“Raccontare storie è scendere a svuotare gli scantinati della propria infanzia” : esordisce  cosi all’incontro di presentazione del suo ultimo volume “Appunti di Geofantastica”(edito da Lavieri) l’autore Gianluca Caporaso, già autore del libro “I racconti di Punteville. Ovvero le mirabolanti cronache degli uomini che viaggiarono nelle città della punteggiatura.”

Lo abbiamo incontrato a Roma qualche giorno fa, in un pomeriggio assolato, in un piccolo anfiteatro messo a disposizione dal Cemea del mezzogiorno, nel cuore  di Torpignattara, uno dei quartieri più multietnici della capitale.


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L’incontro con Gianluca Caporaso si inserisce all’interno della manifestazione “Le città (in)visibili”, avviata il 18 dicembre nella scuola primaria C.Pisacane, sempre a Torpignattara,  in occasione della Giornata di azione globale contro il razzismo e per i diritti dei migranti, rifugiati e sfollati, che si è sviluppata nel corso dell’anno scolastico attraverso numerosi incontri:  un libro e un film al mese sul tema per (ri)scoprire insieme storie nascoste in ogni persona, in ogni strada, in ogni quartiere, in ogni città. Memorie spesso sepolte che hanno dato forma al presente e che, riscoprendole e raccontandole,consentono di collegare luoghi e storie apparentemente lontani e a capire che le nostre identità, come le culture, sono il frutto di incroci, scambi, contaminazioni; sono fatte di tanti strati che solo uno sguardo  attento sa contare e una voce autentica sa rac-contare.

Non solo. Le città, come luogo reale di incontri o spazio mentale che custodisce  memorie e identità, sono fatte di tante strade, tutte  diverse, in attesa che   qualcuno le percorra, e le attraversi, con altri occhi, altri pensieri, altre parole, che sappia cogliere la parte itinerante dello spirito dei luoghi,  raccontarla e restituirla, e che, insieme ai racconti, sappia mettere in circolazione le idee come le persone: libero movimento in libero incontro tra genti, generi e generazioni.

Da sempre poeti, scrittori e cantastorie conoscono il potere delle storie e delle parole: esse significano, sconcertano, entusiasmano, spaventano. Si infilano ordinate o si accumulano tra la pelle e il cuore, generando amore, calore, rabbia, tristezza.
O ancora, proiettano in  altri tempi o altri luoghi, reali o immaginari, esistenti o fantastici. Lo sa bene l’autore, che con i suoi  “Appunti”, giocando con le parole, narra le origini fantastiche di alcune città italiane : Terralba, la città del sole ai piedi, o Cosenza, la città senza cose.

Lo sa cosi bene che quando gli è stato chiesto, durante un’ intervista, a dicembre, in occasione della Fiera della piccola e media editoria, di raccontare la storia di Roma (città che non compare nel suo libro), giocando ad invertire le lettere “Roma/amor”, la sua risposta è stata “La città dove gli amori iniziano dagli addii.” E quando gli è stato chiesto di fare lo stesso con Parigi, ha iniziato a ripetere tra sè e sè la parola “Parisparisparisparis”. Nella reiterazione del suono, la pronuncia è diventata “spari”: a  pochi giorni dall’attentato di novembre, l’autore rivelava  l’enorme potere della parola di fare cronaca, enunciare, d-enunciare.

L’intero volume “Appunti di  di geofantastica”  da’ vita a città e a spazi accoglienti e abitabili partendo dalle parole e dal suono dei loro nomi.

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“Pretesti per raccontare storie, creare legami e saldare rapporti- spiega Gianluca Caporaso-  purchè si rispetti un patto di fiducia tra scrittore  e lettore, tra il narratore e chi ascolta: non tutto sarà vero, ma non tutto sarà falso.”

Instaurato il patto, nel tempo del racconto attraverso  mille mondi possibili e attraverso le mille sfumature della parola,  l’orizzonte del proprio pensiero si sposta con leggerezza verso altri territori, altre esistenze, altri sogni, altre parole.

Una geografia poco circoscritta quella fantastica, che “riscrive le pagine degli atlanti e dei libri di storia, fonde le immagini, ridisegna i confini, disperde le storie delle città così come le conosciamo”, e traccia le traiettorie dei viaggi, come degli esodi, verso  luoghi pensati per  aggiungere, e non escludere, favorire l’espressione  delle  pluralità, e non assimilare, custodire, e non annientare.

Il racconto di queste città com-muove.

Ve ne proponiamo una, raccontata dalla viva voce dell’autore: Metaponto, la città del mezzo ponte, dove ” i bambini di ogni dove, al posto delle figurine, si scambiano le lettere degli alfabeti”

Buon viaggio!
(di Loredana Catalano)

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