Regia: Vittorio e Paolo Taviani
Genere: Drammatico
Tipologia: Guerra, Minoranze etniche, Genocidio
Interpreti: Paz Vega, Moritz Bleibtreu, Alessandro Preziosi, Ángela Molina, Arsine Khanjian, Mohammed Bakrj, Tchéky Karyo, André Dussollier
Origine: Italia, Bulgaria, Francia, Regno Unito, Spagna
Anno: 2007
Trama: Anatolia. 1915. Scoppio della prima guerra mondiale. Il partito nazionalista dei «Giovani Turchi» aspira ad una grande ed egemone Turchia. Non c’è spazio più per gli oppositori politici e tanto meno per le minoranze etniche e religiose, soprattutto cristiano-armene. Gli Avakian sono un’antica, prestigiosa e benestante famiglia armena. Alla morte del loro patriarca, per continuare a vivere in pace e nel reciproco rispetto, invitano al suo funerale le autorità turche. La bella e giovane Nunik incontra l’ufficiale turco Egon di cui è da tempo innamorata. I tempi non sono dei migliori e i rapporti fra le due etnie diventano sempre più difficili. Spira aria di lotta e rappresaglie. Egon, pur essendo iscritto all’ organizzazione dei «Giovani Turchi», non ne condivide la politica razzista anti-armena. I due giovani decidono di fuggire. Il figlio maggiore del patriarca, Assadur, che vive a Padova, su sollecitazione del padre morente, ha in animo di far ritorno in Armenia e riunire tutta la famiglia. Per questo fa restaurare la vecchia masseria di famiglia, chiamata delle allodole e organizza una grande festa. Purtroppo i tempi di pace e di serenità si restringono. Giungono da ogni dove soldati con l’ordine di uccidere tutti i maschi, di qualunque età, e deportare le donne e le bambine. Inutili le mediazioni del giovane ufficiale Egon che viene trasferito sul fronte russo. Anche l’Italia entra in guerra e Assadur desiste dal suo rientro in Armenia. La famiglia Avakian viene smembrata. Tutti i maschi vengono trucidati. Nunik è costretta a partire con tutte le altre donne, comprese le bambine di cui si prende cura cercando di salvaguardarle da ogni forma di abuso e maltrattamento. Sotto la stretta sorveglianza dei soldati turchi, inizia così per le donne armene una lunga ed estenuante marcia verso il deserto. Ad Aleppo verranno uccise tutte. Nunik tenta di prostituirsi ad un soldato (Yasuf) in cambio di cibo per i bambini. Yasuf si impietosisce. Le dona dei vestiti, del cibo e le promette, nel caso in cui venisse sottoposta a torture e sevizie, di toglierle la vita per evitarle quelle orribili sofferenze. Mantiene la promessa decapitandola quando viene condotta al rogo e, a guerra finita, durante il processo, si auto accusa del delitto.
Recensione: Solo il coraggio, la bravura e l’esperienza dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani potevano realizzare questo avvincente film e rendere visibile un pezzo di storia di cui l’umanità intera, ogni società che si ritiene civile dovrebbe vergognarsi e che, ancor oggi, a di stanza di cento anni, governi e popoli negano sia realmente accaduto. I fratelli Taviani si sono più volte occupati, nei loro film, della ricostruzione di drammi storico-politico raccontandoli attraverso le vicende individuali di nuclei familiari ritenendo che la storia è fatta da persone e incide nella loro vita, si imprime nelle loro carni. Mai, però, l’hanno fatto con tanta coinvolgente passione come ne La masseria delle allodole mostrando tutta l’atrocità e il programmato accanimento ideologico del Governo dei Giovani Turchi, Unione e Progresso di Mustafà Kemal e Talaat Bey, nel perpetrare attraverso l’OS (Organizzazione Speciale il genocidio armeno, primo nella storia del ‘900 e tragico anticipo dell’Olocausto, della pulizia etnica dell’ex Iugaslavia e degli attuali atti di terrorismo e conflitti politico-religiosi con inutili e sanguinosi stragi e file immense di migranti in fuga dalla miseria e dai massacri. Il film può aiutare ad aprire gli occhi a quegli occidentali che soffiano sul fuoco dell’odierno marasma politico religioso mediorientale fingendo che i problemi etnici e religiosi di quei territori possano essere risolti ignorandoli, mantenendo le distanze o intessendo sottobanco accordi per salvaguardare propri interessi. La masseria delle allodole è tratto dall’ omonimo romanzo della scrittrice di origine armena Atonia Arsalan finalista del premio Campiello e vincitrice del premio Strega nel 2004. L’Arsalan stessa ha mutuato la storia dai racconti del nonno Antonio tramandati dalla famiglia sopravvissuta all’eccidio e rifugiatasi in Italia a Padova. Tragiche, raccapriccianti le parole della scrittrice « E così, ora dopo ora, giorno dopo giorno, si attuò la maledizione degli armeni, anche per le donne, i vecchi, i bambini della piccola città. Seminude, sporche, ammalate, affamate, abbacinate dal sole, con le trecce sudice legate alla meglio, con i vestiti a brandelli e un cencio in testa, camminarono le madri armene di paese in paese, come lebbrose, come appestate: tenute fuori dalle città che attraversavano giacevano per terra senza sapere se avrebbero trovato la forza per rialzarsi accanto ai loro bambini». Di questi crudeli episodi si hanno testimonianze dirette sia della stampa occidentale dell’epoca che dalle relazioni e interviste di diplomatici come quella dell’italiano Giacomo Gorrini, Console a Tresibonda fino all’agosto del 1915: «Nel mio distretto a partire dal 24 giugno, gli armeni furono tutti internati, cioè scacciati … accompagnati dai gendarmi per destinazioni lontane, ma ignote … Di circa 14 mila armeni, fra gregoriani, cattolici e protestanti, che abitavano Trebisonda … quando io partii non ne rimanevano più neppure cento!». Armin. T Wegner, ufficiale medico della Germania alleata della Turchia, è stato testimone oculare dello sterminio del popolo armeno documentandolo con una moltitudine di fotografie inviate in Germania e negli Stati Uniti e, soltanto a guerra ultimata, in parte utilizzate come testimonianze. Solo oggi, diffuse totalmente dal figlio, evidenziano una verità che l’attuale Repubblica turca, erede di quella di Mustafà Kemal, pur non essendo responsabile del genocidio (oltre un milione e mezzo di morti) del 1915, continua a negare e nulla fa per ristabilirla e prendere le distanze, ma la rinverdisce con il vero o presunto colpo di stato e le conseguenti reclusioni ed epurazioni di migliaia di militari, oppositori politici, professionisti, insegnanti, giornalisti.
A. C.