Regia: Vittorio De Sica
Genere: Drammatico
Tipologia: Separazione, Conflitto familiare, Diritti dei minori, Rapporto adulti minori
Interpreti: Luciano De Ambrosis, Emilio Cigoli, Isa Poli, Adriano Rimordi, Giovanna Cigoli, Jone Frigerio, Ernesto Calindri, Giovanna Ralli, Lui
Origine: Italia
Anno: 1943
Trama: La sofferenza e la presa di coscienza della dissoluzione della propria famiglia di un bambino, Pricò, catapultato inaspettatamente, all’età di solo sette anni, in una tremenda tragedia familiare a causa dell’adulterio della propria madre. Il padre cerca di sistemare il figlio presso la zia materna che rifiuta di tenerlo. Lo rifiuta anche la nonna dove il bambino pur vive momenti di spensieratezza giocando in strada liberamente con altri bambini e vedendo in Paolina, la ragazza delle pulizie, le cure e l’affetto della mamma. Pricò si ammala e il padre lo riporta a casa. Più della febbre è divorato dal desiderio di rivedere e riabbracciare la mamma. Quando essa arriva il bimbo è felice e non vuole che riparta. Il padre, per amore del figlio la riprende in casa. Tutto sembra cambiare e il menage coniugale e familiare ritorna a rasserenarsi. Nina, la madre di Pricò respinge l’amante che tenta di riconquistarla. Il bimbo vede, capisce, soffre. Almeno per adesso, però, il pericolo di un nuovo allontanamento è scongiurato e vive momenti felici con mamma e papà al mare ad Alassio. Il padre deve tornare a Roma per riprendere il lavoro di ragioniere, ma non vuole che moglie e figlio interrompano le vacanze. Riparte da solo. Si ripresenta Roberto. Ancora una volta Pricò deve affrontare una prova troppo grande per la sua tenera età. Si sente trascurato, rifiutato. Scappa per tornare a Roma. Rischia di essere investito sui binari da un treno in transito. Viene ritrovato nella notte da due carabinieri che lo riconducono dalla mamma. Nina riparte per Roma, riaccompagna il figlio a casa a va a vivere con l’amante. Andrea sorpreso riesce a capire attraverso i singhiozzi e le complici omissioni del figlio il motivo. È distrutto! Per mettere a tacere lo «scandalo» conduce il figlio in collegio e si toglie la vita. Pricò apprende l’infausta notizia della morte del padre in collegio e quando si trova di fronte alla madre e alla vecchia governante, abbraccia con affetto la seconda e rivolge sguardi d’indifferenza verso colei che ritiene responsabile del suo malessere e del suicidio del padre.
Recensione: Il bellissimo film dell’attore e regista Vittorio De Sica è del 1943 egregiamente restaurato, nel 2000, sotto la supervisione del figlio Manuel. Esso affronta, con delicatezza, ma con altrettanto realismo, attraverso gli occhi ingenui di un bambino, l’unica vera vittima, il dissidio dei genitori, la loro separazione e il loro disinteresse nel provvedere alle cure emotive, psicologiche e fisiche del proprio figlio anticipando largamente gli artt.18 (Gli Stati parti faranno del loro meglio per garantire il riconoscimento del principio secondo il quale entrambi i genitori hanno una responsabilità comune per quanto riguarda l’educazione del fanciullo e il provvedere al suo sviluppo) e 19 (Gli Stati parti … devono tutelare il fanciullo contro ogni forma di violenza, di oltraggio o di brutalità fisiche o mentali, di abbandono o di negligenza …) della Convenzione Onu sui diritti dei minori approvata il 20 Novembre 1989. Il piccolo protagonista, come tutti i bambini del resto, guarda, osserva, soffre e giudica in silenzio, con strazio, impotente di fronte all’egoismo degli adulti, di fronte a una realtà troppo grande per la sua tenera età. I bambini ci guardanoè stato tratto dal romanzo Pricò di Cesare Giulio Viola e rappresenta l’inizio della lunga e proficua collaborazione professionale di De Sica con il giornalista e scrittore Cesare Zavattini che ne scrisse la scenografia. Entrambi sono alle prime armi. De Sica, stimato attore di teatro, alle prese con la regia mostra grande versatilità e maestria nel dirigere le emozioni di un bambino e gli attori secondo i dettami del neorealismo che si affermerà nel dopo guerra. Zavattini intraprende a sua volta, la nuova carriera di sceneggiatore cinematografico riversando tutta la sua sensibilità di scrittore e umana pietas nel descrivere la nuda e, a volte crudele, realtà quotidiana che lo porterà, sempre con De Sica alla trilogia in cui far emergere aspetti della realtà italiana dell’immediato post bellico quali il rapporto uomo-società in Ladri di bicicletta, la fuga dalle difficoltà della vita in Miracolo a Milano, i problemi della vecchiaia e della vita dei pensionati in Umberto D. Tutti temi, oggiattualissimi, a distanza di settanta anni. Il film è stato fortemente osteggiato dal perbenismo fascista, non solo per il classico triangolo dell’adulterio e il suicidio di Andrea, vissuto attraverso gli occhi di un bambino, ma perché dava della borghesia italiana dell’epoca (base del consenso al regime) un’immagine di debolezza ed egoismo.
A. C.