Il cyberbullismo nel nostro paese è ancora un fenomeno contenuto, anche se ci sono degli elementi che inducono a “non abbassare la guardia”: in particolare il fatto che si stia abbassando l’età delle vittime e dei bulli, dato l’accesso sempre più precoce agli strumenti digitali. A sottolinearlo è Marco Innamorati, psicologo e docente presso l’università europea di Roma, nel corso del convegno di due giorni, organizzato presso l’ospedale Sant’Andrea di Roma, in occasione della giornata mondiale sul suicidio.
“Mentre in America diversi studi ci dicono che i ragazzi che subiscono bullismo elettronico sono molti, dal 20 al 40 per cento, del campione intervistato in Italia il fenomeno è ancora contenuto – spiega l’esperto – Nel nostro paese sono circa il 2 per cento gli adolescenti che dicono di aver subito violenze tramite internet, contro l’11 per cento dei ragazzi che subiscono il bullismo classico. Ma non per questo il fenomeno non merita attenzione”. Secondo Innamorati gli atti di bullismo elettronico si compiono in particolare tramite i social network e le chat. ” Ci sono diversi studi che ci dicono come il cyberbullismo cresca con l’età, perché crescendo i ragazzi hanno maggior accesso agli strumenti elettronici senza la supervisione degli adulti. Di contro però, vediamo anche che si sta abbassando l’età delle vittime e dei bulli, perché per esempio si accede a strumenti come il cellulare in età sempre più precoce”.Vittime del cyberbullismo sono in particolare le ragazze. ” Le ragazze subiscono maggiormente questa forma di violenza elettronica – aggiunge Innamorati – E questo preoccupa. C’è uno studio americano, svolto su 15mila ragazzi che spiega anche il legame tra il cyberbullismo e il rischio suicidio: tra le vittime, infatti, circa il 12 per cento riportava un sentimento di tristezza e il 12,4 per cento l’ideazione suicidaria. Questo ci dice che le vittime sono particolarmente a rischio, anche perché ricevere sms o messaggi sui social continui e ingiuriosi è vissuto dai ragazzi in maniera particolarmente stressante”. L’altro rischio è che i ragazzi che subiscono violenza si trasformino essi stessi in bulli, “nel cyberbullismo è soprattutto l’anonimato che favorisce comportamenti violenti e persecutori – aggiunge Innamorati – e succede spesso che chi subisce questo tipo di comportamenti poi si trasformi in un cyberbullo come tentativo di esternalizzare la propria sofferenza. Quello che serve è intervenire nelle scuole, formando e informando gli insegnanti su questo fenomeno, rispetto al quale il nostro paese per ora può dirsi ancora protetto, ma su cui non bisogna in nessun modo abbassar la guardia”.
Fonte: Redattore Sociale (Wel/ Dire)
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