…A tali disparità, se ne può aggiungere un’altra, legata all’origine della propria famiglia. I dati ci dicono che in Italia circa un adolescente su 12 ha una cittadinanza diversa da quella italiana. La scelta del percorso di studi successivo alle medie resta ancora molto spezzettata tra ragazzi italiani e stranieri, così come il rischio di abbandono scolastico. Nell’anno della pandemia abbiamo avuto una controprova di quanto tutto questo possa pesare sulle scelte effettive o già scritte di un ragazzo/a: l’accesso alla rete internet e il suo potere per gli studenti rimasti nelle loro case, nelle famiglie con tanti figli, nelle comunità per minori e nei nostri ospedali per chi è stato ricoverato, ha rivelato queste diseguaglianze. Non ci si può fermare a questa “analisi acuta”; è fondamentale tendere ad annullare questi ingiusti divari che producono scacchi matti già scribacchiati alla nascita, promuovendo servizi fin dalla prima infanzia accessibili a tutti, questo diventa fondamentale e dovrebbe essere prioritario per ogni Stato. Le “analisi acute” ci sono, sono state fatte e rifatte, sono varie e portano a risultati potenti, chiari e autorevoli: James Heckman nel 2000 ha vinto il Premio Nobel per l’economia per avere illustrato i sostanziali benefici di un intervento precoce nella vita dei bambini provenienti da famiglie povere e in difficoltà: un maggior numero di diplomati, minori tassi di criminalità, un aumento dell’occupazione, e una diminuzione delle violenze in famiglie dirette ed assistite nelle comunità a cui essi appartenevano. Un film che vi vorrei consigliare, basato su una storia vera è “Coach Carter” del 2005, mostra diversi aspetti legati a queste tematiche. Narra la storia di un ex giocatore di basket che si ritrova ad allenare, come insegnante di ginnastica nella sua vecchia scuola, dei ragazzi appartenenti a famiglie molto povere e già sulla via della delinquenza. Il film fa riflettere e rileva dati impressionanti di alcune città americane: adolescenti appartenenti ad alcuni ceti sociali e residenti in quartieri suburbani avranno più possibilità nel loro prossimo futuro di andare in prigione che laurearsi, soprattutto se afroamericani. La pellicola ha il pregio di mostrare diversi aspetti tipici del sistema scolastico in zone degradate: i forti pregiudizi intrinseci su tali ragazzi, gli enormi rischi di profezie che si auto avverano, narrazioni di storie già scritte e che si ripetono di generazioni in generazioni, le fatiche di perturbarle da parte degli insegnanti per evitare rischi di drop out scolastici in un sistema con pochi investimenti, l’importanza delle osservazioni dei punti di forza che spronino i ragazzi e tanti altri aspetti singolari per chi lavora in tali contesti. Il film mostra anche, come il rischio sia di avere adulti di riferimento che per perturbare il sistema che si assuefa a queste tendenze tipiche e poco sane per il futuro dei ragazzi, debbano divenire quasi “eroi” lottando contro tutto il sistema scolastico, familiare, culturale, sociale e le sue consolidate alleanze di potere. Concludo sottolineando quindi come “in tutto il mondo prendere seriamente in considerazione queste analisi e tentare di sviluppare interventi più efficaci (attraverso insegnanti impegnati, operatori sociali, medici, terapisti, infermieri, filantropi, registri teatrali, guardie carcerarie, agenti di polizia o guide spirituali) diventa di fondamentale importanza e perturbante di rischi e costi per la società estremamente più gravosi in termini di salute mentale (dipendenze da uso e abuso di sostanze, malattie mentali importanti, incidenti …), sociale (drop out scolastici, analfabetismo, illegalità…) e economici” (Van Der Kolk, 2015).  

Licia Barrocu, docente del Master