Il dott. Lancini dell’istituto Minotauro di Milano su YouTube racconta: “Quando studiavo, il mio professore diceva: “Studia bene il significato simbolico dei motorini e il sesso, sono gli argomenti che ogni professionista che vuole lavorare con gli adolescenti dovrebbe conoscere e non passeranno mai di moda”. Oggi, dice Lancini “Ce ne fosse uno che mi parla di motorini o di sesso! Se lo fa, lo fa per compassione dei miei attestati …”. Lo dice in modo ironico ma fa riflettere.  Come è variato il rapporto con il sesso per le adolescenti e gli adolescenti di oggi? Dal mio piccolo osservatorio, tanto e, spesso, è ben coperto (non per sentimenti di colpa come ai tempi di Freud), è come velato da vergogne paralizzanti per non essere all’altezza, da sicurezze ostentate, idealità, pornografizzazione dell’immagine e delle aspettative, paroloni, etichette e traguardi che una volta raggiunti diventano semplicemente depennabili…

“Sa dottoressa, pensavo di essere asessuato, guardavo i porno nel lockdown e poi vedevo le mie compagne on line e poi anche in presenza e …non mi si smuoveva nulla! Mi vergognavo, solo ora che ho trovato una ragazza reale con cui sto bene mi rendo conto che non sono asessuato. Per fortuna si muove…! Forse abbiamo bisogno di trovare un marchio per tutto quello che sentiamo e questa era quella più simile? Adesso capisco meglio perché ci avevamo riflettuto … su cosa intendevo io con asessuato…mi aveva colpito molto e in effetti mi faceva sentire meno imperfetto e meno difettoso!”

“Io sono frigida dottoressa. Cosa intende? Io non vengo. Cioè? Io non so fare squirting e quindi è evidente che non vengo. Si vede proprio…manca il mio orgasmo. Nei porno le ragazze lo hanno l’orgasmo e si vede, lo fanno. Me ne ha fatto vedere uno il mio ex e io allora ho deciso di mollarlo e che non mi interessa fare sesso, non voglio che qualcuno dica che sono rotta lì e ormai l’ho già fatto per cui…”

“Dottoressa ho visto la puntata di Skam Italia (2018) e ho capito. Ho un problema e non ne ho mai parlato a nessuno. Adesso vedendolo mi è venuto il coraggio di dirlo a lei, ma mi vergogno tanto. Anche io soffro di ipoplasia peniena come Elia. Cioè? Cioè ho un micropene, di sicuro! Di sicuro ce l’ho micro a riposo e allora forse come lui meglio non mi faccia vedere tanto…quella è una serie le ragazze lo capiscono, tutti lo aiutano …ma nella vita reale mica funziona così no?! Potrei avere un rapporto ma solo se sto dietro così almeno non mi vedono…”

Alcune cose sono cambiate. Le informazioni ai ragazzi giungono spesso molto presto, a volte attraverso porno non adatti alla loro età, spesso senza nessun adulto o amico che possa fare riflettere su tale fonte di informazione. Non adatta perché non è reale, è studiata a tavolino, nelle luci messe apposta, nelle inquadrature scelte (spesso i/le ragazzi/e non ne tengono sufficientemente conto, anzi non ci pensano proprio e vi si paragonano prendendo tali fonti con una sorta di idealità che se non raggiungibile porta a un forte senso di fallimento e vergogne) e per la violenza dell’immagine per chi non è pronto (per questo sarebbero vietati fino ai 18 anni). Ma internet, lo sappiamo, ha fatto sì che essi arrivino alle nuove generazioni molto prima. Davanti a prestazioni così eccessive e sproporzionate in tanti sensi come è possibile reagire per un ragazzo/a?

Il nostro sistema è fatto (teoria polivagale) in modo da poterci proteggere per cui può scattare automaticamente in tre modalità:

  • Attivazione simpatica tramite reazioni di attacco o fuga (guardando tantissime immagini oppure evitandole proprio);
  • Attivazione parasimpatica (ritirandosi e deprimendosi completamente);
  • Oppure in modo ventro-vagale: cercando interconnessione con gli altri: adulti, amici, ginecologi, urologi (che vengono purtroppo considerati ancora oggi molto poco dai giovani rispetto ai consulti ginecologici) o psicoterapeuti per chiedere un confronto e un aiuto.

Tutti noi abbiamo questi tre sistemi. Certo, il ventro-vagale è il più utile e in “alto nella scala” ma le prime reazioni istintive sappiamo essere le altre due. Per questo diventerebbe importante interrogarci come adulti su come affrontare il tema sesso con i nostri ragazzi in famiglia e nelle scuole per creare dialogo e ascolto attivo, accogliendo tutti i vissuti senza etichettare a priori ma ampliando i concetti. I nostri ragazzi sanno tutto sulla carta; ai nostri tempi si potevano recuperare giornalini o video porno (spesso dai cassetti dei padri); oggi con estrema facilità sempre dai cellulari dei padri i ragazzi raccontano di avere preso i primi filmati porno e poi magari trovando la linea aperta continuano a vederli.  Per questo, ritengo sia importante riflettere e porsi il problema del sesso prima di dare un cellulare o connessioni aperte a un bambino delle elementari o ad un preadolescente. Sappiamo già che entrerà in contatto con questa sfera prima di darglielo, per cui potrebbe essere importante affrontare in modo adeguato la questione.

Ricordo una madre che pubblicò on line una coraggiosa lettera per il figlio tredicenne prima di regalargli il cellulare, tra le avvertenze scriveva: “Non inviare e non chiedere foto delle tue parti intime o di quelle di qualcun altro. Non ridere, oggi lo so ti fa sorridere e pensi non lo faresti mai. Un giorno sarai tentata di farlo. Ricordati che è rischioso e potresti pentirti. Il “cyberspazio” è vasto e più potente di te. Ed è praticamente impossibile far sparire le cose da questo spazio”.

Che altro potremmo dover affrontare se diamo un cellulare o l’accesso internet ad un preadolescente rispetto al tema sesso?  Ad esempio:

E se invece il/la ragazzo/a posterà la foto intima? Che atteggiamento avere? Se mai ti fiderai di qualcuno/a e invierai foto intime e la persona la pubblicasse cosa faresti? Come pensi che ti sentiresti? Sai che sarebbe un reato se qualcuno lo facesse? Ma una volta che ci sarebbe il danno che hai subito sappi che a me potrai raccontarlo. Certo mi dispiacerebbe molto, ma a volte potrebbe capitare…Conosci qualcuno a cui è successo? Conosci il caso di Tiziana Cantone? Oppure?

Ti verrà la tentazione di vedere filmati non adatti alla tua età, te li potrebbero girare o fare vedere dai loro cellulari, forse sarebbe meglio parlarne con qualcuno di cui ti fidi poiché tali filmati mostrano cose anche molto false, ad esempio secondo te? Essendo film, che cosa intendo secondo te?

Potrebbero mandarti filmati di ragazzine o ragazzini in situazioni di intimità o che mostrano parti intime. Anche se avrai la tentazione di condividerle in gruppi o con amici non condividerle mai: è importante che quando ti daremo il cellulare tu abbia ben chiaro che questo costituisce un reato. Ma come anche solo inviarle? Mica le ho fatte io? Invece guarda qui…è proprio punito per legge anche chi le diffonde. Parlane subito con un adulto di cui ti fidi e chiedi su questo ciò che vuoi.  Tu cosa pensi? Perché ti dico questo?

Di che altro tenere conto quando diamo accesso a internet o regaliamo il cellulare ad un preadolescente? Cosa aggiungereste? Spesso mi chiedono qual è per lei l’età giusta in cui regalare il cellulare a mio/a figlio/a. Forse potremmo trasformare la domanda in:

di cosa dovrei essere pronto/a a parlare a mio/a figlio/a prima di regalarglielo? Direi che è un tema su cui ogni caregiver dovrebbe interrogarsi, conoscersi a fondo, conoscere i propri imbarazzi, ciò di cui farebbe fatica a parlare e i propri tabù e stereotipi poiché non è un regalo neutro l’accesso ad un telefonino ma prevede responsabilità importanti che il/la ragazzo/a avrebbe il diritto di conoscere per muoversi al meglio in tale area.

Per approfondire:

-Matteo Lancini in Dialoghi solitari. Perché gli adolescenti con-dividono e non con-vivono? https://www.youtube.com/watch?v=wPLE67gr6Jc

-Porges S., La teoria polivagale. Fondamenti neurofisiologici delle emozioni, dell’attaccamento, della comunicazione e dell’autoregolazione, Giovanni Fioriti Editore, 2014.

-Skam Italia, 2018 in produzione, regia L. Bessegatto, Tim Vision – Netflix.

-Lettera di una madre per figlio tredicenne

https://www.huffingtonpost.it/janell-burley-hofmann/al-mio-tredicenne-un-cont_b_2423086.html

Licia Barrocu, psicologa psicoterapeuta