Quando sei nell’età dello tsunami non sai capire qual è il tuo lato più bello.
Le tue fragilità ti sembrano insormontabili.
Il tuo corpo ti sembra un cantiere che ogni giorno produce qualcosa che non va.
Vorresti essere diverso da come sei, però neppure sai come sei.
E poi c’è il mondo fuori. Che ti attrae e ti spaventa.
Che ti guarda. E secondo te si accorge di tutto. Dei tuoi brufoli. Delle tue insicurezze.
Invece, anche dentro questo caos, la preadolescenza resta un tempo in cui cercare e trovare il proprio “lato più bello”.
Viola e Leo sono due preadolescenti. Hanno tanti “lati più belli” e all’inizio di questo romanzo sembra che nessuno se ne accorga, nemmeno loro. Ci vorrà un intero anno scolastico per scoprirli. E farli scoprire anche al mondo.
Così, Alberto Pellai promuove, sui social, il suo ultimo libro “Il lato più bello”, scritto assieme a Barbara Tamborini, invitando a condividere il post con i genitori di preadolescenti e con gli educatori e i docenti che lavorano con i preadolescenti, perché è un romanzo di formazione, da leggere e proporne la lettura ai ragazzi dai dieci ai quindici anni. Viene narrata la quotidianità dei preadolescenti di oggi permeata da tutte quelle tematiche che la caratterizzano, vengono affrontati e approfondite le dinamiche dei rapporti con i genitori, con gli amici, con i compagni di scuola che si trasformano di pari passo con il cambiamento del proprio corpo e con il sopraggiungere di impetuose e, in parte sconosciute, emozioni (ansia, autostima, inadeguatezza,…) di difficile gestione.
Incontriamo Viola, la protagonista, un po’ sovrappeso, timida, incapace di difendersi dagli attacchi di compagne di classe, con una mamma che sembra ostacolare il suo percorso di crescita, volendola tenere sempre un po’ bambina: “la mia principessa, la mia bambina, il mio tesoro” e, assieme a lei, tutti i personaggi che costellano il suo mondo, dai famigliari ai professori, dai compagni di scuola al ragazzo di un anno più grande ed anche per questo così irraggiungibile: “non sapevo come salutarlo. Lui mi ha preso la mano (…) e mi ha stampato due baci sulle guance (…). Ti sei fatta proprio carina (…). Oggi è il giorno più bello della mia vita”. A favorire una narrazione più profonda e coinvolgente troviamo, in ogni capitolo, un titolo esplicativo, una frase quasi oracolare e immagini interpretative. Il romanzo presenta due registri narrativi; infatti, gli autori, oltre a “scrivere per chi legge”, danno voce “a chi scrive” (Viola), ponendole in mano un diario sul quale la protagonista racconta quanto le succede in casa e a scuola e che si dimostrerà un prezioso compagno di viaggio e di crescita, sia per la ragazza che per i lettori.
All’inizio del romanzo conosciamo Viola che si rifugia nel pensiero del cibo e nel cibo stesso per riconoscere e affrontare i problemi, che davanti allo specchio spesso si sente a disagio e che vorrebbe mandare giù qualche chilo e curare di più il suo stile, che ammira la bellezza delle altre ragazze della classe che appaiono, ai suoi occhi, assai più grandi e attraenti di lei, nei modi, nei racconti e nell’abbigliamento. Nel corso della storia, emerge, a poco a poco, la vitalità di una ragazzina che arriva ad amarsi davvero per quel che è, ad imporre con la giusta tenacia i suoi desideri e le sue idee, a costruire rapporti di amicizia autentici, aldilà delle apparenze e dei pregiudizi.
Tutti abbiamo i nostri “lati più belli”. Il compito da assolvere, a questa età, sta nel riconoscerli in noi e mostrarli agli altri. Per questo Viola vuole creare un video con cui partecipare ad un concorso, proprio per dare voce a tutte quelle ragazze e a tutti i quei ragazzi che, trovandosi a vivere una realtà come la sua, purtroppo, si sono arenati.
Ilaria Bignotti Faravelli, psicologa
Pellai A., Tamborini B.,“Il lato più bello”, ed. Salani, Milano, 2024