Uno sguardo sul libro
La Buca, di Emma AdBåge, per Camelozampa, con la traduzione di Samanta K. Milton Knowles
Ecco un libro assolutamente dalla parte dei bambini. Ma non di tutt*. Solo di quell* che hanno piacere a sporcarsi le mani, ma anche teste e ginocchia, curiosi della natura, e che abitano corpi vivi e vibranti. Mi riferisco a La Buca di Emma AdBåge, uscito per Camelozampa con la traduzione di Samanta K. Milton Knowles che, dopo essersi aggiudicato il Premio August nel 2018, è vincitore fresco del Premio Andersen 2020 come Migliore libro 6/9 anni. Immergiamoci nella storia.
Se apriamo e guardiamo insieme copertina e quarta de LA BUCA abbiamo i tre soggetti principali della narrazione, e le loro prossemiche relazionali, davanti.
Un gruppo di bambine e bambini immersi nel piacere del gioco, che emanano un forte senso di attenzione, passione. Senza distinzioni, apparenti, di genere.
La natura, in cui i primi sono immersi in perfetta armonia.
Gli adulti, di cui intravediamo solo dalle scarpe alle anche posti sul limitare.
I bambini si guardano e guardano la natura. Si osservano. Sono immersi negli infiniti giochi del giocare.
La natura li accoglie, offrendo a tutte e tutti differenti possibilità di esperienza.
Gli adulti guardano i bambini. Li osservano. Giocano il gioco dei controllori.
Una volta aperto il libro, superato il foglio di guardia, Emma AdBåge ci presenta subito la protagonista, aprendo ad una narrazione interna che facilita l’immedesimazione.
Questo l’incipit << Nel cortile della nostra scuola, dietro la palestra, c’è una buca. Noi la chiamiamo la Buca. >>.
Dietro. Dove accedono i piccoli dopo aver varcato un doppio confine.
Fisico, in quanto luogo nascosto agli occhi di chi non è interessato al piacere del gioco.
Temporale, in quanto è possibile accedervi solo tra le due campanelle.
Varcato il confine si giunge ad una buca che è assorta ad un’identità propria meritando addirittura la maiuscola.
Perchè nella Buca ognuno ha il proprio spazio << Non bisogna neanche giocare per forza allo stesso gioco, tanto c’è spazio per tutti.>> secondo un perfetto principio, naturale, di autoregolazione e autoregolamentazione.
Perché nella Buca si possono fare infinite esperienze in quanto << E’ piena di salite e di discese, di rami e di sassi, e in un punto c’è del fango giallo che non finisce mai! Una volta Vibeke ha provato a scavare per tutto l’intervallo, ma il fango non finiva mai!>> .
Ed ecco come un particolare della AdBåge ci riporta alla curiosità scientifica, totalizzante, della fame di scoperta, di comprensione delle stesse regole di funzionamento della natura.
E come ogni luogo magico ha all’interno un posto ancora più segreto, un cuore pulsante: la Grande Radice. Luogo che ha meritato addirittura con una doppia maiuscola!
Perché << Lì si può giocare a qualsiasi cosa : a mamma orsa, a capanna, a nascondersi, al negozio… a tutto!>>. In cui il tutto ci conferma che si tratta di un luogo del possibile e dell’impossibile. Dell’imperfetto affabulativo dove è possiamo essere altro, altri. In luoghi e tempi infiniti.
Più del testo, essenziale, puntuale e mai didascalico, sono le illustrazioni a raccontarci di questa relazione.
I corpi stessi delle bambine e dei bambini paiono cesellati con la Grande Radice, ed in generale con tutta la Buca.
La AdBåge armonizza le figure dei piccoli protagonisti con le forme ed espressioni della natura in un proprio equilibrio estetico.
Colpisce la capacità di rendere la fluidità di movimento, i corpi attivi sempre in cerca.
Corpi in perfetto contrasto con quelli delle illustrazioni che li ritraggono nella classe al chiuso.
Ed hanno ragione i piccoli protagonisti a cercare uno spazio nascosto da occhi adulti.
Perché i grandi non possono accettare di essere estromessi. Prima provano con le buone, quasi teneri nel loro proporre degli inutili diversivi. Al riguardo trovo meraviglioso lo sguardo della protagonista che li osserva quasi senza capire la logica nel loro proporre palloni e altalene come alternativa.
Ma contro un luogo che ha meritato una maiuscola, dove esiste la Grande Radice, doppia maiuscola, e dove può essere fatto di tutto…non c’è possibilità di confronto. E’ una lotta persa in partenza.
Ed ecco che il mondo adulto prende al volo la ghiotta occasione di una bambina che inciampa, mentre è a scuola, e nella persona di Eva tenta la carta della sicurezza,
<< Dicono che non ci dobbiamo giocare, perchè si può morire. “O come minimo cadere e farsi del male!” dice Eva.>> Eva che ha, appeso al collo, tra l’altro, quello che sembrerebbe un fischietto…
Ma con la logica non si scherza. Da una parte la Classe mette in evidenza come la loro compagna si sia fatta male in classe e non nella Buca. Dall’altra anche la nostra narratrice racconta che anche lei si sia fatta male una volta. Ma era nella stanza dei cuscini ( un luogo tutto minuscolo). Ed è stato perché un compagno le è caduto addosso. E non era nella Buca. Bensì in uno spazio a norma, costruito appositamente per i bambini. Perché per la Classe il problema è chiaro, non si tratta di sicurezza. Il fatto è che <<Gli adulti odiano la Buca.>> (1).
E la nostra Eva? << Stringe le labbra e si gira dall’altra parte. “ La buca è comunque pericolosa” borbotta.>> Ecco, di fronte alla logica ci si gira dall’altra parte. Perchè se si da, concede?, potere ai piccoli bisogna anche saper stare sulle possibile conseguenze. In cui l’adulto viene messo in discussione rispetto al proprio ruolo, soprattutto nella sfera del controllo.
L’escalation a cui assistiamo è tanto da manuale quanto verosimile (2). Eva approfitta del suddetto incidente per vietare l’accesso alla Classe alla Buca e spedirla in cortile a far giochi non pericolosi e coi palloni bucati. Perché il gioco è possibile se sta nella sfera del game, ossia ordinato e ordinante, che permette apprendimenti, e non nel play, come gioco che crea cambiamento, continua trasformazione, incontrollabilità (3).
Anche qua le illustrazioni dalla AdBage mostrano ancora di più i differenti esiti degli spazi sui corpi dei bambini. Attorno a loro il grigio diventa spazio vuoto che li accerchia come in una riserva, vicini tra di loro e privi di forze.
In nessuna tavola traspare una vicinanza relazionale, che sia fisica o verbale tra gli adulti e i bambini, qui si manifesta nella posizione dei corpi e nelle direzioni degli sguardi. Adulti appoggiati, spesso eretti, sul confine della riserva, da cui osservano, organizzano, comandano.
La Classe risponde al divieto cercando un altro limite che possa offrire quel “tutto” potenziale. Ed è il Bordo della Buca a diventare quel trampolino, fisico, immaginativo e contemplativo dove << Continuano a venirci cose da fare (…).>> e che dopo poco << (…) è tutto consumato>>. In contrasto coi giochi proposti dagli adulti, poco vissuti, capaci di spegnere, contenere, indirizzare.
Ma questo moto resistenza creativo e non violento, come possiamo immaginare, non può essere tollerato.
E così, una mattina di un lunedì, la classe scopre che la Buca ha perso la sua identità, diventando la buca. Tutto minuscolo.
E’ stata fatta riempire trasformandola in un luogo dove << Si può solo camminare diritto!>>. Infatti, se appiattiamo tutto, lo livelliamo, si può solo camminare diritto, appunto, senza rischi e non c’è più scoperta, apprendimento, divergenza(4). Ed questa la proposta di gioco e relazione. Uno spazio controllabile, perché non ha asperità in cui nascondersi allo sguardo. Definibile a priori, nelle forme di gioco vista il mancato potenziale di apportare modifiche fisiche e mentali. Uno spazio in cui il rischio è stato eliminato e la comunità, appiattita, non ha potere di ridefinirsi e mutare (5).
Per la seconda volta la AdBage ci mostra bambine e bambini in posizione statica, uno vicino all’altro come a consolarsi davanti al dramma, con le braccia non più operose ma abbandonate lungo i fianchi, oppure nell’atto di consolarsi o consolare. Gli adulti? Assenti.
Fortunatamente la Classe non si perde d’animo e trova un’altra soluzione, sempre nella strada della creatività e della non violenza.
Come abbiamo visto La Buca ci accompagna verso innumerevoli letture. Nella sua essenza, e questo penso debba essere protetto, risulta un inno alla vitalità, alla ricerca del piacere, alla capacità di resistere contro chi cerca di controllare le necessità di scoperta che il nostro corpo richiede. A noi adulti rimane la necessità di interrogarci dove vogliamo stare. Fuori, attorno, dentro la Buca?
Per approfondire
Possibili fasce d’età: lettura autonoma dai sei anni o appena il bambino/a padroneggia la lettura. Lettura accompagnata dai quattro/cinque anni
Bibliografia e commenti
Questo passaggio testuale meriterebbe un’analisi approfondita che non può trovare in una breve recensione il suo spazio. E’ sufficiente però mettere in evidenza come La Buca richiami il sempre più annoso problema del rapporto tra i grandi e l’infanzia, le particolari simbologie e percezioni sociali, gli spazi e le priorità che il mondo adulto riserva, concretamente, ai piccoli. Per un primo studio sugli immaginari di infanzia suggerisco Milena Bernardi, Infanzia e metafore letterarie. Orfanezza e diversità nella circolarità dell’immaginario, Bononia University Press 2009
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Enrico Euli, Dilemmi e diletti del gioco, La Meridiana Edizioni
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Enrico Euli, Dilemmi e diletti del gioco, La Meridiana Edizioni
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Gregory Bateson, Verso un’ecologia della mente, Adelphi
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Roberto Esposito, Bios, Einaudi
Piccole curiosità
Alcune motivazioni dei premi vinti:
Premio August 2018
“Un vitale inno al gioco libero, che trascende le preoccupazioni sulla sicurezza e le sabbiere omologate.
Con umorismo e un incredibile uso delle immagini, la AdBåge dimostra che la fantasia germoglia nel non
sorvegliato, nel selvaggio. Nessun libro sulla grigia vita scolastica è mai stato così colorato!”
(Giuria del Premio August)
Premio Andersen 2020
Per una rappresentazione vivacissima e vera dell’infanzia, dei suoi bisogni e dei suoi desideri. Per raccontarci in modo piano e garbato come spesso gli adulti siano incapaci di comprendere il mondo dei bambini. Per la bellezza di illustrazioni di grande efficacia e freschezza narrativa.
(Giuria del Premio Andersen)
https://www.andersen.it/miglior-libro-6-9-anni-2020/
Breve riassunto dei premi vinti dal libro
- Vincitore del Premio August “Miglior libro per bambini e ragazzi” 2018
- Vincitore del Premio dell’Associazione svedese dei commessi librai “Il tuo libro – La nostra scelta” 2018
- Vincitore del Premio culturale “Piuma D’oro” – Barometern Oskarshamns-Tidningen 2019
- Premio Andersen 2020 come Miglior libro 6/9 anni