“Mamma mi compri la nutella?”. Nicole è una bambina. Come tutti i bambini esprime desideri dettati non da esigenze effettive, ma da quello che il mondo intorno a lei le suggerisce: la pubblicità, i compagni di scuola, le abitudini consolidate di un mondo che tutto vuole e vuole fare, fuorché cambiare.
No, Nicole, non te la compro la Nutella. E so che questo ti intristirà il viso, che agli occhi delle mamme delle tue amiche mi farà apparire sgradevolmente anticonformista, ma so anche che dobbiamo cominciare fin da ora a maturare comportamenti responsabili. Fai fatica a capire, lo so, lo fanno tutti i bambini della tua età. La parte più difficile è spiegarti le cose con parole adatte alla tua età. No, Nicole, non te la compro la Nutella. Perché? Perché non acquisto oggetti, cibi o altri materiali che vengano prodotti sfruttando la manodopera di bambini come te. Non voglio che la mia casa si riempia della miseria della gente che non ha scelta. Non voglio farlo proprio io, che sono italiana, e che, come la maggior parte degli italiani, vedo il mio lavoro bistrattato e sottopagato. A mio modo, pur consapevole che le miserie della vita sono altre, mi sento sfruttata. Perché dovrei usufruire dello sfruttamento di altre persone, soprattutto se sono bambini? No, Nicole, non te la compro la nutella. Ci sono bambini come te che dovrebbero andare a scuola e invece ogni giorno si alzano all’alba e lavorano per più di dieci ore consecutive, in Africa, in Turchia e in altri Paesi più vicini al nostro di quel che pensiamo, per procurare alle multinazionali il cacao, le nocciole, le materie prime di qualcosa che non fa bene alla salute del nostro corpo né a quella della nostra anima. Bambini che non vanno a scuola perché non hanno scelta, perché quei pochi spiccioli gli permettono di portare a casa quel poco, che spesso nemmeno basta, per non morire di fame. No Nicole, non te compro la nutella. Se solo tu immaginassi che cosa significhi per un bambino venire privato di quello che è, dei suoi diritti, del suo presente e del suo futuro, comprenderesti e sosterresti anche tu la mia decisione. Per fortuna a te, a noi, non è successo Nicole. E ringrazio ogni giorno per questo. Ma ringraziare non basta. La vita non può essere questione di fortuna. Non posso vivere in un mondo in cui sia normale che “ad alcuni sì ed altri no”. No Nicole, non te la compro la nutella. A scegliere si impara da piccoli. A fare scelte coraggiose da ancora prima. Si impara attraverso qualcuno che ha il coraggio di farle per noi. Fa sorridere che parli di coraggio, vero? Certo, oggi ci vuole un grande coraggio sociale per decidere di non fare quello che tutti fanno. Non vai a scuola con merendine confezionate, nella tua scatola riutilizzabile c’è frutta, pane, a volte una fetta di ciambella preparata in casa. A volte c’è anche qualche verdura, perché non ogni giorno di può avere quello che più ci piace. No Nicole, non te la compro la nutella. Anche se per me sarebbe la cosa più comoda, quella che non mi mette in discussione come genitore, quella che non mi mette ogni volta nella condizione di spiegare cose difficili da spiegare. Anche se potrei cedere almeno una volta. Che cosa può succedere per una volta? E invece no, Nicole, la nutella non te la compro nemmeno una volta. Perché è vero che di certo non salviamo il mondo. Ma è vero anche che ogni azione produce una conseguenza, che possiamo fare per primi scelte spiegandone le ragioni agli altri. Sono consapevole che se tutti facessimo così, qualche cosa in questo mondo profondamente ingiusto potrebbe cambiare. No Nicole, non te la compro la nutella. Anche per educare me stessa. Intere industrie si sono arricchite sfruttando le debolezze degli adulti delle nostre generazioni: il poco tempo, la nuova normalità di non potersi e non volersi impegnare in qualcosa che richieda la nostra presenza e costanza, la nuova priorità della frenesia del tutto e subito del lavoro, a discapito delle nostre famiglie ed anche dei nostri figli che abbiamo scelto di avere. A volte sento il dovere, anche come genitore, di invertire il senso di marcia. No Nicole, non te la compro la nutella. Ma posso provare a farla insieme a te. Possiamo andare in campagna a raccogliere le nocciole, in modo che tu possa comprendere la fatica, possiamo recarci al mercato solidale a comprare il cacao, in modo che tu possa renderti conto che l’obiettivo non è spendere poco, ma pagare adeguatamente il lavoro e onorare la vita delle persone. Possiamo sperimentare una ricetta, magari anche sbagliare, dedicare il tempo che normalmente viene dedicato alla televisione o ad altre cose delle quali possiamo imparare a fare a meno. Possiamo costruire insieme una nuova visione delle cose. So che farai fatica, ma che puoi capire. Che puoi capire la solidarietà, quella vera, quella che non si pratica gettando una manciata di spiccioli nel cappello di un mendicante senza guardarlo negli occhi. Quella che non si fa rinunciando al superfluo, che merito costituirebbe questo? La solidarietà vera è impegno, sacrificio, coraggio, a volte sensazione di non farcela e che tutto sia inutile, ma allo stesso tempo forza di non arrendersi mai, di non lasciarsi piegare, di non rinunciare alla propria diversità. No Nicole, non te la compro la nutella. Ciò che voglio per te nemmeno tutto l’oro del mondo lo può comprare.