Pinocchio e Geppetto che diventa vecchio

I mocassini di un uomo vecchio.

Vi ho appesi alla parete, voi, logori mocassini di pelle di cervo.

Vi ho appesi alla parete, e ora voi siete appesi là.

Io vi trassi, ancora caldi di sangue dal ventre del cervo.

Vi portai a mia moglie.

Lei vi conciò con il cervello di montone.

Lei vi ha tagliato, cucito e decorato con perle.

Io vi portai con orgoglio

Io vi portai agilmente lungo le mie tante vie.

Ora siedo qui, con le ossa rigide a causa di molti inverni.

Voi siete appesi là, miei mocassini, e non mi alzo più di nuovo.

Noi aspetteremo insieme la notte.

Poesia di Ramona Carden, amerinda

Gli indiani d’America, i nativi americani, nella loro varietà, hanno, per secoli, mantenuto un posto di rilievo alla meditazione individuale. In particolare, la preparazione alla morte come meditazione interiore che premetteva al ricongiungimento con la Terra. “Tutti noi abbiamo imparato a vederci come parte di questa Terra, non come un nemico, che viene dall’esterno e che cerca d’imporre la sua volontà.”, diceva Cervo Mite (1903-1974). E Ohiysa, un indiano del popolo Dakota, diventato medico, ha detto: “Se chiedi a un indiano: che cos’è il silenzio? egli risponderà: il Grande Mistero. Il Sacro Silenzio è la Sua Voce”. 

L’evoluzione del soggetto è nella co-evoluzione dei soggetti.

I diversi soggetti, ciascuno con la sua complessità, devono formare e abitare in un unico biotopo (ambiente che offre le condizioni di habitat relativamente stabili). Se pensiamo che il biotopo si organizza attorno ad una pretesa normalità, di fatto noi, in maniera narcisistica, imponiamo il nostro biotopo, che è ostacolo per l’evoluzione dell’altro. Imponiamo una pretesa reciprocità narcisistica all’altro, che, al contrario, può vivere la reciprocità unicamente nella sua propria originalità. Originalità di soggetto complesso.

L’imposizione di una reciprocità narcisistica può rendere impoverito l’habitat, e questo può provocare difficoltà per l’evoluzione dell’individuo.

Di conseguenza, dobbiamo concentrare i nostri sforzi sul biotopo, sull’habitat di un gruppo costituito da soggetti originali. E questo non è esattamente ciò che si intende abitualmente con il termine “individualizzazione”. Vogliamo a volte (sovente?) sottolineare il rispetto dell’identità di un individuo. Intenzione ammirevole. Ma, riducendolo a elemento semplice, forse attraverso una lettura a sua volta riduttrice, noi stessi creiamo l’ostacolo maggiore per la sua evoluzione.

Come ridare alla parola «individualizzazione» un senso nello stesso tempo rispettoso dell’identità e del suo bisogno biotopico capace di co-evolvere, sola maniera reale di evolvere?

Il contesto è una tessitura.

E’ l’insieme di alcuni elementi che vengono in qualche modo scelti nell’ambiente perché “leghino” fra loro, formando una trama, un senso, un tutto. Con-tessere e con-tenere sono parenti stretti: è il contenimento attraverso l’attribuzione di senso di ogni singola parte ad un’appartenenza. E non è per caso che “contesto” sia anche “contestare”, dire le proprie ragioni in opposizione a…

 “Quando si viene a sapere del dolore fisico di un’altra persona, ciò che accade all’interno del corpo di quella persona può assumere il carattere remoto di un profondo evento sotterraneo, un evento appartenente a una geografia invisibile che, per quanto gravida di conseguenze, non è reale, perché non si è ancora manifestato sulla superficie visibile della terra. Oppure può sembrare tanto lontano quanto gli eventi stellari di cui si occupano gli scienziati, che ci parlano in modo oscuro di sibili intergalattici di origine ancora ignota (…)” [E. Scarry (1990; 1985), La sofferenza del corpo, Bologna, Il Mulino La sofferenza del corpo,  p.p. 17-18].

Pinocchio, diventato bambino, cresce accanto a Geppetto che invecchia. Invecchiando, avrà bisogno di aiuto. Pinocchio crescerà anche perché lo aiuterà. Non aiuta la vecchiaia. Aiuta Geppetto.

“Quando indicate un intero gruppo di persone con un unico termine, come per esempio musulmani, agite come se voleste sbarazzarvene: non sapete più distinguere i singoli individui. Il nome, la parola vi avrà così impedito di comportarvi come un essere umano in relazione con altri esseri umani. [Krisnhnamurti (1960)” in M. Rahnema (2005; 2003), Quando la povertà diventa miseria, Torino, Einaudi, P. 85].

Pinocchio vivrà il ricordo di Geppetto nel silenzio di cui parlava Ohiysa. Pinocchio, che era stato prigioniero del fracasso.

Andrea Canevaro

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