Darika solleva lentamente il chudi all’altezza degli occhi: osserva quel braccialetto rotondo, colorato in modo perfetto, e sogna per un breve momento di poterlo indossare. Proprio come fanno alcune signore benestanti del suo paese, che ne indossano diversi per ciascun braccio. In India indossare i chudi è irrinunciabile: le donne se ne adornano per essere più belle e desiderabili, più fanno tintinnare i braccialetti e più i fidanzati e futuri mariti comprendono che la donna che li indossa è ricca e disponibile a seguire in fretta il marito. Questo pensiero la intristisce. Darika non si sposerà mai. Se la donna non dispone di chudi da indossare il matrimonio non si può fare. A lei non basterebbero anni di lavoro per comprare uno di quei costosissimi bracciali che produce. Abbassa il chudi, se il padrone si accorge che si è distratta sono guai seri. Potrebbe costringerla a rimanere nella fabbrica fino a notte fonda e invece lei vorrebbe ritornare alla baracca prima che il sole tramonti del tutto. E’ lì che dorme insieme alle altre bambine come lei, sottratte alle loro famiglie che non potevano più permettersi di mantenerle, a causa delle carestie e del Covid che non aveva di certo risparmiato i loro villaggi. Molte delle sue compagne di sventura avevano perso entrambi i genitori e i parenti rimasti, temendo il contagio e le spese di mantenimento di figlie non loro, le avevano cedute a mercanti senza scrupoli, che le obbligavano a lavorare almeno dieci ore al giorno per verniciare quei braccialetti che alle donne orientali piacevano tanto. Darika, se così si può dire, era stata meno sfortunata delle altre. Lei i suoi genitori non li aveva persi. Erano rimasti a casa. Non sapevano che lei fosse andata via. O per lo meno, non lo sapevano quando era salita su quel maledetto autobus. Adesso se ne saranno accorti ovviamente e sua madre sarà disperata. Era successo quando il Covid aveva travolto la sua piccola comunità e le scuole erano state chiuse. Quello era stato un momento veramente terribile. Suo padre aveva perso il lavoro, lei e i suoi fratelli erano improvvisamente rimasti a casa e non avevano alcuna prospettiva di trovare né occupazione né alternative interessanti. La mamma non faceva che piangere e pregare. Un giorno, mentre la mamma era intenta a effettuare i suoi riti propiziatori, aveva tentato di tornare a scuola, per implorare che qualcuno la aiutasse, che le desse un lavoro, o almeno lo desse ad uno dei suoi fratelli. Era stato a pochi passi dalla scuola che aveva incontrato quell’uomo il quale, ad un gruppetto di bambini come lei, stava promettendo una breve vacanza in Jaipur. Quell’uomo aveva qualcosa di strano che non sapeva spiegare, ma era difficile resistere alle sue promesse. E poi aveva pensato che una volta in Jaipur avrebbe potuto cercare aiuto e lavoro. E magari guadagnare i soldi che avrebbero permesso a lei di raggiungere i suoi familiari, oppure di fare in modo che fossero loro a raggiungerla. Le scende una lacrima ora al pensiero di quel giorno che aveva cambiato per sempre tutto. Se non avesse creduto a quell’uomo, se non fosse mai salita su quell’autobus…. A quest’ora sarebbe ancora a casa, tra le braccia di sua madre, e non in una lurida cantina a laccare quei braccialetti che le erano sempre sembrati un sogno ed ora costituivano la sua prigione. Forse non tornerà mai più a casa. Improvvisamente il tuono di una voce maschile. Ci risiamo. Il padrone l’ha sorpresa di nuovo a fantasticare. Adesso dovrà lavorare tutta la notte. Le assesta un sonoro schiaffo in piena faccia. La pelle le brucia terribilmente, le sembra che l’orecchio si stacchi dalla testa. Le lancia un paio di irripetibili insulti e poi se ne va. Oggi è andata bene. L’ha solo picchiata, ma non costretta a rimanere lì tutta la notte. Probabilmente perché ha altri piani per quando scenderà l’oscurità. Capita a volte. Capita che il padrone scelga una di loro a fargli compagnia fino alla mattina successiva. È per questo che non l’ha punita, non avrà certo il tempo di controllare che lavori. Per fortuna il padrone non ha scelto lei. Ma non è il suo genere. Ha tredici anni, troppo grande per i gusti perversi di quell’uomo ripugnante. Si sfiora la guancia che è già diventata rossa e gonfia. La sua salvezza in quell’ennesima triste giornata. Ripensa a sua madre, alle sue statue votive. La immagina pregare per lei, per il suo ritorno a casa. Per la prima volta dopo tanto tempo prega anche lei. Prega che sua madre venga ascoltata.