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Proponiamo, di seguito, una interessante tesi della corsista Anna Zeviani – Master a.a. 2017/2018

Relatore: Dott. Paolo Scafi                                                                                  

“Abbiamo incontrato la violenza domestica nello svolgimento del nostro lavoro, nelle cause in cui i servizi sociali intervenivano nelle famiglie disfunzionali per proteggere i bambini trascurati e maltrattati. Per Patricia Scotland – settima di undici figli, un’infanzia felice e protetta all’interno di una famiglia profondamente cattolica e con saldi princìpi morali – è stato l’ingresso in un mondo del quale non aveva mai nemmeno sospettato l’esistenza. Scoprire l’isolamento delle persone, il degrado e la brutalità di certe famiglie, l’assenza di un approccio coordinato e armonioso da parte dei servizi sociali che con queste famiglie lavoravano, ha avuto su di lei un impatto molto forte. Da allora, le sue scelte professionali sono state dettate dal rispetto della diversità, dalla convinzione che tutti gli esseri umani sono uguali e dal desiderio di proteggere i più deboli, i più vulnerabili: donne, bambini, minoranze.”

Il mio lavoro di tesi, scrive Anna, si prefissa lo scopo di studiare il Metodo Scotland, utilizzato nel Regno Unito per il contrasto alla violenza domestica e introdotto da Patricia Scotland, volto politico inglese (comincia la sua carriera da avvocato – barrister, ma è poi Ministro del Governo Laburista) e Presidente della Global Foundation for the Elimination of Domestic Violence (EDV GF). La fondazione lavora con governi, istituzioni ed organizzazioni per fornire personale esperto, strumenti e linee guida per il contrasto alla violenza domestica.

Con il metodo Scotland l’Inghilterra ha rivoluzionato il modo di gestire i casi di violenza tra le mura domestiche, esso si realizza attraverso le MARAC (Multi-agency Risk Assessment Conference), ossia consultazioni alle quali partecipano varie organizzazioni: non soltanto quindi i Servizi Sociali che hanno preso in carico il caso ma altresì polizia, sanità, istruzione; istituto per le case popolari; case di accoglienza per donne maltrattate e welfare. Il sistema si serve inoltre di una fondamentale figura, quella dell’Independent Domestic Violence Advisor. Questi è un professionista con la qualifica di Assistente sociale ed un corso di formazione specifico, che coordina il primo nucleo di intervento ad alto rischio. Questa figura costituisce un importantissimo sostegno alle vittime, dando supporto in udienza, coordinando i diritti di visita per i figli, facendo da tramite tra vittime e istituzioni attraverso un contatto costante con la vittima per almeno i primi tre mesi.

L’operato della Scotland, che in Inghilterra ha raggiunto grandi successi nel contrasto alla violenza domestica – le statistiche parlano di 49 omicidi di donne, vittime di violenza domestica, registrati a Londra nel 2003, contro i 5 registrati nel 2010, ed una notevole diminuzione dei costi nazionali del mancato lavoro delle donne (la Scotland ha creato anche la Corporate Alliance Against Domestic Violence coinvolgendo datori di lavoro e imprenditori nella protezione e reintegrazione al lavoro delle dipendenti abusate) – nel 2013 ha esteso i suoi buoni effetti anche in Italia. Il 31 maggio 2013 è stato infatti siglato un accordo tra l’Università degli studi Milano-Bicocca e la Baronessa Scotland con la fondazione di un progetto – l’EDV Italy Project – avente lo scopo di introdurre in Italia la missione di EDV GF, attraverso lo scambio di informazioni e buone prassi per pervenire all’applicazione del Metodo Scotland anche in Italia.

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