Pubblichiamo la tesi “Parlare per immagini: Rappresentazioni di morte con gli adolescenti” di Emanuela Santinelli, vincitrice ex aequo della Borsa di Studio “Sara Cesari” a.a. 2021-2022.

L’obiettivo della ricerca svolta è stato quello di conoscere e indagare le rappresentazioni concettuali sulla e della morte di un gruppo di adolescenti.

Oggi più che mai l’era della contemporaneità, dell’edonismo e della ricerca della felicità ad ogni

costo rigetta, rifiuta, stigmatizza il concetto di Morte e tutto ciò che ruota inevitabilmente intorno ad esso. Rimuovere la narrazione della e sulla Morte dagli scenari della vita quotidiana sembra infatti essere diventata una difesa collettiva contro la paura, l’angoscia della perdita, la consapevolezza dell’ineluttabile caducità della vita e, soprattutto, l’eredità che l’esperienza di Morte ci lascia e ci impone: affrontare la sensazione di un vuoto che, in assenza di voce e di parole, appare indicibile.

E proprio questa indicibilità, relegata ad un’esperienza individuale del dolore e al margine di un

silenzio assordante, annichilisce, anzi, nega la possibilità di accogliere e trasformare la sofferenza.

La negazione della suddetta possibilità diventa in adolescenza – età di per se stessa particolarmente delicata e culla di cambiamenti e nuove consapevolezze ontologiche – seme di grande disagio e fonte di ulteriore malessere.

E’ fondamentale quindi che l’adulto sostenga e aiuti l’adolescente ad educare il suo pensiero alla

morte invitandolo a familiarizzare con essa, traducendo i suoi vissuti.

La traduzione, perciò, si fa parola, narrazione, traghetto tra mondo interno ed esterno e potenziale

fattore protettivo nell’elaborazione di un eventuale lutto. Per compiere questa precipua funzione,

tanto difficile quanto essenziale, l’adulto – ancor meglio se nelle vesti di educatore ed insegnante–

è chiamato a conoscere, in primis, le rappresentazioni concettuali degli adolescenti di oggi sulla e

della Morte e, in secondo luogo, a promuovere un terreno fertile per dare spazio e Voce a tali

rappresentazioni. Sulla scia di indagine di quest’ultime, in un’esile ma densa di significato

“raccolta dati qualitativa”, il presente lavoro cerca di illustrare – in una sorta di mappa concettuale-lessicale e metaforica – le “raffigurazioni cognitive” sulla e attorno al concetto di morte dei ragazzi e delle ragazze della classe V di una scuola secondaria di secondo grado della bergamasca.

Nell’indagine si è ricorso all’immagine virtuale quale espediente per avvicinarsi al loro mondo di

pensieri e per facilitarne la loro traduzione verbale, nella preservazione del loro bagaglio emotivo.

Riformulando le parole di Vyigotskij, l’immagine virtuale e la sua riproposizione linguistica sono

stati gli artefatti culturali in grado di osservare da vicino la punta dell’iceberg delle loro

rappresentazioni sulla morte influenzate, plasmate, inibite o amplificate dalle loro esperienze di vita e dall’evento tragico e inaspettato a cui l’inizio della pandemia da Covid ha dato gli infausti natali: il suicidio di un loro compagno di classe.

Appellandosi agli studi e al contributo di diversi autori ed illustrando e argomentando i diversi step

della piccola ricerca – in un’esposizione che contempla l’arte ludica proponendo la struttura della

carte da gioco – l’elaborato che segue, tenta di svelare attraverso l’Immagine e la Parola dei ragazzi e delle ragazze della 5’S l’impellente necessità pedagogica di ascoltare e promuovere la loro voce – eco di molti altri adolescenti che vivono ancora lontani e difesi dalla narrazione della e sulla morte- abbracciandone il coraggio ed il legittimo bisogno di accoglimento che ne deriva.

Il tutto, in uno sguardo alleato alla Speranza che il lutto, seppur difficile da elaborare, possa essere

superato solo se raccontato e condiviso, facilitando in questo modo l’apertura di nuovi spiragli di

luce nella propria sofferta biografia: l’educazione alla morte diventa in questo senso una

rieducazione alla vita.

Emanuela Santinelli

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