Proseguendo con la nostra interrogazione latouriana dei limiti dell’educazione ambientale, incontriamo un altro concetto chiave: il concetto di “attaccamento” (attachment). Se guardiamo all’universo degli attori che agiscono il cambiamento nel mondo – soggetti, oggetti, fenomeni, forze, sistemi, equilibri, saperi, etc. – ci rendiamo già subito conto delle interconnessioni che la nostra vita (di noi che prima di leggere in quest’ottica la realtà eravamo il Soggetto per eccellenza) intesse con più soggetti-altri-nonumani di quanti ne possiamo contare. Per questo abbiamo chiamato in causa il concetto latouriano di matters of concern, come realtà emergente dalla ritrovata inconsistenza di ogni separazione tra matters of fact e matters of value. Per Latour, la natura del concetto di “concern” (che in italiano potrebbe essere tradotto con “preoccupazione” e consiste, appunto, nella speciale tipologia di relazione che si crea tra soggetto umano e soggetto non umano) è quella di un “attaccamento”. In altre parole, l’attaccamento è la modalità in cui i soggetti umani sono influenzati o dipendono da un soggetto non umano. Oggetti, elementi naturali, forze, tecnologie, sono una parte tanto importante della nostra vita che contribuiscono a dare forma al suo stesso significato. Vivere una vita piena e soddisfatta significa nutrire e rinforzare continuamente, più o meno consapevolmente, queste relazioni con i soggetti-altri che ci circondano e agiscono con noi nella costruzione della nostra cultura, della nostra identità di individui e di gruppi. Possiamo pensare alle tecnologie che ci permettono di lavorare, di spostarci o di comunicare e possiamo provare a prestare attenzione alla quantità di ulteriori connessioni che creano tra noi stessi e il mondo, al reticolo di possibilità e di significati per la nostra vita contenuti in uno smartphone, in un’automobile, in un computer, e così via. Se pensiamo a questi oggetti e a tutti gli altri che assumono valore significativo come soggetti che a tutti gli effetti agiscono nel nostro quotidiano aggiungendo o togliendo valore alla nostra esistenza che condividiamo con gli altri, vediamo che attorno a questi matters of concern tante altre persone sono raggruppate per lo stesso senso di attaccamento. In un mondo sempre più connesso, il numero di soggetti umani e non umani aggregati attorno ai medesimi matters of concern oggetto di attaccamento è immenso e si intreccia a molti altri e diversi. Un esempio (tra i tanti possibili che in questi ultimi anni non mancano) è proprio quello delle problematiche ambientali: esse hanno saputo attrarre studiosi da differenti discipline, ciascuno spinto dai suoi distinti “attachments” disciplinari, verso la creazione di nuovi assetti di scambio di saperi, conoscenze e nuove tecnologie, tutto ciò attorno a un medesimo “matter of concern”, per infine produrre modelli di azione che arrivano a influenzare ogni aspetto del quotidiano di ciascuna persona. Quest’ultimo passaggio è reso possibile da altrettanti “attachments” della sfera politica e sociale – dal desiderio di mantenere lo stile di vita occidentale capitalistico ma di trasformarlo in termini di sostenibilità, a quello di preservare la propria comunità di abitanti di minuscoli atolli nell’oceano. Essendo intimamente connessi con gli interessi delle persone, gli attachments comportano spesso una grande dose di contrasto e controversia anche all’interno dello stesso ambito di preoccupazione. Gli stessi scienziati sempre più spesso divergono sulle interpretazioni delle informazioni date su “meri fatti” – a riprova, ancora una volta, dell’impossibilità di parlare di matters of fact come di ciò che indubitabilmente offre un fondamento di evidenza che indirizzi l’azione migliore. Lo stesso, abbiamo visto, può facilmente avvenire nell’ambito dell’educazione alla sostenibilità. Un aspetto radicale che abbiamo già avuto modo di vedere è quello tra i vari modelli di progettazione di programmi per l’educazione alla sostenibilità, che in modi molto diversi esprimono i diversi “attachments” per l’una o l’altra interpretazione degli scopi dell’educazione o del valore dell’apporto tecnico-scientifico rispetto a quello etico-sociale. Attaccamenti convergenti e antagonistici o mutuamente esclusivi sono costitutivamente aggregati insieme attorno allo stesso matter of concern, per cui ciascuna persona coinvolta da questo stato di preoccupazione si trova a dover costruire delle “closures”, dei piani di concordanza in cui gli antagonismi tra attaccamenti differenti riescono a convergere in piani d’azione accettabili, sebbene non perfetti o definitivi, ma che possono e devono sempre essere rinegoziati.
Nel prossimo articolo potremo vedere come si configurano gli attachments nell’esempio concreto dell’educazione alla sostenibilità, e in quelli successivi quali ulteriori strumenti possono prestarsi a superare l’impasse insita nella dicotomia educazione fact-based–educazione pluralistica.
Lorenzo Cervi, esperto di tutela dell’ambiente e collaboratore del Master