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Parte la Decima Edizione del Master (a.a. 2018/2019)!

Iscrizioni entro il 26 Marzo:

https://www.tutelaminoriunife.it/tm/informazioni-per-liscrizione/

Di seguito la descrizione del corso Diritto minorile che terrà, all’ interno del Percorso Comune, il Docente Francesco Rosetti i cui contenuti vengono sempre discussi assieme ai corsisti  sulla base degli avvenimenti più salienti dell’attualità.

E questo nella consapevolezza che la riflessione attiva, partecipata, profonda, consapevole, generativa inerente al diritto minorile non è solo compito dei giuristi e degli addetti ai lavori, ma è anche compito di tutti coloro che vedono nell’assolvimento dell’interesse preminente dei minori il raggiungimento di una fondamentale finalità in una società a pieno titolo democratica, solidaristica e garantista dei diritti di tutti.

L’acquisizione delle conoscenze e lo spazio di riflessione proposti in questo modulo contribuiscono all’arricchimento di tutti i profili professionali che fanno della relazione quotidiana con i minori il fulcro della propria attività lavorativa e umana.

 

 

Presentazione del Modulo:

Diritto minorile

Docente Francesco Rosetti, Magistrato – Tribunale per minorenni di Bologna

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La presentazione della “Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori”, avvenuta il 2 ottobre 2018 da parte dell’Autorità garante per l’infanzia Filomena Albano, è la chiara dimostrazione di come sia necessaria, nella società attuale, un’interpretazione del diritto minorile che crei un ponte tra la necessità di tutelare i diritti delle persone minori di età e la definizione di quegli stessi  diritti, non a partire dalla concezione e dalle idee che gli adulti possiedono rispetto ai bisogni dei minori, ma partendo dall’ascolto autentico dei minori stessi.

Il modulo “Diritto minorile” si propone di aprire una finestra di approfondimento partendo proprio da uno spazio di attualità: la società contemporanea è caratterizzata da una sostanziale eterogeneità che determina nelle persone che la compongono, a maggior ragione nei minori, necessità, diritti e doveri altrettanto eterogenei. Le separazioni, i divorzi, le famiglie ricostituite, le famiglie omogenitoriali sono tutti contesti reali, oggettivi, all’interno dei quali il diritto deve esercitare e costituire uno spazio di riflessione e confronto che parta da una concezione della persona minore di età come dotata di caratteristiche, aspirazioni, proiezioni che necessitano di essere tutelate e sostenute, per garantire il suo pieno sviluppo cognitivo, emotivo, relazionale ed, in ultima analisi, anche giuridico.

Questa visione attuale impone di ripensare la logica del diritto minorile, impostato di fatto in chiave sostanzialmente patrimonialistica, in modo che possa abbracciare il più ampio, variegato e profondo panorama dei bisogni dei minori, che vanno evidentemente oltre le mere necessità di sostentamento economico; la vera sfida, inoltre, è costituita dalla possibilità di tutelare tali diritti a partire dalla specificità della caratteristiche individuali, nella completa realizzazione del preminente interesse del minore, che viene in questo senso a raggiungere la sua piena accezione.

Tale presa di coscienza è frutto anche di un’evoluzione storica del diritto italiano che, nei decenni, ha saputo sempre più indirizzare lo sguardo sui bisogni dei minori all’interno di una società che contestualmente subiva a sua volta importanti trasformazioni: dall’istituzione nel 1934 del Tribunale per i minorenni, con finalità di specializzazione, riadattamento, prevenzione e destigmatizzazione, all’approvazione del Codice Civile, nel 1942, con norme disciplinanti la patria potestà, alla ratifica della Costituzione, dal carattere fortemente solidaristico, alla promulgazione della legge sull’adozione speciale nel 1967, all’istituzione della riforma del diritto di famiglia nel 1975, all’approvazione della legge sull’affidamento familiare e l’adozione internazionale nel 1983. Nel 1988 assistiamo alla revisione del processo penale minorile, nel 2006 alla modifica del Codice Civile che istituisce l’affidamento condiviso nei casi di separazione o divorzio, mentre nel 2012 viene sancita l’unicità dello stato di affiliazione e nel 2014 il concetto di patria potestà viene trasformato in responsabilità genitoriale. All’interno di questo breve excursus è possibile rilevare come il diritto abbia cercato di raggiungere la finalità di tutelare l’interesse preminente del minore in un quadro sociale e giuridico quanto mai complesso, dovuto soprattutto alla rapidità dei cambiamenti sociali e culturali che hanno di fatto trasformato la comunità, restituendo ai giuristi l’ingrato compito di sintonizzarsi su bisogni molteplici e compresenti non potendo contemporaneamente esimersi dalla considerazione delle caratteristiche, competenze ed aspirazioni personali.

È la Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989 che istituisce per prima il concetto di interesse preminente del minore, per tutelare il quale, tra le altre cose, viene sottolineata la necessità di garantire adeguati livelli  e modalità di ascolto e partecipazione. Il riconoscimento di questo bisogno e di questo diritto fondamentale garantisce il conferimento al minore di un status, ovvero di una condizione giuridica definita all’interno di una formazione sociale: è il riconoscimento di uno status, a sua volta, a dare luogo alla titolarità di diritti e di doveri in senso pieno.

Il tema dell’ascolto è un concetto che, nell’attualità, sta rivestendo una particolare risonanza in ambito giuridico, al punto da essere considerato, ad oggi, come una parte determinante anche all’interno dei processi penali. In ambito civilistico ed, in particolare, all’interno dei procedimenti che riguardano direttamente la tutela dei minori, la pratica dell’ascolto della persona minore di età, coerentemente con le sue capacità di esprimere il suo pensiero ed i suoi bisogni, è parte attiva ed imprescindibile del procedimento stesso: esso è fondamentale nei procedimenti che possono portare alla limitazione o al decadimento della responsabilità genitoriale, oppure nelle procedure di affido o adozione.

La sfida, nella società attuale, e nell’ambito più ampio del diritto, è quella di riconoscere all’ascolto una potenza generativa ed una funzione garantista che miri, oltre alla tutela dell’interesse preminente del minore, anche alla sua responsabilizzazione. Nell’ambito del processo penale minorile, infatti, la finalità ultima, ovvero quella del recupero del minore, non può essere scissa dal suo accompagnamento verso la consapevolezza della necessità di non poter accettare passivamente una sentenza, ancorché con valenza educativa, senza aver attraversato, con il supporto degli apparati giudiziari e sociali, la complessità, gli antecedenti e soprattutto le conseguenze del reato, per poter prendere la necessaria distanza dagli aspetti disfunzionali e, se possibile, riparare al danno.

La struttura del modulo rilancia la necessità, pur nella trasmissione di contenuti essenziali e fondanti la giurisprudenza minorile, di non considerare il diritto come una disciplina statica ed avulsa dalla realtà di una società che cambia, ma di cogliere l’occasione per produrre un pensiero attivo circa i significati attribuibili alla tutela dei diritti dei minori, nella consapevolezza che essi non rispondono ad una logica settoriale, ma sono ricompresi nei bisogni fondamentali dell’umanità.

 

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