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Regia: Laurent Cantet

Genere:  Drammatico

Tipologia: Il mondo della scuola, Giovani, Integrazione

Interpreti: François Bégaudeau, Nassim Amrabt, Laura Baquela, Cherif Bounaïdja,  Juliette Demaille, Dalla Doucoure, Arthur Fogel

Origine: Francia

Anno: 2008

Trama: Il film ha vinto la palma d’oro al festival di Cannes ed è tratto dal romanzo dell’insegnante François Bégaudeau che è anche interprete di se stesso. Sottolinea la realtà scolastica francese, sotto molti aspetti, difficile, di un intero anno scolastico e le situazioni che vengono a crearsi durante le lezioni della giovane generazione multiculturale e multietnica. François è insegnante di francese. Cerca di  capire, coinvolgere e motivare i suoi studenti per quello che sono, ponendoli di fronte ai propri limiti e calcolando anche il rischio di clamorosi insuccessi che non mancano. Spesso, durante le lezioni, anima chiassosi dibattiti che si svolgono in un linguaggio piuttosto colorito. Tutti pongono domande, esprimono opinioni anche piuttosto ardite e particolari, si parlano sopra  o semplicemente disturbano. Con grande imbarazzo, il professore scende, a volte, al loro livello, entra nelle loro logiche e usa  il loro stesso disinvolto vocabolario, assiste ad accese discussioni di carattere calcistico legate a origini etniche. Cerca di placare gli animi e spiega l’importanza della letteratura e della lingua quale mezzo di comunicazione delle proprie opinioni e del proprio pensiero. Non mancano veri e propri separietti tragicomici come l’inserimento di un ragazzo espulso da un’altra scuola per motivi disciplinari; la timidezza di Wei, ragazzo di origine cinese alle prese con difficoltà linguistiche e problemi di permesso di soggiorno dei genitori; il litigio di Khoumba con Esmeralda, sua migliore amica, e successiva riappacificazione; la reazione scomposta di Souleymane, ragazzo di talento, ma poco dotato di autocontrollo, espulso dal Consiglio disciplinare e a suo parere non sufficientemente difeso dall’insegnante di francese, secondo quanto riferito, provocatoriamente, dalle due alunne rappresentanti di classe.

 Recensione: Quello che è la normalità negli Stati uniti d’America ed è ormai consolidato da decenni nel Regno Unito, in Francia, in Belgio e in Germania, sta diventando una realtà anche in Italia: una scuola sempre più multiculturale e multietnica. La realtà che, però, il regista francese Laurent Cantet fotografa in Entre les murs, nel 2008, non è solo questo. Il film, tratto dall’omonimo romanzo dell’insegnante François Bégandeau, che è anche interprete di se stesso, si svolge tutto all’interno delle mura scolastiche di un liceo parigino per sottolineare la complessità di quell’ambiente, il difficile compito e ruolo di docenti e studenti apparentemente lontani dalla realtà extrascolastica in cui vivono e che, invece, è tutta riversa e presente lì dentro L’esuberanza o la remissività, i turbamenti, i comportamenti violenti o indifferenti, le prevaricazioni, le trasgressioni di un mondo giovanile metropolitano, complesso, eterogeneo, in cerca di un proprio spazio e del proprio futuro, sono tutti racchiusi entro quelle mura. Il professore di francese Bégandeau ci mette l’anima, cerca di coinvolgere, motivare quegli studenti indolenti, approssimativi, chiassosi, pittoreschi, dai toni eccessivi e a volte volgari. Soprattutto vuole ascoltare, capire una generazione sempre più lontana dalla sua, che si rivolta confusamente e sembra non avere alternative certe contro la sua. Ma anch’egli sembra vivere con ambiguità il suo ruolo alternando atteggiamenti decisamente democratici ed inclusivi ad altri più conservatori e formali non riuscendo, così, a dirimere l’eterno conflitto tra autorità e autorevolezza. Certamente non mancano le difficoltà di comprensione ed espressione linguistica a causa dell’eterogeneità degli scolari di origine francese, algerina, marocchina, cinese, maliana, né i problemi di permesso di soggiorno e neppure le oziose, accese e vaghe discussioni, i dispetti e i pettegolezzi adolescenziali, così come le trasgressioni, le delazioni con le conseguenti adozioni disciplinari, ma ciò che soprattutto emerge è la mancanza di scuola. I professori non sanno o non hanno più nulla da offrire inaridiscono un percorso formativo che è pur sempre la ragione per cui gli studenti sono loro affidati. I giovani, a loro volta, distolti da un consumismo insulso e dilagante, immersi in una società mediocre il cui unico traguardo è il denaro, l’apparire, lo svago, il disimpegno, non hanno più nulla da chiedere alla scuola e alla cultura. Un film terribilmente drammatico, pessimista, stenta a far  intravedere all’orizzonte una luce, uno sbocco positivo come si arguisce chiaramente dalle parole pronunciate alla fine dell’anno scolastico dalla studentessa che sottolinea il fatto di non aver imparato nulla alla richiesta del professore di dire cosa le avesse maggiormente interessato.

 A. C.

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