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Regia: Ben Lear

Genere: Disagio minorile

Tipologia: Documentario

Interpreti: Jarad, Juan, Antonio

Origine: USA

Anno: 2016

Trama: Il Compound è la struttura in cui Los Angeles ospita i giovani criminali più violenti. Per i loro avvocati sono dei ragazzini. Per il sistema sono degli adulti. Per le loro vittime sono dei mostri. Tre di questi giovani criminali si sono iscritti ad un corso di sceneggiatura per scrivere un film in attesa dei loro rispettivi processi. Jarad è stato arrestato a 16 anni e condannato a 200 per 4 tentati omicidi; Juan, è stato arrestato a 16 e condannato a 90 anni per omicidio di primo grado; e Antonio è stato arrestato a 14 e condannato a 90 per due tentati omicidi. Ciascun ragazzo ha perso la propria innocenza intorno ai 12 anni. A quell’età, Jared ha visto il padre tentare di togliersi la vita, il fratello di Juan lo ha assoldato nella sua banda a El Salvador, e Antonio ha sviluppato la dipendenza da metanfetamine.

Recensione: Il film affronta il tema della possibile reintegrazione di alcuni ragazzi nella società, colpevoli di crimini violenti, ma processati come adulti.

Il Compound è una prigione all’interno di una prigione, una struttura ad alta sicurezza nel mezzo della Sylmar Juvenile Hall. Fuori dai suoi cancelli, i ragazzi giocano a calcio. Sono minori, giudicati come tali, per aver commesso crimini non violenti. Torneranno a casa entro qualche mese. All’interno del Compound, i ragazzi hanno lo stesso aspetto, sono quasi tutti ispanici e afroamericani, solo che non possono giocare fuori dai cancelli del Compound. E non torneranno a casa presto. Sono i giovani violenti ad alto rischio della Contea di Los Angeles, giudicati come adulti per crimini violenti e condannati a decenni, se non centinaia di anni in una prigione per adulti.

Il regista racconta: “Quando sono entrato per la prima volta nel Compound all’inizio del 2013, mi aspettavo di trovare dei gangster spietati che mi avrebbero fissato, pronti ad aggredirmi alla prima occasione. O avevo dimenticato come sono gli adolescenti, o avevo visto troppe puntate di LOCKED’UP’RAW, ma non avrei potuto sbagliarmi di più. Contrariamente a quanto pensavo, ho incontrato una classe piena di ragazzi, eccitati e ansiosi di raccontare le loro storie.  Andavano in giro per la stanza e condividevano con me i loro obiettivi. Martin di sedici anni mi disse: “Vorrei essere un architetto. O un artista. Ci sono tante cose che ancora non so. Ma ho tanta voglia di imparare! “Poi si fermò e aggiunse: “Spero solo di averne la possibilità”. Ha avuto 100 anni per omicidio di primo grado. Per giorni non sono riuscito a smettere di pensare a questo mondo in cui mi ero imbattuto. In questo stretto spazio tra un’infanzia perduta e un’età adulta rubata, entro il quale questi ragazzi riescono a vivere, a ridere e a scoprire il loro potenziale. Quando ho scoperto che c’è una proposta al Senato della California per una legge che dia loro l’opportunità di una seconda occasione, ho capito che avevo un film da fare. Due anni e mezzo dopo, il risultato: THEY CALL US MONSTERS, un racconto di formazione ambientato dietro le sbarre”.

 A. C.

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