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Si terrà a Firenze dal 31 agosto al 3 settembre la Summer school “Sostenere la genitorialità fragile: modelli culturali e metodi di intervento” nata  dalla collaborazione tra il Master “Tutela, diritti e protezione dei minori” e l’Istituto degli Innocenti di Firenze.

“Sostenere la genitorialità fragile: modelli culturali e metodi di intervento” è il tema della Summer School ideata e nata grazie alla collaborazione tra  il Master a distanza “Tutela, diritti e protezione dei minori ” dell’Università di Ferrara e l‘Istituto degli Innocenti, nell’ambito del  Progetto Rondini che si pone come obiettivo primario garantire un valido equilibrio tra l’ospitalità di tipo familiare, le funzioni educative e il sostegno di percorsi di inclusione sociale dedicati a famiglie monogenitoriali con figli minori a carico. La Summer School, in corso di accreditamento presso l’Ordine degli assistenti sociali, e’ articolata in 4 giornate consecutive dal 31 agosto al 03 settembre 2016, e si rivolge a quelle professionalità che, a vario titolo, lavorano nell’ambito del sostegno alla genitorialità: educatori, operatori di comunità, assistenti sociali, psicologi, volontari e giovani laureati interessati ad approfondire queste tematiche.

Si tratta di  un percorso formativo intensivo finalizzato a fornire gli strumenti fondamentali al sostegno alle famiglie in difficolta’:  a partire dal riconoscimento e dall’analisi delle rappresentazioni e dei costrutti interni relativi al sostegno alla genitorialita’ e al lavoro di cura, i partecipanti avranno l’opportunità di conoscere e sperimentare tecniche differenti e strumenti di lavoro innovativi nel lavoro con le famiglie fragili e nel sostegno alla genitorialità.Ce ne parla la prof.ssa Paola Bastianoni, direttrice del  Master e responsabile scientifica del corso

Professoressa Bastianoni, come è cambiato in questi anni l’approccio al lavoro con le famiglie fragili? 


E’ cambiata soprattutto l’ottica con la quale si guardano le persone in difficoltà. Prima si interveniva come se le persone non fossero in grado, nella maggior parte dei casi, di riflettere sui propri bisogni, sulle proprie situazioni. In qualche maniera venivano in parte private di un diritto fondamentale, quello di poter partecipare alla costruzione di un progetto che riguardava la loro stessa vita. Adesso si cerca il più possibile di rendere partecipi le famiglie, stimolare una loro riflessione sugli elementi di forza, sulle proprie risorse piuttosto che sulle difficoltà che stanno vivendo. A partire dalle loro risorse reali si prova a co-costruire con loro dei progetti partecipati e mirati, che abbiano possibilità di realizzazione concrete, che si contestualizzano nel tempo e nello spazio, tenendo conto della disponibilità delle persone a partecipare a processi che li riguardano, con ruoli e compiti da portare avanti.

Durante il corso si lavorerà molto sui modelli culturali, perchè? 


In questo lavoro di sostegno è importante partire dai modelli culturali che noi, come operatori, abbiamo interorizzato. Modelli che riguardano il bisogno dell’altro, l’immagine dell’altro, il costrutto stesso di genitorialità…cosa significa per noi sostegno alla genitorialità? E “aiuto”, “relazione”, “difficoltà”, “resilienza”? Come sono stati da noi interiorizzati questi concetti? La relazione di aiuto deve passare innanzitutto attraverso una rinegoziazione dei nostri modelli culturali che assumono spesso valenze positive o negative, caratterizzate da molti giudizi che le persone che entrano in contatto con noi per essere aiutate sentono come forti barriere rispetto a loro stesse. Una volta condivisi nel lavoro con il gruppo questi costrutti possono essere ripuliti da tutta una serie di pregiudizi e di stereotipi che rallentano il processo di aiuto all’altro. Questo lavoro di “pulizia” è sempre preliminare per poter offrire alla persona che stiamo aiutanto uno sguardo diverso, una diversa prospettiva, qualsiasi siano le tecniche e gli strumenti che si utilizzeranno. Il processo di aiuto all’altro è sempre anche un processo di aiuto a se stessi. In questo senso il percorso della scuola estiva, quattro giornate consecutive, consente ai partecipanti di immergersi per un tempo non molto prolungato ma neanche troppo discontinuo in un viaggio sì da condividere con il gruppo ma anche da compiere all’interno di se.

Il corso affronterà tecniche e strumenti innovativi per il lavoro con le famiglie, può farci un esempio?


Parleremo tra gli altri dello strumento del video feedback, una tecnica molto interessante e applicata negli ultimi anni che consente di lavorare con le famiglie a partire da video registrazioni di situazioni della vita quotidiana o di giochi specifici che vengono proposti. Questo consente alle persone, rivedendosi in un momento diverso da quello in cui hanno agito e grazie al supporto di uno sguardo “esterno” di cogliere meglio cosa è avvenuto, quali azioni si sono compiute e perché, cosa poteva essere fatto di diverso in quella situazione, analizzare le emozioni sopraggiunte in quel momento, comprendere le possibilità di una trasformazione. Questo percorso aiuta in particolare chi ha più difficoltà di mentalizzazione, e quindi fa più fatica ad apprendere dalle parole, dalle restituzioni verbali. Sono strumenti che si possono utilizzare in famiglia, in situazioni protette, nei colloqui abbinati a giochi di ruolo. L’esperienza di rivedersi con qualcuno che non ti giudica ma ti aiuta a osservarti meglio, ti da suggerimenti o costruisce con te un percorso mentale cerca di supplire a quella forma di sostegno genitoriale simbolico, cura e protezione, che evidentemente è venuta a mancare e non ha consentito a questi adulti di diventare a loro volta genitori competenti.

Per info sulle iscrizioni, rateizzazione e agevolazioni per categorie speciali (studenti, volontari, gruppi …) scrivere a  mastertutelaminori@unife.it

http://www.istitutodeglinnocenti.it/?q=content/summer-school-sostenere-la-genitorialita-fragile-modelli-culturali-e-metodi-di-intervento

 Brochure di dettaglio  e la scheda di iscrizione

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