billy_elliot

Regia: Stephen Daldry

Genere:  Commedia

Tipologia: Differenze di genere

Interpreti: Jamie Bell (Billy), Julie Walters (signora Wilkinson), Jamie Draven (Tony), Gary Lewis (il padre), Jean Heywood (la nonna), Stuart Wells (Michael), Nicola Blackwell (Debbie), Mike Elliot (George Watson).

Origine: Gran Bretagna

Anno: 2000

 

Trama: L’undicenne Billy incappa per caso in una lezione di ballo che si svolge nel circolo ricreativo dove si allena alla boxe. Siamo nel 1984 nell’Inghilterra del Nord. Suo padre e suo fratello scioperano insieme agli altri minatori e quando si accorgono che Billy ha sostituito la boxe con la danza classica, considerata poco maschile, gli proibiscono entrambe e lo confinano a badare all’anziana nonna. Ma la signora Wilkinson, la sua maestra di ballo che ha intuito le sue grandi potenzialità, lo prepara di nascosto all’audizione per la Royal Ballet School di Londra. Ma quando arriva quel giorno il fratello Tony viene picchiato e arrestato, Billy cerca con il padre di fargli avere la libertà provvisoria e manca l’appuntamento. La signora Wilkinson litiga con il padre e lo accusa di non volere per il figlio una vita migliore. Billy, molto infelice, si sfoga mostrando al suo amico Michael il pezzo che aveva preparato per l’audizione. Il padre assiste per caso e per la prima volta si rende conto del talento del figlio per cui decide di tornare al lavoro per procurarsi i soldi per pagargli il viaggio a Londra.

Recensione: “pezzi di verità” del film:
Prima di tutto lo sciopero dei minatori. Esso è disegnato con grande rispetto, implicita ma evidente adesione, forte realismo documentaristico e senza il minimo accenno retorico. E’ magistrale la ricostruzione della scena in cui il padre, salito sul pulmino dei crumiri, vede la folla dei minatori protestare, fuori, dove sino al giorno prima era anche lui. Il villaggio è vero e non ricostruito, con le case e le strade popolari e i vicini che sanno sempre tutto di tutti: è mostrato in tutti i suoi dettagli ottimamente ricostruiti durante l’inseguimento, da parte della polizia, del fratello di Billy. I vari momenti dello sciopero sono vissuti anche nella loro dimensione di dramma familiare, ad esempio nella scena del terribile Natale del 1984. Lo sciopero costituisce il contrappunto costante delle vicende di Billy, non è sovrapposto, è una componente essenziale, anche se la pubblicità e le recensioni sul film tendono a ridimensionare questo aspetto. Non c’é retorica nel descriverlo, perché rimane come sfondo costante, e ogni volta che entra in primo piano è perché vi è trascinato in maniera necessaria dalla vicenda di Billy. Lo sciopero appare come qualcosa di naturale, ovvio, doveroso, morale. Per questo non si sente alcuna mancanza di sindacalisti di mestiere o di intellettuali che ci facciano la predica.’oppressione generazione è evidenziata in tutta la sua sgradevolezza, nella lotta condotta da Billy per affermare i propri desideri contro la famiglia e più in generale il mondo degli adulti (non solo quello dei minatori, ma anche quello degli insegnanti della commissione, che pure paiono solidarizzare con la lotta dei minatori). Ci piace la recitazione dell’esordiente Jamie Bell, che interpreta Billy esprimendone con sorprendente perizia la rabbia a stento repressa e gli slanci spontanei. Coreograficamente sono costruite con inventiva le scene in cui il ragazzo sfoga la propria rabbia attraverso il ballo, per le vie operaie del villaggio.