Si è da poco conclusa a Pennabilli la seconda edizione della Scuola estiva “A come Comunità, C come Accoglienza”,del Master “Tutela, diritti e protezione dei minori” dell’Università di Ferrara in collaborazione con il Ce.I.S di Ancona, immersa nell’atmosfera suggestiva del Montefeltro,
nell’intimità di luoghi evocativi di un’antica tradizione di ospitalità e di incontri con persone di diversa provenienza, appartenenti a religioni tra loro diverse, etnie e culture differenti. Mescolanze, nel rispetto delle individualità. Rapiti dal fascino dei luoghi e delle “cose”, dalla solennità della campana tibetana sul Roccione di Pennabilli come dalle opere penetranti ed eleganti di Tonino Guerra, custodite nel suo “mondo”, presso la sede dell’Associazione a lui dedicata, la scuola ha consentito nuovamente a tutti i partecipanti, di intrecciare, senza giustapposizioni, ma in maniera intima e autentica, le storie personali alle storie di questi luoghi e alle storie degli altri, creando una dimensione collettiva di condivisione e compartecipazione, la stessa che si respira nelle comunità attente alle dinamiche relazionali e rispettose delle diverse soggettività. La scuola ha vissuto cosi, insieme, il tempo sospeso del teatro e quello scandito da voci e suoni concertati; ha sostenuto il tempo del silenzio, componente indispensabile dell’ascolto di sé e dell’altro, e condiviso quello delle attività quotidiane: il pranzo e la cena quali momenti aggregativi importanti nella vita affettiva di una comunità, le pause quali attimi di leggerezza e di convivialità.
Ogni attività, concepita e realizzata in modo da fornire rappresentazioni mentali e profonde riflessioni circa l’idea stessa di accoglienza, ha rappresentato un’ occasione di scambio concreto e di condivisione di esperienze intense sul piano emozionale: e cosi, oltre alla visita a luoghi reali, è stato possibile, negli incontri di supervisione/formazione condotti dalla prof.ssa Paola Bastianoni, raggiungere i luoghi, a volte inesplorati, dei propri vissuti; attingere al proprio patrimonio emotivo; conferire nuovi significati alle proprie emozioni. A ciascuno è stata offerta inoltre la possibilità di dar vita a luoghi immaginari, riproducendo graficamente, ad esempio, la propria idea di “casa”, spazio vitale, rifugio, luogo aperto o chiuso, spazio “sacro” o contesto abituale, e assegnandole un nome, cosi come Tonino Guerra con i suoi Mobilacci, chiamati tutti per nome, assemblati in modo singolare, asimmetrici, a volte scomodi, eppure evocativi della capacità di ciascuno di creare qualcosa di utile, per sé e per gli altri.
L’esperienza della scuola si è conclusa, infine, aspettando l’alba dell’ultimo giorno, condividendo l’ emozione di trascorrere insieme del tempo in modo inusuale -il tempo dell’attesa- sperimentando in gruppo, e ciascuno a suo modo, che la fine di un percorso, le separazioni, possono essere vissute come accadimenti tollerabili e naturali, parte del percorso stesso, e preludere ad un nuovo inizio.
In questo breve video, raccontiamo quello che è stato.