Il Progetto nazionale per l’inclusione e l’integrazione dei bambini rom, sinti e caminanti – promosso dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali con la collaborazione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e la partecipazione dell’Istituto degli Innocenti di Firenze – ha coinvolto 13 città riservatarie in varie attività svolte nelle scuole e nei campi, con l’obiettivo di favorire l’integrazione scolastica e l’inclusione sociale dei bambini e degli adolescenti rom, sinti e caminanti.

Le città coinvolte (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia) hanno prodotto vari elaborati a conclusione dell’iniziativa, fra i quali video e pubblicazioni.

A Scampia, ad esempio, gli alunni dell’Istituto comprensivo Alpi-Levi hanno realizzato, insieme agli operatori dell’associazione Chi rom e … chi no, un piccolo abbecedario illustrato italiano-romanes. «Un piccolo libro con disegni bellissimi ed emozionanti che raccoglie parole, numeri, nenie e conte», come lo definisce Vinicio Ongini, esperto del Miur e membro del comitato scientifico del progetto, nell’articolo che vi proponiamo di seguito, pubblicato sulla rivista on line di didattica interculturale Sesamo.

Per approfondimenti sul progetto si rinvia alla sezione dedicata di questo sito.

Una scuola al mese – Chi rom… e chi no! Piccolo abbecedario a Scampia

Il “Piccolo abbecedario Italiano/Romanes” creato da una scuola di Scampia insieme con l’associazione “Chi rom… e chi no” testimonia una storia d’integrazione a lieto fine, dove tutti gli attori hanno ribadito l’uguale bellezza di tutte le lingue.

La scuola accanto alle Vele

Scampia è un quartiere di Napoli, nell’estrema periferia Nord della città. Il quartiere con il tasso più alto di disoccupazione in città e forse in Italia è diventato simbolo di degrado e di illegalità anche per l’immagine che ne hanno dato il romanzo di Roberto Saviano, Gomorra, e il film che ne è stato tratto. Strade diritte e deserte, grandi rotonde, e si arriva ad una grande costruzione, un alveare di abitazioni che ne  rappresenta quasi il logo: Le vele , un mostro urbanistico…

Accanto alla Vele c’è una scuola, il comprensivo Alpi-Levi, la dirigente si chiama Rosalba Rotondo, ha fatto l’insegnante in questa scuola per vent’anni, poi ha vinto il concorso e ha deciso di restare, rimanere lì, nel “famigerato” quartiere: “Molti colleghi mi hanno detto che ero pazza, altri mi hanno detto che non ne valeva la pena ma non me la sono sentita di lasciare questi ragazzi che conosco e conosco i loro problemi e le famiglie. Dirigo anche la scuola di recupero all’interno del carcere di Secondigliano che è a pochi chilometri….”

E rispetto alla visione della scuola la preside dice cose molto precise e condivisibili da chi lavora, dirigente o insegnante, in contesti di grande complessità e fragilità, come sono a volte le scuole multiculturali ad altissima presenza di alunni stranieri: “Puntiamo molto sull’accoglienza che vuol dire creare un ambiente attraente per i ragazzi sia dal punto di vista didattico che umano e quando capiamo che uno studente, dal linguaggio e dagli atteggiamenti, sta per entrare in crisi cerchiamo di stargli più vicino, coinvolgerlo in attività esterne. Non sempre ce la facciamo…”

Una storia a lieto fine

In questa scuola non ci sono quasi alunni stranieri ma il tema della diversità culturale e linguistica e dell’intercultura è al centro di un progetto di integrazione dei bambini rom (all’interno di un programma nazionale con altre dodici città, promosso da ministero delle politiche sociali e ministero dell’istruzione). Sono sessanta gli alunni rom, le cui famiglie provengono da Paesi della ex Iugoslavia, e vivono in un campo non autorizzato vicino alla scuola, in condizioni sanitarie molto precarie.

Ne parla Anna Di Mattia, insegnante della scuola primaria:” All’inizio le famiglie napoletane non vedevano di buon occhio il gran numero di bambini rom presenti in classe. Nel corso del tempo le cose sono cambiate e i genitori hanno accettato “ questi diversi”. Da un lato ci sono bambini rom che hanno voti buoni e dall’altro bambini napoletani, alcuni con problemi familiari gravi, che non raggiungono la sufficienza. Le famiglie italiane hanno capito che lo scarso rendimento dei figli non è dovuto alla presenza degli alunni rom che frequentano la stessa classe”.

L’insegnante descrive le diverse attività, tra queste un laboratorio sul circo, incentrato sul corpo e sul movimento, in un altro laboratorio i Bambini hanno descritto i compagni, le loro qualità, i difetti, le relazioni tra di loro, hanno costruito maschere.

Sulla bellezza delle lingue

Insieme all’associazione del quartiere Chi rom…, e chi no hanno realizzato un abbecedario bilingue illustrato, italiano e romanes, la lingua del gruppo rom. Un piccolo libro  con disegni bellissimi ed emozionanti che raccoglie parole, numeri, nenie e conte.

Un lessico familiare raccolto con la collaborazione di mamme, nonne, anche  qualche padre! Come tutti i libri anche questo ha un titolo e indicazioni bibliografiche ufficiali, eccole: Chi rom…. e chi no, a cura di , ABC. Piccolo abbecedario italiano/Romanes, Napoli, giugno 2014, e una raffinata e colta citazione in apertura, dal libro del filosofo Giorgio Agamben, Mezzi senza fine : “… tutti i popoli sono bande e coquilles, tutte le lingue sono gerghi e argot….” L’immagine che ne esce è quella della dimensione multilingue, della scoperta degli alfabeti, dell’uguale bellezza delle lingue, siano esse di maggioranza o di minoranza, delle possibili occasioni di aprire finestrelle sul mondo.

Dall’introduzione al piccolo abbecedario leggo questa frase: “parlare di integrazione oggi sembra perdere di senso e ha il sapore stantio di una formula burocratica che arriva dall’alto e molto in ritardo. La relazione semplicemente avviene, attraversa spazi, coinvolge persone, mette in moto azioni, e qualche volta piccole rivoluzioni”. Una buona indicazione segnaletica per il viaggio nelle scuole multiculturali.

Vorrei che questo abbecedario arrivasse nelle mani di coloro (genitori, giornalisti  della stampa e delle tv, politici) che l’anno scorso, ad apertura di anno scolastico, hanno costruito e lanciato la notizia che in un paese del Piemonte, provincia di Novara,  le famiglie italiane spostavano i propri figli dalla classe con troppi bambini rom e li portavano altrove. “Troppi stranieri”, ha sintetizzato qualche giornale. Ma non erano stranieri e neanche rom ma sinti italiani.

 

(Fonte :Minori.it)

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