Regia: Claudio Giovannesi
Genere: Documentario
Tipologia: Accoglienza, Discriminazione
Interpreti: Alin Delbaci, Masha Carbonetti, Nader Sarhan
Origine: Italia
Anno: 2009
Trama: Uno sguardo alle vite di tre adolescenti di famiglie immigrate in Italia che frequentano un istituto tecnico di Ostia. Alin è un ragazzo rumeno che vive in Italia da quattro anni. Ha problemi a scuola coi compagni di classe e con gli insegnanti, problemi che preferisce risolvere disertando i collettivi e andando in giro con il motorino o a ballare in discoteca. Masha è una ragazza bielorussa adottata da una famiglia di italiani, dopo che il padre l’ha disconosciuta dal carcere e la madre è stata interdetta perché la picchiava. Da quando ha ritrovato contatti con il fratello Ilya, Masha non pensa ad altro che ad andare a trovarlo, ma i problemi sono tanti: dai tempi burocratici dell’ambasciata ai timori per un ritorno in Bielorussia, passando per la gelosia del ragazzo italiano. Nader è egiziano di origini ma italiano di seconda generazione. È perfettamente introdotto nella vita di periferia con gli amici e con una ragazza che ama, ma il suo atteggiamento ribelle gli crea diversi problemi coi professori e coi genitori.
Recensione: Problemi relazionali – in classe, in famiglia, con i partners e gli adulti – di adolescenti italiani di nazionalità assunta dopo la nascita e l’infanzia in altri paesi o di seconda generazione. Per un progetto di educazione cinematografica nelle scuole di periferia, il produttore Giorgio Valente ha invitato Claudio Giovannesi (da cui “Fratelli d’Italia” è scritto, diretto e musicato) ad insegnare in un istituto tecnico di Ostia frequentato da un 20% di studenti di differenti etnie. E’ nata così l’idea del documentario, per il quale il regista ha individuato tre storie di coetanei tra le più complesse e difficili incontrate. C’è il rumeno che vede i compagni di classe come ragazzini mentre lui salta volentieri le lezioni dilettandosi con biliardo e discoteca insieme ai connazionali d’origine. Dei genitori biologici di una bielorussa adottata, invece, il padre è detenuto, la madre violenta e assente. Lei ha sensi di colpa verso il fratello rimasto in patria e ricontattato dopo 7 anni, presa dai dubbi e dai timori sul viaggio per andare a fargli visita.
Infine un ragazzo di famiglia egiziana, fidanzato con una giovane locale, a casa deve lottare contro chiusure culturali e religiose.Giovannesi ne ha condiviso la quotidianità arrivando ad un’evidente naturalezza della presenza della macchina da presa e quindi alla loro spontaneità. Questo emerge in particolare nei passaggi emotivamente più intensi, relativi per lo più alle discussioni con genitori o insegnanti. A venir fuori, inoltre, è una significativa inversione del luogo comune, con una grande apertura transgenerazionale verso “lo straniero” in termini di accoglienza e comprensione, per quanto riguarda il contesto, e di contro, nei due maschi, un certo razzismo da divisione in comunità nelle frequentazioni e nel senso di superiorità e nell’odio dichiarati.