Il termine resilienza, dal latino resilio (rimbalzare, tornare indietro), è utilizzato nella fisica dei materiali per definire “la resistenza a rottura per sollecitazione dinamica, determinata con apposita prova d’urto (…)  il cui inverso è l’indice di fragilità.”[1] Il concetto si afferma nelle discipline sociali a seguito dello studio longitudinale in cui E. Werner esaminò 698 neonati nati nell’isola di Kauai (Hawai) in condizioni socioeconomiche particolarmente avverse e ne seguì le vite per trenta anni scoprendo, inaspettatamente, che un terzo di loro era riuscito a costruirsi una vita soddisfacente e gratificata da lavoro e relazioni stabili.[2]  Con S. Vanistendael il termine viene esteso dalla psicologia della persona ai contesti sociali, assurgendo a costrutto multilivello.[3]

Il concetto è tornato oggi all’attenzione in diversi ambiti disciplinari ed è ormai presente nel dibattito pubblico anche perché costituisce riferimento teorico del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), piano all’interno del quale sono ricomprese misure anche rivolte ai servizi sociali. Tra queste, di grande attualità, troviamo il finanziamento dei Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS) previsti dal Piano Sociale Nazione  2021-23 per quanto attiene alla supervisione degli assistenti sociali. Le misure relative alla supervisione in questa prima fase di avvio ed implementazione fanno capo, infatti, a  finanziamenti non solo derivanti dal Fondo Nazionale delle Politiche Sociali ma anche dal PNRR. [4]  L’European Social Network (ESN) ha costituito un gruppo di lavoro  dedicato alla “Resilienza e Trasformazione dei Servizi Sociali”[5]. Interessante è la declinazione del tema in riferimento al potenziale trasformativo della resilienza applicato ai servizi sociali che da sempre si considerano agenti di cambiamento come ci ricorda il titolo della giornata mondiale del servizio sociale 2024 “Buen Vivir: futuro condiviso per un cambiamento trasformativo”. Nell’ambito della ricerca di servizio sociale, già L. Colaianni aveva evidenziato come il concetto di resilienza possa essere un costrutto utile nella ricerca per tentare di comprendere quali risorse e capacità rendano possibile il fronteggiamento di eventi  e situazioni critiche da parte delle persone che si rivolgono ai servizi e da parte dei servizi stessi[6].

In riferimento alle organizzazioni, K. Weick  le definisce resilienti quando sono capaci di interagire con l’ambiente trasformandolo e trasformandosi[7]. Il concetto di resilienza può essere messo in relazione con l’apprendimento trasformativo[8] che richiede una flessibilità tale da poter mettere in discussione le premesse e gli assunti del ragionamento. D’altro canto la resilienza come capacità di interazione flessibile con l’ambiente viene a sua volta favorita dall’apprendimento. Per G. Lanzara[9], la resilienza è un requisito importante “perché il potenziale generativo non s’incagli nelle secche della riproduzione circolare della realtà ma, al contrario, si dispieghi nella creazione di nuovi significati, possibilità e contesti di azione, cioè di nuove realtà” [10]

In considerazione di quanto sopra, appare evidente come la supervisione, in quanto processo di riflessione critica sull’agire professionale che promuove la capacità di vedere i propri modi di vedere al fine di generare soluzioni inedite, sia uno strumento fondamentale per promuovere la resilienza nella pratica professionale, quale attitudine a rispondere in modo creativo e trasformativo. Colpisce, infatti, la vicinanza concettuale tra supervisione e resilienza se si considera la definizione di quest’ultima come la “capacità di rielaborazione flessibile dei problemi, degli obiettivi, delle decisioni” [11]


[1] https://www.treccani.it/vocabolario/resilienza/

[2] Werner E.E., Smith R.S. (1992), Overcoming the Odds: High Risk Children from Birth to Adulthood, Cornell University Press, New York.

[3] Vanistendael S. (1998), Growth in the Muddle of Life. Resilience: Building on People’s Strengths, BICE, Geneva.

[4] E’ possibile consultare il Piano Sociale Nazionale 2021-23 e approfondire la programmazione relativa ai LEPS supervisione e al Fondo Nazionale Politiche Sociali sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali LEPS Supervisione | Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali 

[5]Il gruppo di lavoro si è riunito in ultimo a Roma a marzo 2024. Sul sito ufficiale dell’ESN sono pubblicati i risultati del gruppo di lavoro che si riunisce annualmente, tra i quali si rimanda al documenti di sintesi 2022, Servizi Sociali Resilienti. Costruire per il Futuro Executive Summary Transformation Briefing IT_final.pdf (esn-eu.org)

e al documento di sintesi 2023, Costruire la resilienza dei servizi sociali attraverso la gestione della domanda T&R2023 _Building Resilience in Social Services by Managing Demand_Executive Summary-IT.pdf (esn-eu.org) 

[6] L.Colaianni, (2004), La competenza ad agire: agency, capabilities e servizio sociale. Come le persone fronteggiano eventi inediti e il servizio sociale può supportarle, Roma, Franco Angeli.

[7] Weick K.,(1993b), «The Collapse of Sensemaking in Organizations: The Mann Gulch Disaster», Administrative Science Quarterly, n. 38, pp. 357 381.

[8] Il riferimento è all’apprendimento trasformativo Double loop learning di Argyris e Schön

[9] G.F. Lanzara (1993), Capacità negativa. Competenza progettuale e modelli d’ intervento nelle organizzazioni, Bologna, Il Mulino

[10] Lavinia Bifulco, Tommaso Vitale (2003),Da strutture a processi: servizi, spazi e territori del welfare locale,  Sociologia urbana e rurale, 2003, XXV (72), pp.95-108

[11]L. Bifulco e O. De Leonardis in L. Bifulco ,  a cura di, (2005) Le politiche sociali. Temi e prospettive emergenti (pp. 193-219). Roma : Carocci.