Caetano si trova in un reparto di neuropsichiatria infantile, un ambiente inaspettato dove la vulnerabilità umana emerge in tutta la sua intensità. Le cure per i giovani pazienti sono attente, ma c’è un costante rischio di sentirsi estranei e inadeguati. L’accudimento di Tommy spinge Caetano a riflettere sulla loro relazione, rivelando un sentimento di inadeguatezza che lo accompagna da sempre. Fin dai primi momenti della vita di Tommy, il padre è stato accolto con scetticismo. Le infermiere lo respingono con frasi come: “‘Sti papà non si sa mai dove metterli,” mentre il suo desiderio di essere presente viene continuamente messo in discussione.

Il vero tormento di Caetano è vedere la sua figura paterna contrapposta a quella della madre di Tommy. Ogni sforzo del figlio, ogni successo, sembra colmare un vuoto che proviene dalla sua infanzia segnata dalla rigidità di un padre severo e da una generazione che ha vissuto il dolore della guerra. Grazia, sua moglie, gli ricorda che non deve caricare il figlio delle sue mancanze: “Forse non devi salvarlo da ciò che non hai avuto. Forse tuo figlio non ha bisogno di quello che è mancato a te.” Questa frase risuona nel cuore di Caetano, un invito a liberarsi da un’eredità opprimente.

Quando Tommy termina la scuola secondaria di primo grado, un momento cruciale nella vita di ogni adolescente, la transizione si rivela per lui una sfida imprevista. Le aspettative, alimentate dall’amore e dalla tensione, rischiano di schiacciarlo. “Settembre si apre con la novità del liceo… Ma subito è chiaro che le cose non vanno come ti aspettavi. Tua madre e io cerchiamo di rassicurarti, ti diciamo che è normale, che eravamo pronti, che nessuno ti fa una colpa per le tue difficoltà… C’è uno spaesamento nuovo, imprevisto, e non ti senti minimamente pronto. La tua incredulità si riflette nella nostra… Piano piano la vita di tutti diventa una fotocopia sbiadita. È un mondo che cambia, destinato a non essere più lo stesso.”

Il loro dialogo, spesso ridotto a silenzi tesi, si rivelerà in momenti di intimità inattesi, in uno dei quali Tommy, con una lucidità che sorprenderà Caetano, lo costringerà a riflettere: “Perché non eri Dio neanche prima, pà. Ecco il tuo dramma. E il mio.” Questo scambio, carico di verità, metterà in luce il conflitto interiore di Caetano che cerca di “salvare” il figlio mentre fa i conti con le sue fragilità e aspettative e, al contempo, offrirà anche uno spunto di introspezione per entrambi, sulla difficoltà di comunicare, sull’inadeguatezza che provano e sul bisogno di riconoscersi.

Tommy tornerà in piscina per il suo piacere o per compiacere il padre? Fino a che punto le nostre aspirazioni si intrecciano con quelle dei nostri figli?

Concludiamo con le parole dell’autore Matteo Bussola: “Amare i figli, soprattutto figli adolescenti, significa amare una distanza. L’adolescenza è la creazione di una distanza. Quel figlio così affettuoso, che ti considerava dio in terra e che ti gratificava, all’improvviso diventa un estraneo che chiude le porte, disattende le tue aspettative e lo fa perché crescere – con buona pace di noi genitori – vuol dire deludere, tradire le aspettative degli altri pur di non tradire se stessi. Da genitore devi imparare ad amare quella distanza lì.”

Ilaria Bignotti Faravelli, psicologa

Bussola M., La Neve in Fondo al Mare, ed. Einaudi, Torino, 2024.

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