Il 29 Ottobre alle h 19.30 il Master vi dà appuntamento al seminario dal titolo: Mi presento: sono un bambino, sarò l’adulto di domani. Uno sguardo dalla parte del minore d’età nel processo civile minorile che terrà l’ Avv. Stefania Tonini.
Partecipazione gratuita!
Per chi fosse interessato è pregato di inviare una mail alla tutor Dott.ssa Alessandra Chiaromonte: alessandra.chiaromonte@unife.it entro le h 10.00 del 27 Ottobre.
Intendo, innanzitutto, chiarire il significato del titolo del Seminario che vi ho voluto sottoporre:
«Mi presento: sono un bambino, sarò l’adulto di domani. Uno sguardo dalla parte del minore d’età nel processo civile minorile».
Ho voluto, infatti, porre l’attenzione e volgere lo sguardo “dalla parte del minore”, e più precisamente portare lo sguardo del minore nel contesto di un processo giudiziario, che solitamente non appartiene alla sua quotidianità e alla sua ordinaria esperienza. Ciò per chiederci e verificare che cosa accade quando un bambino/a o un adolescente partecipa, come parte attiva o mediata, ad un procedimento civile minorile. Da questa angolazione, l’avvocato – sia esso il difensore dei genitori, o il difensore del minore stesso – può meglio (o potrebbe, solo che lo volesse) comprendere quali domande si pone quel bambino/a adolescente, quali aspettative o speranze o paure derivino per lui o per lei da una simile esperienza processuale, che lascerà in ogni caso un segno nel percorso evolutivo di quel minore, oltre che conseguenze giuridiche importanti per la sua vita.
La complessità della tutela giudiziaria del minore, d’altro canto, è tale da richiedere una specifica formazione e una capacità di comunicazione e di scambi di esperienze professionali fra gli operatori che, a vario titolo, si occuperanno di quel caso, in cui è coinvolto un minore: operatori sociali, magistrati, consulenti e periti, avvocati. A volte accade che i linguaggi e le “strategie” si concentrino in un campo di promozione e di protezione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, e che si possa far coincidere la soluzione giudiziaria con il perseguimento dell’armoniosa crescita di quel minore. Altre volte, purtroppo, questo importante obiettivo non viene raggiunto, o non completamente, per le più svariate ragioni, in un fallimento che è anche quello di una intera collettività.
Perché quel bambino di oggi, appunto, sarà l’adulto di domani. Così che le conseguenze dei disagi familiari possono comportare disordini evolutivi, di personalità, sino ad un possibile disadattamento sociale. Così che gli abbandoni, le separazioni traumatiche, le relazioni familiari disorganizzate, le violenze subìte, non solo fisiche ma anche assistite, possono comportare un rischio di trasmissione intergenerazionale.
Esamineremo, dunque, nel corso del seminario, alcuni passaggi e alcune fasi di un processo civile minorile nel quale il protagonista sarà il minore, soffermandoci su temi fra i più complessi:
a) Il tempo dell’emergenza e il tempo dell’urgenza e le strategie attuate. Laddove co emergenza si intende “la criticità della situazione del bambino che richiede un intervento immediato per salvaguardare la sua incolumità; con urgenza, invece, ci si riferisce alla eccezionalità del tempo della procedura e alla risposta dell’ente preposto ad attuarla.
b) Il tempo della giustizia e il tempo del bambino. Spesso i temi del bambino si smarriscono e, è stato detto (Sergio, 1999) “alla fine possono addirittura perdersi, sepolti dai conflitti degli adulti, dalle strategie di operatori e di giuristi che non riescono più a trovare il bandolo della matassa”.
c) Le ipotesi di allontanamento del bambino dalla propria famiglia e la collocazione in ambito etero familiare. L’allontanamento temporaneo che, si dice, talvolta surrettiziamente tende a precostituire una successiva situazione di affido definitivo. L’allontanamento, combinato con provvedimenti prescrittivi, che può connotare di un carattere forzoso tutto l’intervento,
d) Il diritto ad una tutela/difesa tecnica efficace. La peculiarità della difesa tecnica del minore.
e) L’ascolto del minore, le potenzialità ancora inesplorate dell’istituto e le resistenze che cercano ancora di frenarne l’applicazione. Le buone prassi.
f) La CTU, quale strumento d’indagine e di valutazione sulla personalità e sulle competenze dei genitori e sull’ascolto dei minori in ambito petitale.
g) Il diritto del minore ad una famiglia: quella biologica d’origine, quella sostitutiva/adottiva. Dagli interventi sulle famiglie fragili alla valutazione del grado di rischio o pregiudizio per il minore.
Infine, la disamina di un caso pratico. K. è un bambino reale che, nel corso della sua audizione, ha espresso al Giudice minorile tutta la sua paura e frustrazione per essere stato costretto a difendersi dalla inadeguatezza genitoriale, dalla fragilità umana in cui era stato allevato, dalla difficoltà di orientarsi in un contesto familiare complesso, sino a domandarsi che ne sarà di lui, una volta diventato adulto. Cercheremo insieme di dare possibili risposte, oltre a quelle già fornite dal Tribunale peri Minorenni, in una prognosi futura che gli auguriamo possa essere di benessere e di costruzione di una propria integrità personale.
Sappiamo che “non c’è presa di coscienza senza dolore”, ma in conclusione possiamo dire che, in ambito forense, per quanto ancora molto ci sia da fare, il sistema cerca di dare risposte alle storie difficili di bambini abbandonati, maltrattati, trascurati, separati dai propri genitori, ricollocati in altre famiglie, ricongiunti, adottati, minori stranieri non accompagnati. Storie che non lasciano indifferenti e che cercheremo di analizzare insieme, ognuno con la propria esperienza e coscienza.