Chi cresce domanda molto perché non sa. Come sarà la giornata e il tramonto della giornata della formica? E la giornata e il tramonto della giornata della pietra? E tu, Genitore, ti senti più vicino alla formica o al sasso? Ci sono momenti o situazioni in cui ti senti formica, e altri in cui sei sasso? E chi ti cresce accanto, qualche volta ti vede più formica o più sasso? Quando?

Viviamo l’appartenenza come:

Passare dall’essere messo da parte al far parte.

Essere una parte e non il tutto.

Partecipare alla vita degli altri.

Vivere tempi e riti di partecipazione.

Essere in una vicenda che è cominciata (?) circa 4 mila anni fa.

Chi è negoziante e fa bene il suo lavoro, ha la straordinaria capacità di stimare immediatamente e con buona capacità chi entra nel negozio, sbrigando rapidamente chi ha fretta, e viceversa. Sa pesare ciascuno col giusto peso. La giusta stima fa crescere la fiducia. E chi non sa bene neppure chiedere? Ha rispetto aiuta a partire dalla sua ignoranza. Quel bravo negoziante non pretende che i clienti si comportino secondo lo standard del perfetto cliente. Korczak non utilizza uno standard che risparmi la fatica, di ognuno, del dover pesare. Il grande educatore è anche pediatra. Deve recarsi accanto a chi sta crescendo e non può rientrare in uno stampo standardizzato. Sta crescendo e la sua ignoranza va rispettata. Korczak la rispetta collocandola in un ampio orizzonte. In giorni in cui, nel ghetto di Varsavia, nessuno sapeva quanto avrebbe ancora resistito e vissuto, Korczak manteneva l’organizzazione di un piccolo giornale dei bambini e delle bambine; e di un incontro settimanale aperto a tutti, e chiamato “la borsa delle idee”, in cui un tema veniva svolto in una lista di soggetti per essere illustrato e approfondito. Questo avveniva nel ghetto di Varsavia, in pieno terrore nazista. E l’ultimo giornale stampato, prima della catastrofe, aveva l’editoriale dello stesso Korczak dedicato all’importanza di riordinare la tavola quando è finito il pasto, e di non lasciare briciole e disordine. E’l’ultima “borsa delle idee” aveva temi come l’importanza delle donne in Europa, o il ruolo di Napoleone nella storia europea.

Rispettare non è abbandonare. È accaduto nel gennaio 2020. Probabilmente nella notte fra il 23 e il 24. Una stella di David e la scritta “Juden hier” (qui abita un ebreo) sono state tracciate sulla porta di casa a Mondovì di Lidia Beccaria Rolfi (Mondovì, 8 aprile 1925 – Mondovì, 17 gennaio 1996), già deportata al campo di sterminio di Ravensbrück perché staffetta partigiana, maestra, non ebrea, e nel campo testimone del genocidio. Lidia Beccaria Rolfi è stata quindi ancora presa come bersaglio di una violenza figlia dell’ignoranza e dell’odio. Era una bravissima maestra. Ha raccontato che nel campo di sterminio, la prigioniera francese Monique la obbligò a lavarsi, a recitare Dante, a ricordare l’arte. Insomma: non stare nel brutto e nel buio. Andare verso il bello e la luce.

Nei confronti dell’ignoranza di chi cresce, il rispetto è anche, seguendo Gianni Rodari e una sua filastrocca, rispetto per la sua impertinenza. Che poi è parente stretta di ignoranza.

Filastrocca impertinente

Chi sta zitto non dice niente,

chi sta fermo non cammina,

chi va lontano non s’avvicina,

chi si siede non sta ritto,

chi va storto non va dritto,

e chi non parte, in verità,

in nessun posto arriverà.

Tu cresci e il tuo modo di manifestarti in questo mondo può ignorare la pertinenza. Rispetto la tua ignoranza impertinente e ti propongo di darle, insieme, un senso. Mario Lodi ha vissuto tutti i giorni questo impegno. Chi educa non “precede” l’allievo, ma lo segue; non organizza e non seleziona a priori lo spazio esistenziale futuro, ma propone un orizzonte a tutto campo da affrontare insieme. Esistono elementi dello spazio immodificabili, ma esiste anche la possibilità di modificare, organizzare e caratterizzare gli spazi e gli oggetti. Col dovuto rispetto.

Andrea Canevaro, pedagogista, professore emerito dell’Università di Bologna