Alì ha gli occhi azzurri

Regia: Claudio Giovannesi

Genere: Drammatico

Tipologia: Accoglienza, Discriminazione

Interpreti: Nader Sarhan, Stefano Rabatti, Brigitte Apruzzesi, Marian Valenti Adrian

Origine: Italia

Anno: 2012

Trama: Nader ha sedici anni e una fidanzata italiana invisa ai genitori e alla legge islamica. Ma a lui, figlio della seconda generazione, non importa niente delle ‘tradizioni’, delle proibizioni, delle preghiere in Moschea, quello che desidera veramente lo prende subito, rapinando una drogheria, accoltellando un coetaneo, comprando una fedina e giurando eterno amore sulle note di Gigi d’Alessio. Condivide la sua boria, i suoi pochi anni e i tanti danni con Stefano, compagno di scuola e di ventura, mollato dalla fidanzatina e ostinato a riprendersela. Per amor proprio, non per amore. Rincasato ancora una volta dopo la mezzanotte, Nader viene lasciato fuori e invitato dalla madre a riflettere sulla sua condotta. Una notte che diventa giorno e giorni consumati tra la periferia e la città, lungo il Lido di Ostia, dentro la metropolitana, fuori sulla spiaggia, sfuggendo quattro rumeni incazzati a cui ha ferito il figlio, dipanando contraddizioni e ‘chiedendo asilo’ tra le lacrime a un’innamorata che non sorride più.

Recensione: Deciso a definire sin dal titolo una vicenda che parla di integrazione – ed il particolare delle lenti a contatto azzurre utilizzate da Nader per corrispondere alla fisiognomica occidentale sono il segno tangibile di questa volontà – Giovannesi costruisce la trama del film contrapponendo le spinte centrifughe del suo protagonista, costantemente rivolto a quel mondo che vuole conquistare, all’istinto di conservazione di una cultura apparentemente rifiutata ma sostenuta quando arriva il momento delle scelte decisive. Così se “Alì ha gli occhi azzurri” si sofferma maggiormente sulla determinazione con cui Nader disobbediendo al dictat dei genitori porta avanti il fidanzamento con una ragazza italiana, è costante nel corso degli avvenimenti il riferimento agli insegnamenti religiosi, messi in mezzo quando si tratta di impedire alla sorella di frequentare Stefano con le regole da lui stesso rifiutate scappando da casa, e dormendo dove capita. Un dualismo che Giovannesi riesce a rendere per immagini, lavorando sul corpo degli attori, con sequenze esemplari come quella di Nader, Stefano e di suo padre contemporaneamente impegnati a radersi la barba rubandosi lo spazio uno con l’atro. All’interno di un ambiente ridottissimo, con le figure riprese di fianco e schiacciate uno sull’altro dall’ottica della telecamera, la natura di Nader, desideroso di amalgamarsi al tessuto sociale ed allo stesso tempo di liberarsene, non potrebbe essere espressa in maniera migliore.