Il webinar del 12 dicembre, “Bande giovanili. Riflessioni sui fattori alla base di questo fenomeno e proposte di interventi per la sua prevenzione e contrasto”, si è riproposto di approfondire il fenomeno delle bande giovanili, la loro genesi e il loro sviluppo, portando anche esempi concreti di diverse tipologie di bande, o meglio di gruppi di adolescenti e di giovani adulti, strutturati e gruppi improvvisati o spontanei, in contesti diversi del territorio italiano, in particolare Milano e Napoli. Joseph Moyersoen, consulente dell’Istituto degli Innocenti e docente del Master, ha discusso di etichette, di gruppi di strada, di “street bulling”, di gerarchie e di “ortoprassi” con Alfio Maggiolini, psicologo, psicoterapeuta e coordinatore dell’équipe di ricerca e intervento sui comportamenti trasgressivi e antisociali della cooperativa sociale Minotauro e con Massimo Conte, ricercatore e socio fondatore di Codici, operatore di strada.
È stato utilizzato lo strumento filmografico, finalizzato a dare la parola ai diretti interessati, grazie alla partecipazione di Gaetano Di Vaio, produttore e autore di cinema indipendente, e alla proiezione del trailer del suo documentario “Largo baracche”, realizzato nel 2014, premiato come miglior documentario al Festival del cinema di Roma del 2016 che, con una camera leggera per lo più tenuta a mano, per strada e in pochi interni, ha filmato e raccontato la vita, i pensieri, le speranze di sette ragazzi (età 16-20 anni) dei Quartieri Spagnoli di Napoli.
Sono state condivise riflessioni sui meccanismi che portano i ragazzi e le ragazze, spesso alla ricerca di una propria identità e di un contesto di appartenenza, a entrare a far parte di gruppi e bande giovanili, nonché di identità, reputazione e risorse. Sono state inoltre condivise esperienze sugli strumenti e sugli interventi di prevenzione e di contrasto che consentano di allontanare i giovani da tali contesti, sia prima che commettano reati – interventi di carattere civile – sia dopo che li hanno commessi – interventi di carattere penale – nonché strumenti di recupero come l’istituto della messa alla prova minorile. Si è, inoltre, parlato di diversificazione delle esperienze e di integrazione segmentata in riferimento ai minori stranieri, anche di seconda e terza generazione, di laboratori sperimentali e di interlocutori sociali adulti come supporto allo sviluppo.
Alfio Maggiolini e Massimo Conte, che hanno accumulato decenni di esperienza sul campo, sono stati disponibili, insieme a Gaetano Di Vaio, a far conoscere le proprie esperienze in prima linea: dall’educativa di strada alle ricerche realizzate in materia, dall’analisi e valutazione personologica di questi ragazzi ai percorsi educativi e psicologici di sostegno individuale e/o di gruppo, e sono stati disponibili a rispondere agli interrogativi dei partecipanti.
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