Tutti pensano che essere bambini sia facile. Sono convinti che passiamo il nostro tempo a giocare, a divertirci, che non abbiamo nessuna preoccupazione rispetto al futuro. È tutto sbagliato. Io li vedo quegli occhi dei grandi che indagano e scrutano ogni mio movimento. Sono un sorvegliato speciale. Guardano quali giochi scelgo, ascoltano come parlo, mi seguono quando cerco un amico o un’amica e spesso mi fermano prima ancora che io abbia iniziato a discutere (a volte litigare, lo ammetto, con lui o lei). E il bello è che quegli adulti hanno la pretesa di sapere e di capire tutto: se ho preso la palla per giocare a calcio allora vuol dire questo, se ho spinto Margherita allora significa quest’altro, se oggi ho dato un morso a Lorenzo, allora bisogna stare attenti perché domani gliene darò due…
Nessuno prende mai in considerazione che se ho preso la palla è semplicemente perché avevo voglia di farlo; e se anche in questo momento giocare a pallone mi piace molto e sono anche piuttosto bravo, questo non significa che vorrò farlo per sempre. Perché devono correre ad iscrivermi a calcio, comprarmi mille palloni di colori diversi? La palla ce l’ho tutti i giorni, a casa e a scuola. Forse, nel mio tempo libero, avrei preferito provare qualcos’altro, magari tennis, o atletica, o danza.
E anche la storia dei litigi e dei morsi francamente ha stufato. Noi bambini litighiamo tutti i giorni. Non saprei come spiegarlo, ma ci capiamo meglio quando litighiamo che quando giochiamo senza azzuffarci. Perché quando siamo lì tranquilli con i nostri giochi, molto spesso siamo ognuno per conto proprio. Quando invece litighiamo siamo insieme. Non c’è una reale volontà di fare male, ma di farci capire, di riconoscere noi stessi, questo sì. E quando siamo proprio sul più bello, ecco che arriva un adulto a dirci che non si fa questo e non si fa quello. Bella forza. Gli adulti litigano tutti i giorni, dicono parolacce, si menano e nessuno dice loro niente solo perché sono adulti. L’altro giorno ho dato un morso a Lorenzo perché non aveva capito che volevo giocare con lui. Mi spingeva via e io mi sono arrabbiato. Mi sono arrabbiato così tanto che, senza che me ne accorgessi, mi sono avvicinato a lui sempre di più, fino a quando il suo braccio è arrivato vicino alla mia bocca. Ma Lorenzo lo sa che io non volevo fargli male. La mia arcata dentaria sul suo braccio è il segno del nostro confronto, un po’ come se lui adesso avesse una piccola parte di me stampata addosso. Con tutti i tatuaggi che si fanno i grandi per ricordarsi di un mucchio di cose, non vedo quale sia il problema. E invece mi è toccata una filippica che non finiva più e mi hanno anche detto che, invece dei morsi, devo imparare a dare i bacini. Macché bacino? Io la conosco bene la differenza tra un morso e un bacino.
Più vivo in questo mondo e più mi convinco che noi bambini dovremmo semplicemente essere lasciati liberi di essere. Di essere quello che siamo, e anche di provare ad essere ciò che non siamo. Liberi di parlare, di giocare, di litigare, di annoiarci, di stupirci di ciò che siamo in grado di costruire dopo un pomeriggio passato a convincerci di non avere nulla e di non saper fare nulla.
È un po’ così che sogno il mio mondo. Libero. Libero di fare niente, che in realtà significa libero di fare tutto. Basta con i pomeriggi organizzati, basta con le feste di compleanno a tema, con quel noiosissimo animatore che ci propina i soliti balli di gruppo uguali in tutte le feste. Non hanno ancora capito che noi bambini ci badiamo da soli? Basta con il lavoretto prestampato a scuola, basta con le foto ad ogni passo che compio, anche quando piango. Ma lo volete capite che se piango non voglio essere fotografato? Voglio essere preso in braccio.
Smettetela di fare pronostici sulla nostra vita, sul nostro futuro, su ciò che siamo e su ciò che non siamo. Accoglieteci ogni giorno, perché ogni giorno per noi è quello giusto per iniziare qualcosa di nuovo, per ripescare qualcosa di vecchio, per decidere se quello che vogliamo lo vogliamo ancora o non lo vogliamo più. Non sono i discorsi che fate tutti i giorni voi adulti? E perché, per noi bambini, dovrebbe essere diverso?