L’acqua del fiume scorre lenta. Ricordo la prima volta che sono arrivato qui, circa sei mesi fa. Sono figlio di pescatori, sono abituato a stare su una barca in mezzo al fiume per ore e ore fin da quand’ero in fasce, alla ricerca di un misero pesce da dividere in cinque persone, una più affamata dell’altra. Non avrei mai pensato, però, un giorno, di percorrere il fiume per recarmi in una scuola. E chi l’aveva mai vista una scuola. Ho dieci anni e sono sempre vissuto senza. All’inizio i miei genitori non erano molto convinti, ma quella signora, un’insegnante, ha insistito talmente tanto che alla fine hanno ceduto. Gli ha detto che avrei avuto tutto il pomeriggio per pescare e lavorare. Che se avessi imparato a leggere e scrivere un giorno avrei potuto anche avere un impiego in paese e guadagnare qualcosa. Forse è stato questo a convincere mio padre. Lui non vorrebbe che io e i miei fratelli facessimo i pescatori. Ma non ha altro da insegnarci e altro da lasciarci. Niente, a parte una barca piena di rattoppi. E così io ed il mio fratello più piccolo abbiamo cominciato questa avventura. La scuola ci piace molto. Non sono altro che tavoli e sedie recuperati dall’immondizia, ma vicino abbiamo anche un orto e possiamo imparare a coltivare e raccogliere qualche verdura. Ogni tanto capita che portiamo qualcosa a casa e la mangiamo con le nostre famiglie. Quella è la soddisfazione più grande, sentire che andare a scuola serve a qualcosa. Che possiamo fare qualcos’altro a parte pescare. La maestra è buona con noi, ci insegna a cantare, a leggere e a scrivere. Io ho imparato a scrivere il mio nome e anche qualche frase. Adesso riesco a leggere le insegne per le strade del mio paese. I miei genitori non lo sanno fare e si appoggiano a me per questo. Nel mio villaggio sono diventato una persona quasi importante, perché sto imparando tante cose che la maggior parte degli adulti e dei ragazzi della mia età non sa. La maestra vorrebbe che più bambini frequentassero la scuola, ma non è semplice. È già venuta due volte a cercare di convincere i genitori del mio amico fraterno, due capanne più in là, ma niente. Io non li biasimo. Non sono cattivi, è semplicemente l’unica vita che conoscono e non credono che gente come noi possa diventare diversa da quella che è. In fondo, su questa convinzione si fonda il mondo. Pensa a cosa succederebbe se la gente povera come noi diventasse tutta istruita e cominciasse a lavorare, a diventare ricca. È solo un sogno. Ma diventare istruiti non è male. Magari un giorno non dovrò passare le mie giornate a sciogliere le reti e a pulire il pesce per gente che ti paga due soldi e non fa che dire che oggi il pesce fa proprio schifo. Se sapessero la fatica che costa pescarlo. Andare a scuola mi piace. All’inizio ho pensato che semplicemente potevo risparmiarmi mezza giornata di fatica. Poi ho capito che anche un bambino semplice e analfabeta come me poteva fare qualcosa di importante. La maestra mi dice sempre che sono intelligente, che se mi impegno potrò fare grandi cose. E allora io mi impegno. Anche quando sono a casa mi esercito a scrivere per terra, con un ramo. Poi, tutto orgoglioso, mostro quello che ho fatto a mia madre e a mio padre. L’altro giorno il mio fratello più grande mi ha preso in giro, mi ha detto che è inutile che mi dia un sacco di arie, tanto sarò sempre un pescatore. Mio padre l’ha sgridato. Gli ha detto che non è una cosa grave essere un pescatore istruito. Poi ha guardato le mie lettere, che lui non saprebbe scrivere, e mi è sembrato che fosse orgoglioso di me. Forse un giorno non sarò un pescatore, forse sarò come una di quelle persone impiegate in città, come dice la maestra. O, forse, un giorno sarò un maestro anche io. Forse un giorno sarò io a bussare alle porte della gente per convincerli a mandare i bambini a scuola. Anche se sogno un domani in cui non ci siano persone da convincere per istruire i propri figli. Sogno di vivere in un tempo in cui sia diritto di tutti andare a scuola, avere vestiti puliti e un pasto in tavola. La maestra dice che questo è un sogno che si realizzerà se continuerò a dimostrare buona volontà, se non mi arrenderò e cercherò di convincere i miei amici a frequentare la scuola. Io ci provo. A volte ci riesco e a volte no. A volte convinco qualcuno a venire e a volte non ci riesco. A volte mi impegno e ottengo un buon risultato e a volte, invece, ci sono cose che proprio non mi entrano in testa. Ci sono giorni in cui penso che la scuola sia un po’ come la pesca. Ci sono giorni in cui le reti si riempiono e giorni in cui, nonostante la fatica, le reti restano vuote. Ma non per questo si perde la speranza che il giorno successivo, o quello dopo ancora, andrà meglio.