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Nel forum di oggi, Lunedì 6 Aprile, all’interno dello spazio “Chi pensa la comunità?” coordinato da Alessandro Fucili, ci si interroga su come andare oltre l’organizzazione della quotidianità e delle attività in fase di emergenza. E’ chiaro infatti come la situazione attuale di prevenzione si stia ormai consolidando e, per affrontarla, è necessario attivare un pensiero ristrutturante rispetto a quale-quali routine costruire per rendere efficace la riattivazione di regole, competenze, ma anche desideri.

E’ normale che, in questa fase, emergano richieste che fanno riferimento a cose che prima si facevano ed oggi non possono fare. Quali soluzioni possiamo trovare per non incorrere in negazioni continue, non solo del fare ma anche del desiderare? La negazione di questi bisogni comporta fantasie e tentativi di fuga, quando non concreti da quelli che si ritengono luoghi di reclusione, sicuramente mentali, generando ritiro sociale e sfiducia nelle proprie capacità di reagire di fronte alle difficoltà.  E’ possibile, nella gestione creativa della quotidianità, come si è più volte detto, prevedere lo spazio dell’impossibile, ovvero uno spazio dedicato in cui è permesso formulare richieste e desideri individuando soluzioni originali per vederli in qualche modo accolti e realizzati? E ancora, come si possono riconoscere, in questa fase di consolidamento delle misure restrittive, i bisogni di alcune categorie di minori che necessitano di tutela, come i minori stranieri non accompagnati, le persone con disabilità, gli alunni che non possono o non riescono ad usufruire della didattica a distanza? La discussione si sofferma su aspetti normativi e buone prassi, agganciandosi all’esperienza dei presenti, per condividere il principio fondamentale della necessità di costruire, in tutti i contesti, spazi di individualità e strategie per rispondere a bisogni speciali e specifici.

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