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Di seguito la descrizione del corso: Psicologia della devianza che terrà, nel Percorso Comune, Patrizia Patrizi – Docente di Psicologia Sociale e Giuridica – Università degli Studi di Sassari
Anche i minori commettono reati che, in molti casi, rendono necessaria l’azione penale. Le statistiche, inoltre, ci mostrano la correlazione positiva tra l’aver commesso in passato almeno un reato e il rischio di recidive. Il sovraffollamento delle carceri, inoltre, unitamente alle difficoltà dei processi di recupero e di reinserimento sociale, portano a ritenere che, probabilmente, esista un tassello non ancora sufficientemente considerato ed approfondito.
Nella lunga storia del diritto italiano ed internazionale è innegabile come i procedimenti civili e penali siano stati per lungo tempo incentrati sul reato commesso e sul danno inferto, commisurando pertanto la pena alla necessità di risarcimento sociale; questa giustizia della bilancia e della spada, come sottolinea Filomena Albano, l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, ribadisce come il reo sia responsabile per qualcosa, tralasciando l’aspetto fondamentale della responsabilità che il reo possiede nei confronti di qualcuno, la vittima, colui, colei o coloro che hanno subito il danno, l’ingiustizia, il patimento.
La vittima è stata per lungo tempo, fino all’emanazione della direttiva 2012/29/UE, la “grande assente” all’interno dei procedimenti penali: interrogata, valutata nella sua attendibilità, utilizzata come strumento per sentenziare la giusta pena, non è stata considerata nel suo bisogno di essere ascoltata autenticamente, accompagnata in un percorso di rielaborazione del suo vissuto e di costruzione di una necessaria resilienza. Ma, da questo punto di vista, anche per il reo è necessario considerare una possibilità di ascolto e di confronto che non siano centrati solo sull’analisi del danno e sulla quantificazione della pena, bensì sull’analisi del danno emotivo, della frattura relazionale che il reato ha causato alla vittima, intendendo con questo termine non unicamente chi ha subito il danno, ma anche i suoi familiari.
Il D.Lgs 2 ottobre 2018 n. 121, introducendo il nuovo ordinamento penitenziario minorile sottolinea, all’art.1. che “l’esecuzione della pena detentiva e delle misure penali di comunità deve favorire percorsi di giustizia ripartiva e di mediazione con le vittime di reato”.
Il concetto di giustizia ripartiva è meno innovativo nel nostro Paese di quanto si pensi: essa viene praticata già da diversi decenni, eppure non è ancora supportata da una disciplina specifica. Essa si basa su buone prassi, su un approccio dialogico e relazionale, una mediazione sociale che nascono da un’analisi profonda del comportamento deviante, non a partire dalle cause che lo hanno indotto, ma dagli esiti. Come sostiene H. S. Becker (1963), “non sono le motivazioni devianti che conducono al comportamento deviante ma, al contrario, è il comportamento deviante che produce, nel corso del tempo, la motivazione deviante”. Per i minori il rischio di interiorizzare schemi mentali ed un’idea di Sé come persona senza null’altra possibilità che l’essere deviante è molto elevato. Spezzare questa ricorsività priva di sbocchi positivi è l’obiettivo della giustizia ripartiva, coinvolgendo il reo e la vittima, ma anche tutti i servizi deputati al loro accompagnamento (servizi sociali, neuropsichiatria infantile, tribunale, etc.) perché la rottura relazionale che il reato ha causato possa, con un tempo e mediazioni adeguati, essere in qualche modo ricucita. Fornire a chi ha commesso un reato la possibilità di riparare al danno inferto, senza nessuna pretesa di cancellare l’evento in sé, ma mettendosi in ascolto della sofferenza della vittima per esprimere il suo vero pentimento, costituisce la vera possibilità di cambiamento. Per la vittima, l’opportunità di confrontarsi con il reo, contemplando la possibilità del perdono, equivale all’opportunità di non identificarsi con l’evento doloroso, ma di ripartire da quell’evento e, da lì, ricostruire una nuova esistenza.
Il modulo si pone come obiettivo fondamentale quello di riflettere sull’ampio tema della giustizia ripartiva, partendo anche dall’analisi di contesti all’interno dei quali essa viene applicata, percorrendo i principali contributi teorici e bibliografici rispetto al tema della devianza, per poi orientarsi verso il tema del conflitto, molto vicino peraltro al mondo dei minori fin dalla più tenera infanzia, e sull’importanza di non operare una rimozione delle opportunità di conflitto, ma di educare i bambini, ed i minori in generale, ad accogliere il conflitto per poi poter comprendere ed esercitare la possibilità di riparare.