Regia: Steven Spielberg
Genere: Fantascienza
Interpreti: Haley Joel Osment, Jude Law, Frances O’Connor, Sam Robards, Jake Thomas, William Hurt, Ken Leung, Theo Greenly, John Prosky, Brendan Gleeson, Haley King, Ashley Scott, Paula Malcomson, Brent Sexton, Kelly McCool, Laurence Mason, Michael Mantell, April Grace, Matt Winston, Sabrina Grdevich, Jeremy James Kissner
Origine: Usa
Anno: 2001
Trama: E’ un’epoca in cui le risorse naturali sono limitate e la tecnologia avanza con un ritmo rapidissimo. Il luogo in cui vivi è controllato, ciò che mangi è programmato e chi ti serve non è una persona, è un essere artificiale. Giardinaggio, cura della casa, compagnia, c’è un robot per ogni necessità. Tranne l’amore. L’emozione è l’ultima, controversa frontiera dell’evoluzione robotica. I robot sono considerati elettrodomestici sofisticati, non si pensa possano provare sentimenti. Ma con tanti aspiranti genitori cui non è stato ancora concesso di avere figli, si può tentare. E la Cybertronic Manifacturing ha creato la soluzione. Si chiama David. E’ un robot, il primo programmato per amare, che viene adottato in prova da un impiegato della Cybertronic e da sua moglie, il cui figlio naturale malato terminale, è ibernato in attesa che la scienza scopra una cura che possa salvarlo. Anche se diventa piano piano il loro figlio, e fa di tutto per essere amato, una serie di circostanze inaspettate rendono la vita impossibile per David. Respinto dalle macchine e dagli umani, aiutato da Teddy, il suo supergiocattolo protettore capace di pensare, David inizia un viaggio esistenziale, scoprendo un mondo in cui la linea che separa robot e macchine è profonda, ma sottilissima…
Recensione: I.A. racchiude in sé molti temi, tra cui quello più classico dei film di fantascienza: la realtà dei robot. Ma qui la questione principale è: cosa succederebbe se un robot provasse emozioni tanto umane da poter quasi essere considerato un vero e proprio umano, o forse meglio? Come reagirebbe l’uomo a tale innovazione tecnologica? La mano di Spielberg si rintraccia subito nella sua infinita fantasia di rappresentare il fantastico: non si può non notare il suo tocco nell’ultima parte del film in cui compaiono gli alieni, che hanno sempre giocato un ruolo fondamentale nei suoi precedenti film di fantascienza. Ma si rintraccia anche la mano di Kubrick. L’opera inizialmente sarebbe dovuta appartenere a quest’ultimo e per questo I.A. è anche un omaggio al regista scomparso. L’uso sapiente dei colori, accesi nella prima parte, più cupi in quella centrale, per poi tornare a colori più vivaci nell’ultima parte quando David ritrova la madre, è un elemento particolare dei film di Kubrick, così come la palpabile lentezza e mistero che caratterizza tutto il film, come se ci muovessimo in una lenta e dolce favola, ricorda il capolavoro di fantascienza 2001: Odissea nello spazio.