Regia: Vittorio De Sica
Genere: Drammatico
Tipologia: Guerra
Interpreti principali: Sophia Loren, Jean-Paul Belmondo, Eleonora Brown
Origine: Italia, Francia
Anno: 1960
Trama: Il film è ambientato nell’estate del 1943, Cesira una bella vedova con una figlia dodicenne Rosetta,decide di lasciare Roma per rifugiarsi sulle montagne vicino Fondi, scappando così dai bombardamenti, mentre i tedeschi iniziano la ritirata e gli americani risalgono il Paese dal Sud. Giunte a destinazione si rifugiano presso una famiglia che ospita anche altritra cui Michele un giovane intellettuale che fa amicizia con la donna e al quale si affeziona anche la ragazzina. Michele però viene preso dai tedeschi pochi giorni prima della liberazione costretto a mostrare loro un sentiero che li guiderà verso un rifugio oltre i monti, sfortunatamente non tornerà più da quel sentiero. Cesira e Rosetta si rimettono in viaggio per tornare a Roma. Durante il loro cammino provano a riposarsi tra le macerie di una chiesa e là vengono assalite da un gruppo di soldati alleati marocchini che le violentano. Il terribile trauma cambia Rosetta che si allontanerà dalla madre assumendo atteggiamenti provocatori e chiudendosi in un freddo silenzio. Quando passerà la notte con un camionista che le offrirà delle calze di nylon, la rabbia ed il dolore di Cesira prendono il sopravvento; la madre urlerà alla figlia ciò che ha saputo: Michele è morto. Questa notizia scuoterà la ragazzina e riavvicinerà di nuovo le due donne che si abbracceranno piangendo e forse pronte a ricominciare anche se sarà faticoso. Tratto dal romanzo di Alberto Moravia: La Ciociara (1957)
Recensione: Così come in Napoli milionaria di Eduardo De Filippo l’evento che cambia le persone è la prostituzione della figlia, delle amiche della figlia, così in La ciociara sembra quasi che tutto il primo tempo sia un’attesa di un avvenimento tragico quanto crudele: la violenza sessuale su madre e figlia in una chiesa. Così come Eduardo, De Sica e Moravia stesso, danno un messaggio preciso: questo è un punto di non ritorno, le donne sono la metafora di un Paese violato ed umiliato da una guerra che è entrata nelle case, avvilito nelle speranze, nella solidarietà, un deserto morale che il libro ed il film mettono in risalto tragicamente. Il film sfiora per la prima volta uno dei momenti più vergognosi di una guerra: lo stupro. Donne bambine e bambini “effetti collaterali” che subirono violenza sessuale dal contingente marocchino dell’esercito francese agli ordini del generale Juin, i “goumièrs” proprio nei giorni della Liberazione. Gli studi sulle violenze sessuali commesse durante quel periodo in Italia, sono ancora limitati e la stessa storiografia non ha ancora indagato questo momento anche se gli storici parlano di 3000 3500 stupri subiti dalla popolazione civile solo nell’alto Lazio. La scena della violenza è una delle più belle e drammatiche del cinema moderno, De Sica non si sofferma sulla brutalità dell’ azione, non vediamo le due donne afferrate e violentate ma proprio perché tutto è offerto all’immaginazione, dalle voci e dalle ombre, la scena diventa ancora più atroce e incancellabile nel nostro immaginario.L’opera cruda e allo stesso tempo straordinariamente poetica, tratteggia il trauma di una dodicenne che reagisce colpevolizzandosi in qualche modo, quasi volendo ritrovare quella violenza negli incontri, con gli atteggiamenti provocatori che avrà dopo con gli uomini. Michele diventa il punto di riferimento delle due donne ma anche la figura dell’italiano nuovo, intellettuale e cosciente delle sue responsabilità, del suo diritto a vivere in un Paese nuovo; Michele muore presagio forse di una società che mancherà l’appuntamento al cambiamento. Ma l’urlo di Cesira che scagliauna pietra contro la jeep degli americani quasi visti come ebeti vincitori, è l’urlo di tutti i popoli che subiscono e continueranno a subire le guerre, ma è anche l’urlo di coloro che non vogliono soccombere e restano in piedi per prendere coscienza e risvegliarsi. Sophia Loren vince nel 1962 il premio Oscar come miglior attrice protagonista.
M. P.