Tutte le giornate indirizzate a sensibilizzare una moltitudine di persone verso un qualcosa da proteggere o da sostenere sono cariche di energia positiva e inducono a delle riflessioni: una in particolare emerge, carica di significato, ovvero quella che si propone di proteggere i minori dall’utilizzazione degli stessi, spesso abusiva, in ambito lavorativo. Vasta eco riflette la risoluzione dell’Onu che proclama il 2021 come l’Anno internazionale per l’eliminazione del lavoro minorile, adottata per sollecitare i governi ad attuare le misure necessarie per promuovere il lavoro dignitoso con l’obiettivo di porre fine al lavoro minorile entro il 2025.

Lo sfruttamento del lavoro minorile è un fenomeno presente ovunque ma soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, là dove l’istruzione per i bambini poveri risulta costosa, spesso inaccessibile, di bassa qualità ed irrilevante, ove un bambino infatti può essere pagato meno di un adulto, obbedisce senza protestare, non ha pretese sindacali e può essere facilmente licenziato. Paesi in cui i minori sono visti solo come una risorsa da impiegare. Coloro che sfruttano tale tipo di lavoro non devono affrontare investimenti in termini previdenziali o assicurativi, e ciò comporta la produzione a basso costo con conseguenze sulla competitività nell’economia globale.

Il lavoro minorile viene definito dall’OLI (Organizzazione Internazionale del lavoro) come l’attività lavorativa che priva i bambini della loro infanzia e della loro dignità influendo negativamente sul loro sviluppo psicofisico e comprende varie forme di sfruttamento causate da condizioni di estrema povertà, carenza di istruzione e situazioni politico economico difficili.

Da tale contesto emerge con forza il concetto di dignità: dignità che si esprime in due diritti, il diritto all’istruzione e il diritto al non lavoro. Laddove ai minori vengano garantiti entrambi diritti, si potrà affermare che ne viene rispettata la dignità, garantendo loro di vivere un’infanzia serena protesa verso una età adulta sana ed equilibrata. Un concetto di dignità pertanto incentrato sul rispetto dei due diritti. Va però posto in luce come tale concetto non sia universalmente condiviso: molti Paesi cd. emergenti non concordano sulla necessità di prevedere un diritto al non lavoro al fine di garantire l’obbligo scolastico, evidenziando come in tal modo i minori contribuiscano al benessere della propria famiglia. In tali realtà il lavoro minorile si sviluppa quando le persone devono affrontare da sole la propria povertà, senza istruzione, senza sanità gratuita, senza solidarietà sociale che consenta di far fronte almeno ai bisogni di base: in questi contesti viene chiesto a tutti i componenti della famiglia di impegnarsi in ogni modo possibile, con l’unico imperativo di  sopravvivere.

Ma esiste anche una moltitudine di fattori politici, legali, economici e culturali che spesso sono di ostacolo alle norme internazionali, in particolar modo dove le leggi nazionali non vengano adattate o modificate. L’OIL ha tentato di dimostrarsi più inclusiva (già dalla Convenzione 138/73) nei confronti di molti Paesi emergenti che non concordano sulla necessità di prevedere un diritto al non lavoro in capo ai minori, al fine di garantire l’assolvimento scolastico. Ma bisogna ribadire come oltre alla mancanza di volontà politica, data dalla mancata attuazione delle Convenzioni internazionali, un ulteriore ostacolo è rappresentato dalla inadeguatezza delle risorse economiche, come anche da un altro fattore che viene ravvisato nel fatto che gli stessi bambini oppongono forte resistenza ad ogni sforzo indirizzato ad allontanarli dal lavoro, lavoro che dà la sensazione di essere adulti e rispettati dalla comunità. Una costante socio culturale presente nelle varie realtà è la permanenza della cultura del lavoro come valore sociale positivo che funge da emancipatore del soggetto stesso: valore sicuramente degno di nota ma che nel contesto minorile viene distorto dal suo significato più alto.

Diviene essenziale quindi utilizzare politiche volte ad eliminare e contrastare ogni forma di disagio sociale e povertà che come effetto porterebbero ad una riduzione delle probabilità di ingresso dei minori nel modo del lavoro.

Diviene essenziale creare una cultura della prevenzione attraverso una politica che richieda sensibilità, capacità di negoziare accordi, ma soprattutto creando un contesto di intervento con misure preventive, investendo risorse ed energie su questo tema, fattore questo divenuto sicuramente più complesso in tempo di crisi economica e sanitaria come quella attuale.

Categories: